www.democracynow.org, 21 novembre 2011


Nucleare iraniano: si ricicla la stessa propaganda della guerra in Iraq
Seymour Hersh


Mentre gli USA, la Gran Bretagna e il Canada si accingono ad annunciare un insieme coordinato di sanzioni contro il petrolio e la petrolchimica iraniana, il noto giornalista investigativo Seymour Hersh contesta i luoghi comuni circa il presunto programma iraniano di armamento nucleare

La pressione internazionale è cresciuta sull’Iran dopo che un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’ONU (AIEA) ha rivelato la “possibile dimensione militare” delle attività nucleari dell’Iran, citando come “credibile” la prova che “l’Iran ha svolto attività per la costruzione di un congegno nucleare esplosivo”.

Nel suo ultimo articolo sul blog del New Yorker, intitolato “Iran and the I.A.E.I.”, Hersh afferma che il recente rapporto è un “documento politico” e non uno studio scientifico. “Il comando USA del gruppo operativo inter-arma (American Joint Special Operations Command – JSOC) non ha trovato niente. Niente. Nessuna prova di armamento”, dice Hersh. “In altre parole, nessuna prova dell’esistenza di istallazioni per la fabbricazione della bomba. Gli Iraniani hanno istallazioni per l’arricchimento dell’uranio, ma non istallazioni separate per costruire bombe. E’ un fatto puro e semplice”. (Segue la trascrizione inedita dell’intervista rilasciata all’emittente Democracy Now)


AMY GOODMAN : Oggi gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Canada intendono annunciare un insieme coordinato di sanzioni contro l’Iran. ABC News e il Wall Street Journal riferiscono che esse riguarderanno il petrolio e l’industria petrolchimica dell’Iran. Lo scorso week-end, il presidente Obama ha affermato che nessuna opzione era stata esclusa.
          
          BARACK OBAMA: Le sanzioni hanno un’ampiezza enorme ed estesa; noi partiamo dal programma  che è già stato   avviato. Il problema è capire se vi sono delle misure supplementari possibili. E stiamo esplorando tutte le possibilità per vedere se possiamo risolvere questo problema per le vie diplomatiche. Io ho più volte detto, e lo ripeto oggi, che non escludiamo alcuna possibile opzione.

AMY GOODMAN: La pressione internazionale è cresciuta sull’Iran dopo che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’ONU ha rivelato la “possibile dimensione militare” delle attività nucleari dell’Iran, citando come “credibile” la prova che “l’Iran ha svolto attività per la costruzione di un congegno nucleare esplosivo”. L’AIEA ha adottato una risoluzione venerdì esprimendo, cito, “la sua crescente preoccupazione” per il programma nucleare iraniano suscitata dalle conclusioni del rapporto”.
Il presidente del Parlamento iraniano ha dichiarato ieri che l’Iran rivedrà, dopo questo rapporto, le sue relazioni con l’AIEA.  Ali Larijani ha fatto presente che potrebbe essere difficile per l’Iran continuare a cooperare con l’organismo di sorveglianza nucleare.

          ALI LARIJANI: (tradotto dal persiano) Se l’Agenzia opererà nel rispetto della Carta, noi accettiamo di esserne membri e ci assumeremo le nostre responsabilità. Ma se l’Agenzia intende discostarsi dalla sua missione, allora non può attendersi che noi cooperiamo.

AMY GOODMAN: Era lo speaker del Parlamento iraniano. Nell’attesa, alcuni iraniani si sono augurati una più intensa cooperazione con l’AIEA.

          SAID BAHRAMI: (traduzione) Giacché il governo ha fornito numerose precisazioni, bisognerebbe approfondire la cooperazione con l’AIEA, in modo che essa possa verificare da sé stessa, direttamente, in modo da non fornire pretesti alle superpotenze.

AMY GOODMAN: La settimana scorsa, il Pentagono ha confermato di aver ricevuto una importante consegna di nuove bombe bunker busters (rompi-bunker), capaci di distruggere i siti sotterranei, ivi comprese le istallazioni nucleari iraniane. Le bombe di 30.000 libbre sono sei volte più potenti di quelle presenti negli arsenali attuali di “bunker busters” delle Forze aeree.
Le nuove sanzioni contro l’Iran conseguono anche alle accuse USA del mese scorso di un coinvolgimento dei dirigenti iraniani in un complotto abortito contro l’ambasciatore saudita a Washington. Gli USA contano di annunciare oggi che il settore finanziario dell’Iran è “sospettato di riciclaggio di denaro”. Questa accusa fa scattare l’applicazione di un articolo del PATRIOT Act che avverte le aziende europee, asiatiche e latino-americane che non potranno commerciare con gli USA se continueranno a lavorare con l’Iran.
Ebbene, per meglio approfondire il tema delle sanzioni e delle implicazioni del rapporto dell’AIEA, andiamo a Washington, DC, per parlare col giornalista investigativo Seymour Hersh, insignito del premio Pulitzer. E’ autore di reportage sull’Iran e la bomba da dieci anni. Il suo ultimo articolo è intitolato “L’Iran e l’AIEA”. E’ stato pubblicato sul New Yorker.
Benvenuto a Democracy Now. Ci dica che cosa pensa di quanto accade attualmente in Iran nel settore dell’energia nucleare.

SEYMOUR HERSH: Lei ha detto che l’articolo è stato pubblicato sul New Yorker; in effetti è stato postato sulla pagina web.
Ma lei ha menzionato l’Iraq. Ed è esattamente questa la questione; io non so se lei voglia parlare di “psicosi”, ma è una specie di paese immaginario che si va costruendo, come fu nel caso dell’Iraq; evidentemente non abbiamo imparato la lezione. Io ho scritto degli articoli sull’Iran, e potrei dirle che dal 2004, sotto George Bush, e particolarmente sotto il vice-presidente Cheney, quest’ultimo si preoccupava molto dell’esistenza di istallazioni segrete per la costruzione di un’arma, attività assai differente da quella di arricchimento dell’uranio.

L’Iran arricchisce l’uranio. E’ pacificamente accertato. Ci sono ispettori sul posto. Ci sono telecamere ecc. Questo è tutto. L’Iran ha firmato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Nessuno l’accusa di barare. E infatti l’ultimo rapporto che tanto entusiasma tutti afferma ancora una volta che non si sono trovate prove che l’Iran abbia sottratto l’uranio che arricchisce. E inoltre lo arricchisce a livelli assai bassi, a fini pacifici se si vuole, al 3,8%. E c’è una piccola percentuale arricchita al 20% per finalità mediche, ma è una quantità assai modesta e il trattamento viene effettuato sotto il controllo degli ispettori e delle telecamere.

Durante gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007, e fino alla fine del suo mandato, Cheney continuava a inviare in Iran Forze di operazioni speciali, JSOC. Queste lavoravano con diversi gruppi di dissidenti, gli Azerbaigiani, i Curdi, perfino gli Jundallah (che raggruppano sunniti dell’opposizione assai fanatici) e hanno fatto di tutto per trovare le prove di una istallazione sotterranea non dichiarata. Quello che facevamo all’epoca, lo facciamo ancora meglio oggi. E talune attività sono molto tecniche, assai segrete, credetemi; non ci sono molte cose che si possano fare oggi in Iran senza che noi lo sappiamo.
Ebbene, non hanno trovato niente. Niente. Nessuna prova di militarizzazione. In altri termini, alcuna prova dell’esistenza di una istallazione per la costruzione della bomba. Gli Iraniani hanno delle istallazioni per l’arricchimento, ma non istallazioni separate per la costruzione di una bomba. E questo è un fatto. L’istallazione non l’abbiamo trovata e non esiste. E’ ancora un fantasma. Eppure noi vogliamo credere – e molti lo credono – che l’istallazione esiste.

Il grande cambiamento si è verificato le scorse settimane, quando l’AIEA ha pubblicato un nuovo rapporto. Non si tratta di un rapporto scientifico, è un documento politico. Il documento riprende una quantità di vecchie accuse formulate nel corso degli anni, accuse che sono state esaminate dall’AIEA, nel corso dei 12 anni nei quali Mohamed El Baradei ne è stato il direttore. Baradei era egiziano ed ha ricevuto il premio Nobel della pace per il suo lavoro; all’inizio egli era assai scettico nei confronti dell’Iran, ma i suoi dubbi si sono dissipati mano mano che l’Iran si apriva sempre di più. Ma il nuovo direttore dell’AIEA, un ufficiale giapponese di nome Amano, personaggio conservatore del partito di centro-destra in Giappone, a mio avviso certamente un uomo onorevole, ha tuttavia le sue convinzioni.

Succede che noi disponiamo di una serie di documenti di WikiLeaks provenienti dall’ambasciata USA di Vienna che segnalano che era una cosa meravigliosa avere Amano nell’Agenzia. Era l’anno scorso. Questi documenti sono stati pubblicati dal gruppo di Julian Assange e sono importantissimi, perché affermano che Amano ha prestato atto di fedeltà agli USA. Io credo che sia stato eletto proprio perché era un candidato marginale. Gli USA lo hanno molto sostenuto ed ha ottenuto sei voti a favore. Tutti lo consideravano un candidato debole, ma gli USA lo hanno sostenuto fortemente. E ci sono riusciti. E lui ha reagito ringraziando e assicurando che condivideva i progetti USA. Egli condivide il punto di vista USA sull’Iran. Si mostra riconoscente. Farà quello che gli USA vogliono.

Questo nuovo rapporto non contiene alcuna novità. Non sono io a dirlo. E’ scritto nell’articolo che ho pubblicato sul blog del New Yorker; il blog è diverso dalla rivista perché contiene maggiori informazioni. Ho parlato con alcuni ex ispettori. Ed essi hanno espresso opinioni molto diverse da quelle che si possono leggere sul New York Times o sul Washington Post. Ve ne sono di altri di cui nessuno ha parlato e che sono ancora più scettici a proposito di questo rapporto.  Quello che è apparso sulla grande stampa sono briciole di informazioni sui contenuti del rapporto. Si tratta di un’analisi completamente diversa che contiene poche novità.

Ed ecco che cosa succede: ci sono rapporti pubblicati su qualche giornale di Londra, rapporti menzogneri, propagandistici, diffusi da noi o da una qualche agenzia di informazioni europea, non si sa. E’ già successo, ricordatevi del trucco di Ahmed Chalabi, durante i preparativi della guerra in Iraq, le dichiarazioni sui grandi arsenali che esistevano nel paese (Iraq). E’ lo stesso tipo di propaganda cui si ricorre adesso e che diversi giornali hanno pubblicato nel corso dello stesso decennio.
L’AEIA esaminava i documenti, decideva che si trattava di propaganda, o che non c’erano prove. Tutti questi vecchi rapporti, ad eccezione di un nuovo studio pubblicato dall’AIEA, contenente forse 30-40 soggetti, di cui solo tre fanno riferimento ad un periodo successivo al 2008, e molte persone dell’AIEA credono che siano stati fabbricati di sana pianta e che non siano affidabili. Ecco dove ci troviamo.

AMY GOODMAN:  Dunque lei dice che si tratta di informazioni non nuove. L’unico fatto nuovo è che c’è un nuovo direttore dell’AIEA. Può dirci qualcosa di più sull’infiltrazione USA in Iran, degli JSOC in Iran, della sorveglianza in Iran?

SEYMOUR HERSH: Certo. E’ il tipo di attività cui ci dedichiamo; posso parlare di cose che erano segretate otto o nove anni fa. Per esempio, se sospettavamo l’esistenza di una istallazione sotterranea in un luogo dove si vedono dei terrazzamenti, in una regione montagnosa per esempio, noi collocavamo lungo tutta la strada dei sassi, che errano in effetti dei rilevatori che misuravano il peso dei camion che entravano e uscivano. Se i camion erano più pesanti all’uscita, potevamo ritenere che trasportassero terra e dunque che si stava scavando. Ecco il tipo di sorveglianza che facevamo.

Abbiamo poi piazzato ogni tipo di rilevatori di radioattività passiva. Per l’uranio, per il plutonio, perché la maggior parte del materiale utilizzato è uranio arricchito. Gli Iraniani non fabbricano plutonio, ma questo è localizzabile. A un certo punto devono spostarlo. Una volta che si comincia a spostarlo, diventa localizzabile. Si possono utilizzare dei rilevatori Geiger, per fare delle rilevazioni di tipo tradizionale. Si misura la radioattività e si calcola se essa aumenta. Entriamo in un edificio quando riteniamo che si nasconda qualcosa di losco; creiamo un diversivo nella strada e ne approfittiamo per prendere qualche mattone, li si controllano con un contatore Geiger per capire se in quell’edificio si faccia arricchimento di uranio a nostra insaputa.

Possediamo inoltre incredibili competenze nella localizzazione dei vuoti d’aria attraverso i satelliti. Se qualcuno costruisce una istallazione sotterranea, occorre ventilarla. Occorre introdurvi aria. Occorre trovare il modo di eliminare l’aria viziata e iniettarvi dell’aria fresca. E noi abbiamo degli specialisti, della gente incredibile. Alcuni sono in pensione ed hanno creato una società privata per fare questo lavoro. La sorveglianza si fa in altitudine per trovare i vuoti d’aria e lo schema di una istallazione sotterranea. Nada. Non abbiamo trovato niente.

E la cosa più importante è che, tutta l’attività di arricchimento dell’uranio, gli Iraniani la fanno sotto l’occhio delle telecamere e sotto il controllo degli ispettori. Tutto viene fatto alla luce del giorno; disciplinato dal trattato di protezione. Nessuno accusa l’Iran di violare il trattato. L’Iran è solo accusato di barare. Ma non c’è alcuna prova che l’Iran sottragga questo materiale. Se si vuole costruire una bomba, bisogna portarlo in un altro luogo. Stando al tipo di sorveglianza di cui disponiamo, sarà difficile importare la bomba da un paese straniero, importare dell’uranio e arricchirlo o importare dell’uranio arricchito. E’ semplicemente troppo difficile.

Siamo soggetti ad una specie di isteria come quella che avevamo per l’Iraq.  E io non mi schiero per l’Iran. Ci sono molte cose detestabili da rimproverargli, per esempio il modo in cui questo paese tratta i dissidenti, io parlo solo del contesto nel quale si è sviluppato tutto l’attuale casino. Quanto alle sanzioni, ebbene noi abbiamo imposto sanzioni a Cuba per 60 anni e Castro è sempre là, anche se è malato. Le sanzioni non funzionano. E’ un paese che produce petrolio e gas – in minore quantità, è vero – ma gliene resta ancora molto. E gli Iraniani hanno clienti in Estremo oriente. Hanno clienti per la loro energia. Siamo noi che andiamo a perderci.

AMY GOODMAN: Come giudica l’amministrazione Obama, messa a confronto con l’amministrazione Bush, a proposito dell’Iran?

SEYMOUR HERSH: Non c’è niente da paragonare. E’ La stessa cosa – solo il tono un poco meno bellicoso. Io ho ogni ragione di credere che – contrariamente al signor Bush – il presidente Obama ha veramente paura di un attacco. Non vuole che gli israeliani bombardino l’Iran. Quello che leggiamo oggi nella stampa in questi ultimi tempi.

E ci sono le nuove bombe di 30.000 libbre costruite da Boeing, penso. Il problema è che la maggior parte delle istallazioni dell’Iran, quelle che conosciamo, le istallazioni dichiarate e controllate da ispettori e telecamere, si trovano in un luogo chiamato Natanz, a circa 80 (tra 75 e 80 piedi) sotto terra. E bisognerà bombardare in modo massiccio per riuscire a danneggiarle. Si potranno certamente provocare dei danni a Natanz, ma con enormi costi internazionali. L’argomento in favore di un bombardamento è talmente vago che diventa nullo. Sono stati fatti degli studi tecnici da parte del MIT e di altre istituzioni, cui hanno partecipato anche scienziati del governo israeliano e questi studi dimostrano che sarebbe estremamente difficile danneggiare seriamente le istallazioni, data la profondità nella quale si trovano. Ma non se ne parla.

E c’è il fatto che il presidente non ha detto niente a proposito di quello che succede a Tahrir. Siamo muti. Il presidente è rimasto muto. Tuttavia credo di sapere ch’egli comprende meglio i problemi. Credo che sulla scena politica egli voglia dare l’impressione di essere un duro. Tutti danno la caccia ai voti indipendenti. Io non capisco perché debba essere così importante ottenere il voto di gente che non sa se è democratica o repubblicana, ma si direbbe che è quello che succede.

AMY GOODMAN: Bene, passiamo alla reazione di Israele a proposito del rapporto dell’AIEA. Ieri il ministro della difesa Ehud Barak ha dichiarato alla CNN che è giunto il momento di occuparsi dell’Iran. Quando gli è stato chiesto specificamente se Israele avrebbe attaccato l’Iran, ecco cosa ha risposto:
           
          Il Ministro della Difesa EHUD BARAK: Non credo che questo argomento possa essere oggetto di una discussione pubblica. Ma posso dirle che il rapporto dell’AIEA ha dato da riflettere a molti dirigenti del mondo. E la gente ha capito che il momento è venuto. Amano l’ha detto chiaramente al contrario di Baradei. Ed è diventato un problema maggiore, e io credo che delle sanzioni si impongano, così come delle iniziative diplomatiche intense ed urgenti. La gente comprende adesso che l’Iran è determinato ad acquisire armi nucleari. Non vi sono altre spiegazioni possibili a quanto l’Iran sta facendo. Cui occorre porre fine.

AMY GOODMAN: Era il ministro della difesa israeliano Ehud Barak. Quale è la sua risposta?

SEYMOUR HERSH: Ebbene quello che mi fa innervosire è che Barak e Bibi, Bibi Netanyahou, sono d’accordo su questo punto. Non sono mai d’accordo su molte cose. Ma su questo sono d’accordo, ed è inquietante perché , ancora una volta, c’è un problema politico. Israele scivola rapidamente a destra. E purtroppo le regole del gioco sono talmente brutte in Israele che non posso parlarne per iscritto; ma ho parlato a gente dell’Intelligence che sta molto in alto. Non dirò molto, ma l’ex capo del Mossad, Meir Dagan – quello che ha orchestrato il tentativo di assassinio a Dubai, ecc (dunque non una colomba) – ha detto con veemenza che era una follia prendere l’Iran quando non si sa ancora che cosa possiede. Gli Iraniani sono ancora molto lontani dalla bomba. Sono venti anni che Israele dice che l’avranno in sei mesi.

Ho parlato con degli ufficiali superiori Israeliani che mi hanno prima di tutto detto  che loro sanno che l’Iran  - come hanno rivelato le agenzie di informazione USA – è stata oggetto nel 2007 di una stima del servizio di informazione nazionale (National Intelligence Estimate) che è stato reso pubblico e che ha detto in sostanza che l’Iran aveva il progetto di avere la bomba. L’Iran aveva avuto una guerra di otto anni con l’Iraq, una guerra terribile, dal 1980 al 1988. E sia detto per inciso, a quell’epoca gli USA appoggiavano l’Iraq di Saddam Hussein. Negli anni seguenti, l’Iran ha cominciato a inquietarsi per le voci di costruzione da parte dell’Iraq di un’arma nucleare e quindi, nel periodo, diciamo, dal 1987 al 1997 e al 2003, tutto questo non ha sollevato problemi….

Io ho pubblicato un articolo su questo un anno fa sul The New Yorker. Dicevo che effettivamente gli Iraniani avevo tentato di avere la bomba – sapendo che non ci sarebbero riusciti – e che è da escludere che essi possano fabbricare una bomba per dissuadere gli USA e Israele. Non sono degli imbecilli. Questa società persiana esiste da qualche migliaio di anni. Non possono dissuaderci. Noi possediamo un troppo grande numero di bombe. Essi pensavano di poter dissuadere l’Iraq. Dopo che noi abbiamo battuto l’Iraq nel 2003, hanno cessato le ricerche. E’ vero che avevano fatto degli studi. Parliamo di modelli informatici ecc. ma non di costruzione. Non c’è dubbio che essi abbiano avuto l’intenzione di acquisire una bomba o di arrivare al punto di poterne fabbricare una. E’ quello che hanno fatto,  ma si sono fermati nel 2003.

Su questo gli USA concordano. Gli Israeliani vi diranno in privato che sono d’accordo. Che gli Iraniani hanno cessato la maggior parte dei loro piani e perfino gli studi nel 2003. La posizione israeliana è che, se si sono fermati, non è perché hanno visto quello che noi abbiamo fatto in Iraq, ma perché pensavano che noi avremmo potuto distruggere l’Iraq. Un generale mi ha detto: abbiamo distrutto l’Iraq in tre settimane e abbiamo fatto quello che loro non hanno potuto fare in otto anni. Gli Iraniani hanno pensato che dopo sarebbe toccata a loro. Ma tutti sanno che si sono fermati. E così se domandate a degli Israeliani avvertiti che operano nel campo della Intelligence – e sono parecchi – “crede veramente che se gli Iraniani avessero una bomba – e non ne hanno attualmente – crede che colpirebbero Tel Aviv?”. La loro risposta: “Pensa che siano pazzi? Li ridurremmo in polvere. Certamente no. Sono la da 2000 anni, è ovvio che lo capiscono”. Il timore è che diano la bomba a qualcun altro ecc.

C’è una razionalità tra gli operatori della Intelligence israeliana che non si ritrova al livello di leadership politica. E qui subiamo lo stesso tipo di follia. I nostri agenti di informazione hanno detto nel 2007 – e l’anno scorso un’altra volta – che gli Iraniani non hanno la bomba. Non la fabbricano. Lo dice la NIE (National Intelligence Estimate); 16 agenzie hanno concordato su questo (vale a dire 16 a zero)nel corso di una votazione interna e c’è stato un aggiornamento del rapporto del 2007 nel 2011, concernente lo stesso luogo. Non ci sono bombe. Questo non vuol dire che gli Iraniani non la sognino. Questo non vuol dire che gli scienziati non facciano studi informatici. Questo non vuol dire che i fisici dell’Università di Teheran non facciano quello che ai fisici piace fare, scrivere articoli e fare  degli studi. Ma non c’è prova di un impegno sistematico mirante a passare dall’arricchimento dell’uranio alla costruzione di una bomba. E’ un processo enorme e difficile. Occorre prendere un gas estremamente caldo e convertirlo in metallo e poi fabbricare un nocciolo (core). E occorre lavorare a distanza, perché non ci si può avvicinare. Si rimarrebbe uccisi, talmente è radioattivo.

Io sono una voce isolata. E voi conoscete la prudenza del New Yorker, anche per un articolo sul blog. L’articolo è stato verificato e riverificato. Io cito i miei referenti: Cirincione, uno statunitense che è stato coinvolto per anni nelle operazioni di disarmo. Si tratta di voci diverse da quelle che si leggono sui giornali. Io resto talvolta scioccato dalle cose che si leggono sul New York Times e sul Washington Post. Non contengono punti di vista diversi. Eppure ve ne sono, non solo tra gli agenti della Intelligence USA, ma anche all’interno dell’AIEA a Vienna. C’è tanta gente che non sopporta quello che fa Amano, e dopo che è uscito l’articolo io ricevo tanti di quelle mail che è una cosa da matti, gente interna all’AIEA che mi dice: “Complimenti”.  L’AIEA è una organizzazione che non si cura della stampa, ma al suo interno sono molto arrabbiati per la strada che Amano ha fatto loro imboccare.

Non si tratta di uno studio scientifico. E’ un documento politico. Ed è un documento politico nel quale Amano fa il gioco degli USA. Ed è lo stesso gioco che gli israeliani riprendono, e tutti quelli che non amano l’Iran. Ed io vorrei che noi potessimo fare una selezione dei nostri sentimenti verso l’Iran e dei mullah e di quello che è accaduto con gli studenti nel 1979; ci sono molte possibilità che gli Iraniani accettino il tipo di ispezioni che noi vogliamo, se solo mostriamo loro un minimo di comprensione – se poniamo fine alle sanzioni e se rispetteremo quanto si attendono da noi. E non è quello che fa questa amministrazione.

AMY GOODMAN: Seymoour Hersh, voglio ringraziarla molto di essere con noi.
 
Il suo ultimo articolo è sul blog del New Yorker. Il titolo:
Iran and the I.A.E.I ; Seymour Hersh é insignito del Premio Pulitzer.

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ORIGINALE: 
http://www.democracynow.org/2011/11/21/seymour_hersh_propaga...
   
Traduzione in italiano: Ossin

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