“Smidollato”
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The vineyard of the saker, 7 novembre 2014 (trad. Ossin)
La rivista Atlantic ha riportato il giudizio di un collaboratore di Obama su Netanyahu. Uno "smidollato", letteralmente: "cacca di gallina"
“Smidollato”
Uri Avnery
Quando un’alta personalità di un paese definisce “smidollato” il leader di un altro, può ben dirsi che i rapporti tra questi due paesi non sono eccellenti. Infatti constatiamo che sono poco meno che cordiali
Nella storia vi sono stati numerosi casi di relazioni bizzarre tra due paesi. Ma oserei dire che nessuna è più bizzarra di quella che corre tra Israele e gli USA
A prima vista i due Stati non potrebbero essere più amici. Giusto un piccolo esempio: lo stesso giorno in cui il memorabile attributo di “cacca di gallina" (smidollato) riempiva le prime pagine dei giornali, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottava una risoluzione che chiede agli USA di porre fine al cinquantennale embargo contro Cuba. 188 paesi, tra cui tutti quelli dell’Unione Europea e della NATO, l’hanno votata. Due soli Stati hanno votato contro: gli USA e Israele.
Due Stati contro il mondo intero? No, per niente. La Micronesia, Palau e le isole Marshall si sono astenuti (queste tre potenti nazioni insulari di solito sostengono Israele, nonostante siano pochissimi gli Israeliani capaci di individuarli su di una carta geografica).
Nel corso degli anni, in occasione di centinaia di voti alle Nazioni Unite, Israele è sempre restata lealmente al fianco degli USA, e viceversa. Un’alleanza indefettibile in apparenza. Ed ecco che adesso definiscono “smidollato” il nostro valoroso Primo Ministro?
L’alta personalità fondava il suo scortese giudizio sulla mancanza di entusiasmo di Benjamin Netanyahu per il bombardamento dell’Iran, nonostante continui a minacciarlo, e sulla non volontà di fare la pace coi Palestinesi.
La prima accusa è infondata, in quanto Netanyahu non ha mai seriamente inteso bombardare l’Iran. Qualcuno dei miei lettori ricorderà che io ho sostenuto, fin dal primo giorno, che un simile attacco non vi sarebbe mai stato, senza nemmeno lasciarmi una scappatoia nel caso si fosse dimostrato che avevo torto. Io sapevo che un attacco di questo genere era assolutamente fuori questione. E non solo perché tutti i responsabili dei sistemi di difesa israeliani vi si erano opposti.
La seconda accusa è ancor più priva di fondamento. Netanyahu non si è mai demotivato nella sua aspirazione alla pace. Ciò presupporrebbe che in passato l’abbia voluta. Se gli Statunitensi lo credono davvero, dovrebbero leggere qualche buon articolo (specialmente i miei).
Netanyahu non è mai stato sfiorato, nemmeno per un istante, dall’idea di fare la pace. Tutta la sua formazione dimostra l’impossibilità di una simile ipotesi. Il suo defunto padre, Ben-Zion, era un nazionalista talmente estremista e rigido che, a paragone, Vladimir Jabotinsky, il leader sionista di destra, appare come un pacifista di sinistra.
Ogni parola pronunciata da Benjamin Netanyahu in favore della pace e della soluzione dei due Stati era una flagrante menzogna. Per lui, parlare in favore di uno Stato palestinese sarebbe come, per un rabbino capo, raccomandare di mangiare carne di maiale il giorno dello Yom Kippur.
Qualsiasi diplomatico statunitense che non sappia questo dovrebbe essere immediatamente trasferito in Micronesia (o a Palau).
Negli ultimi tempi sembra che Netanyahu abbia fatto tutto il possibile per provocare questioni col governo USA.
A prima vista, sembrerebbe un atto di follia, un atto talmente pericoloso che un qualsiasi psichiatra competente lo farebbe internare.
Israele dipende totalmente dagli USA – non al 99%, ma al 100%. Lo stesso giorno della pubblicazione dell’aggettivo “smidollato”, gli USA hanno deciso di vendere a Israele una seconda squadriglia di aerei da combattimento F-35, dopo la vendita di una prima tranche di 19 aerei (per un costo di 2,35 miliardi di dollari). I soldi provengono dal tributo annuale che gli USA versano a Israele.
Senza il veto automatico degli USA a qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che non sia gradito al governo israeliano, da tempo esisterebbe uno Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Una delle pietre angolari delle nostre relazioni diplomatiche è l’idea di molti paesi che, per ottenere dei favori dal Congresso USA, sia necessario prima di tutto dare una mazzetta al portiere – Israele, ecc
Tutti gli israeliani sono realmente convinti che il nostro rapporto con gli USA sia vitale per lo Stato. Se vi è qualcosa sulla quale gli israeliani di ogni età, gruppo, comunità, credenza e orientamento politico sono unanimi, è questa convinzione.
Allora come mai il nostro Primo Ministro lavora a tempo pieno a distruggere le relazioni tra i due governi?
Quando il ministro della Difesa, Moshe Ya’alon, si è recato questa settimana a Washington DC, tutte le richieste di colloquio con membri del governo USA o altre influenti personalità hanno ricevuto un rifiuto categorico, a eccezione di un incontro col suo omologo, Chuck Hagel, che non poteva davvero sottrarsi. Si tratta chiaramente di un affronto senza precedenti.
Ya’alon, ex capo di stato maggiore dell’esercito, non passa per un genio. Qualcuno pensa che sarebbe stato meglio che avesse continuato a fare il suo mestiere precedente – la mungitura delle vacche in un kibbutz. Quando ha dichiarato che John Kerry era vittima di un “messianismo ossessivo” nei suoi tentativi di giungere alla pace tra Israele e la Palestina, Kerry, come il presidente Obama, si sono sentiti profondamente offesi.
Ma dichiarazioni di questo tipo sono diventate moneta corrente da parte dei membri del governo israeliano. Lo stesso vale per le repliche tranchant dei portavoce ufficiali USA. Queste non sono conosciute dall’opinione pubblica israeliana.
Benjamin Netanyahu non è uno stupido. Smidollato o meno, a differenza di Ya’alon, viene considerato come abile e intelligente. Allora a che gioco sta giocando?
La sua follia non manca di una certa logica.
Netanyahu è cresciuto negli USA. Quando suo padre venne discriminato dall’università israeliana, che non volle riconoscerne i meriti di storico, la famiglia si trasferì in un sobborgo di Filadelfia. Benjamin si vanta di avere una profonda conoscenza degli USA.
A che pensa?
Egli sa che Israele ha il controllo del Congresso USA. Nessun uomo politico statunitense è in grado di ottenere la rielezione nel caso formuli anche la più lieve critica allo Stato ebraico. L’organizzazione filo-israeliana AIPAC, la più potente lobbie di Washington (a parte la National Rifle Association, l’associazione di promozione delle armi da fuoco) si occuperà di questo. La forte influenza della lobbie ebraica sui media ne è una garanzia supplementare.
Dal punto di vista di Netanyahu, in qualsiasi scontro tra il Congresso e la Casa Bianca su Israele, il Presidente è destinato a perdere. Dunque non ha niente da temere.
Di fatto Netanyahu gioca alla roulette tutto il capitale di Israele in questo grande casinò che si chiama Stati Uniti d’America. Forse è stato influenzato dal suo mentore e protettore, lo zar di casinò Sheldon Adelson, che ha il controllo sulla politica israeliana verso gli USA.
(E’ stato Adelson che ha scelto l’ambasciatore israeliano a Washington, Ron Dremer, un importante militante del partito repubblicano, che la Casa Bianca detesta).
Per valutare l’importanza del gioco che Netanyahu conduce utilizzando noi come gettoni, bisogna rendersi conto dello stato dell’unione.
Gli USA sono attualmente una democrazia in panne.
In una democrazia normale – per esempio il Regno Unito o la Germania – vi sono due partiti principali, o due coalizioni di partiti, che si fronteggiano. Entrambi si rifanno alla stessa “corrente dominante” e le differenze tra loro sono minime. L’alternanza al governo non provoca grande agitazione e i cittadini a stento se ne rendono conto.
Non è così negli USA. Non è più così.
L’opinione pubblica statunitense è attualmente divisa in due campi che si detestano dal più profondo del cuore (se ne hanno uno). Quest’odio è senza limiti. Uno dei campi è quello del partito degli ultra ricchi, che difende i suoi privilegi, l’altro è quello delle classi medie che hanno interessi diversi.
Le ideologie dei due campi sono diametralmente diverse e non possono mettersi d’accordo praticamente su niente. Tutto quello che fanno i Democratici viene considerato come un tradimento dai Repubblicani, tutto ciò che i Repubblicani difendono viene considerato dai Democratici stupido, se non folle.
I Repubblicani che controllano il Congresso (e oramai anche la Camera) si propongono di bloccare l’amministrazione. In una occasione hanno perfino bloccato tutti i pagamenti federali, rendendo impossibile il funzionamento dello Stato. Una politica estera comune e coerente è fuori questione. Io non sono sicuro che la situazione fosse peggiore alla vigilia della Guerra di Secessione.
E’ in questa situazione folle che Netanyahu è piombato. Ha puntato tutti i suoi gettoni (noi) sui Repubblicani.
Alle ultime presidenziali ha quasi apertamente fatto campagna elettorale per Mitt Romney, l’avversario di Obama, praticamente dichiarando guerra all’amministrazione attuale. Le dichiarazioni anti-Obama senza concessioni degli attuali dirigenti israeliani vengono utilizzati – e sono fatte proprio per essere utilizzate – dai candidati repubblicani contro gli avversari democratici.
I Democratici fanno di tutto per guadagnarsi il favore degli elettori e donatori ebrei, adulando Israele nel modo più scandaloso possibile, promettendo di sostenere tutte le azioni del governo israeliano senza eccezioni, ora e per sempre, qualunque cosa accada. Non si rendono conto che così pugnalano alle spalle i pacifisti israeliani, rendendo ancora più difficile la lotta per la pace.
Ma, anche se le elezioni di metà mandato accresceranno ancor più la subordinazione della Camera dei Rappresentanti e del Senato alla destra israeliana, Obama sarà ancora lì per altri due anni. In un certo senso, senza più elezioni da temere, sarà ancora più libero di contrastare Netanyahu.
Spero che lo faccia. Ma non nutro troppe speranze. Anche se è un’anatra zoppa (1), dovrà ancora farsi carico del prossimo candidato democratico alla Casa Bianca.
Obama potrebbe fare ancora molto per la pace tra Israele e la Palestina, una pace sostenuta da tutto il blocco arabo filo USA – cosa che è in tutta evidenza nell’interesse nazionale degli USA, senza parlare del nostro.
Ma ci vuole coraggio. E sì, un po’ più di messianismo ossessivo.
Note:
(1) Anatra zoppa designa, nel mondo politico anglo sassone, un eletto il cui mandato sia a termine. Negli USA, un presidente eletto per un secondo mandato è talvolta considerato come una “anatra zoppa” in quanto, non potendo più candidarsi, è più libero e può anche adottare misure impopolari. Però la sua azione può influenzare le elezioni di metà mandato e può avere anche effetti sulla successiva elezione presidenziale.