Wikileaks rivela la crescente influenza del crimine organizzato israeliano
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Antiwar.com – 5 dicembre 2010
Wikileaks rivela la crescente influenza del crimine organizzato israeliano
di Justin Raimondo
Se i “giornalisti” affermano che i documenti di Wikileaks non rivelano niente di nuovo, è perché non li hanno letti
Mi piace vederli tutti sbadigliare davanti alle ultime rivelazioni di Wikileaks: Oh, non c’è niente di interessante, è una noia, niente di piccante, passiamo ad altro. E’ solo perché sono dei fannulloni: vogliono degli scoop già belli e pronti, bene imballati e etichettati come tali. Insomma, non hanno alcuna voglia di lavorare e si accontentano di fare i loro copia/incolla abituali. E’ per questa ragione che una buona parte delle informazioni interessanti uscite da Wikileaks sfugge loro.
Per esempio, prendete questo estratto di un cablogramma datato 15 maggio 2009 – dal titolo: “Israele: terra promessa per il crimine organizzato?” – inviato da nostro ambasciatore (USA) a Tel Aviv, che affronta il tema della crescente influenza del crimine organizzato israeliano:
“Recentemente, nel mese di marzo 2009, Zvika Ben Shabat, Yaacov Avitan e Tzuri Roka hanno chiesto un visto per poter assistere ad una “conferenza sulla sicurezza” a Las Vegas. Secondo i media locali, tutti e tre sono coinvolti nel CO (crimine organizzato). E’ stato loro chiesto di produrre il certificato penale, ma in assenza di prova non può negarsi ad essi il visto per il solo fatto di avere dei legami con il CO. Per fortuna, nessuno dei tre si è presentato a ritirare il visto. Ma in ogni modo, v’è motivo di ritenere che molte persone conosciute per la loro appartenenza al CO siano detentori di visti turistici per gli Stati Uniti e viaggino liberamente”.
Che cosa ci fanno degli esponenti del crimine organizzato ad una “convention sulla sicurezza” a Las Vegas? Ebbene, sembrerebbe che Svika Ben Shabat sia il presidente di H.A.Sh Security Group, una società israeliana che offre servizi di sicurezza al mondo intero. Infatti hanno appena firmato un accordo di partenariato con il gigante indiano Micro-Technologies, una società che viene descritta così:
“Micro-technologies è stata creata dal dr. P. Shekhar, cui il governo indiano ha affidato il compito di sviluppare la tecnologia e il software in India (primo polo tecnologico in India) e la sua società si occupa dello sviluppo delle tecnologie ed interviene già in numerosi mercati nel mondo, tra cui: Danimarca, Bruxelles, Italia, New York, Giappone, Singapore, Africa del Sud, Kenya, Nigeria, Sri Lanka e altre. La società utilizza la tecnologia per intercettare e seguire le comunicazioni a partire dai telefoni portatili, dai veicoli, i locali, i computer, le infrastrutture e le comunicazioni WIFI”.
In altri termini, sono specializzati nelle indiscrezioni meglio conosciute sotto il nome di spionaggio. Il primo progetto del partenariato Micro Technologies/H.A. Security Group è un “centro di comando e controllo” costruito a Mumbai, in India. Per quanto riguarda le specialità di H.A. Sh Security Group, ebbene basta guardare i video su Youtube per cominciare. E tenente bene a mente chi è il presidente di H.A. Sh Security: il maggiore generale in pensione Dan Ronen in persona, il cui curriculum vitae è il seguente:
2001-2003 – Polizia israeliana: Capo della Divisione Operazioni, con il grado di maggiore generale, coordinamento delle attività di tutte le unità operative della polizia; coordinamento con il Servizio di Sicurezza generale e le unità (dell’esercito israeliano) nella lotta contro il terrorismo;
2004 – 2007 - Polizia israeliana: comandante della regione nord (la più grande delle regioni) ; incaricato delle relazioni e del coordinamento con le autorità locali; incaricato della direzione e del comando delle forze armate e dei sistemi durante la seconda guerra del Libano, in missioni di difesa degli abitanti della regione nord; Esperto nel settore della lotta contro il terrorismo e degli attentati suicidi e direzione delle organizzazioni di soccorso e di emergenza nonché nella lotta contro la criminalità e le organizzazioni criminali.
Il gen. Roman figura come Presidente della H.A: Sh. Security Groupe, con Ben Shabat, designato a seconda dei casi come Presidente, Vice Presidente e Direttore. Allora la domanda è: perché un ex poliziotto di alto rango è in affari con uno noto membro della Mafia israeliana?
Quelli che pongono le domande vogliono sapere!
Peggio ancora, il cablogramma prosegue rammaricandosi che agli esponenti del crimine organizzato israeliano non sia più sistematicamente vietato l’ingresso nel territorio degli Stati Uniti a causa di una cambiamento del regolamento. Secondo l’autore del cablo, un certo Cunnungham, in una nota annessa intitolata “il CO (Crimine organizzato) si infilano tra le maglie della rete consolare”:
“Stante la crescente influenza e i metodi omicidi del CO israeliano. Post è preoccupatissimo del fatto che noti esponenti del CO possano entrare nel territorio degli Stati Uniti. In collaborazione con le autorità di polizia israeliane e USA, Post ha creato un archivio dati completo e posto sotto sorveglianza le figure del CO e i loro scagnozzi. Tuttavia, il caso dei visti già menzionato mostra che si pongono nuovi problemi dopo l’abrogazione del Visto Shark nel settembre 2008. Contrariamente alle organizzazioni del CO russe, italiane, cinesi e dell’America centrale, l’applicazione dell’articolo INA 212 contro il CO israeliano non è specificamente autorizzato dal manuale degli Affari esteri 40.31N5.3. Così gli israeliani conosciuti come gente che lavora o appartiene alle famiglie del CO non sono automaticamente privati del diritto di viaggiare negli Stati Uniti”.
“Visto Shark” era apparentemente un programma che effettivamente escludeva gli esponenti del CO dalla possibilità di entrare negli Stati Uniti. Attualmente l’ambasciata deve avviare una complessa procedura burocratica per poter vietare l’ingresso ad una persona sospettata di appartenere al CO. Prima di tutto il funzionario del consolato deve stabilire se esista un “sospetto ragionevole” per assimilare il richiedente il visto ad un esponente del crimine organizzato, e poi il dossier viene trasmesso al Dipartimento di Stato, all’ufficio “Office of Legislation, Regulations, and Advisory Assistance”, che deciderà se vi sia “un motivo per pensare” che il richiedente il visto sia effettivamente ciò che si sospetta che sia. Vi è tutta una lista di “motivi per pensare”, tra cui:
“Conoscenza di appartenenza dell’individuo… operante attivamente al servizio degli obiettivi dell’organizzazione che lascerebbe pensare che esista uno stretto legame; Beneficiario di un sostegno finanziario o di un qualche riconoscimento da parte dell’organizzazione; Appartenenza riconosciuta da un tribunale competente; Dichiarazione delle autorità di polizia locali o USA che l’individuo ne sia membro; Riunioni frequenti con altri membri; Volontaria esposizione dei simboli dell’organizzazione; partecipazione alle attività dell’organizzazione, ivi comprese quelle legali;”
E’ stato tuttavia attraverso degli articoli di stampa che l’autore del documento ha potuto determinare la connessione tra Ben Shabat, Avitan, Roka e il Crimine organizzato. Ciò è sufficiente come “motivo per pensare”? Bisogna rivolgere la domanda all’Office of Legislation, Regulation, and Advisory Assistance” – è ciò che la nostra Ambasciata a Tel Aviv (e anche tutte le altre nostre ambasciate nel mondo) devono fare prima di rifiutare un visto per tale motivo.
D’altra parte la mafia israeliana non ha mai avuto difficoltà nel passato per entrare negli Stati Uniti – né a far sentire la sua presenza. Secondo Carl Cameron, di Fox News, il 17 dicembre 2001:
“Los Angeles, 1997, una grande inchiesta condotta dalle autorità locali e federali cambia bruscamente direzione. I sospetti: il crimine organizzato israeliano operante a New York, Miami, Las Vegas, Canada, Israele ed Egitto. Le accuse: traffico di cocaina ed ecstasy, e sofisticate frodi alle carte di credito.
Il problema: secondo un documento riservato delle forze di sicurezza e ottenuto da Fox News, i malviventi sorvegliano i telefoni portatili, i segnalatori e anche i telefoni fissi dei poliziotti. Alcuni degli arrestati hanno confessato di avere centinaia di numeri dei quali si servivano per evitare l’arresto.
Le comunicazioni tra i detective del LAP (Polizia di Los Angeles) e le altre forze di polizia riguardanti questa vicenda sono compromesse. L’organizzazione ha preso conoscenza delle comunicazioni tra i diversi servizi di polizia, dello FBI e dei servizi di informazione.
Un vero e proprio shock ha investito la DEA (Agenzia di lotta antidroga) fino allo FBI a Washington, per finire alla CIA. Una inchiesta svolta in merito, secondo documenti ufficiali, ha concluso che “l’organizzazione ha apparentemente accesso agli archivi di dati per trovare informazioni personali e biografiche pertinenti”.
Il settore militare hi-tech israeliano è in pieno boom nonostante la crisi economica mondiale e si è infilato in posizione di prima fila nell’industria della “sicurezza interna USA” (Homeland Security), come potrà confermare il governatore Rendell della Pennsylvania. E’ stato Rendell che li aveva reclutati per supervisionare la sicurezza della Pennsylvania – fino a quando non si è scoperto che spiavano i gruppi legali che protestavano contro la costruzione di una centrale. Le società di “sicurezza” israeliane operano su tutto il territorio degli Stati Uniti, e anche all’estero, negli aeroporti e nelle amministrazioni di governo, e se il crimine organizzato è una parte pregnante di questa industria in piena crescita, allora questo pone - o dovrebbe porre – un serio problema in termini di sicurezza.
Il documentario in quattro parti di Cameron per Fox News sullo spionaggio israeliano negli Stati Uniti lasciava intendere l’esistenza di legami tra il governo israeliano e la mafia israeliana. Grazie a Wikileaks, il legame è oramai visibile. La connessione tra il gen. Ronen e Bern Shabat, attraverso H.A. Sh Decurity Group, mostra che il reportage di Cameron non si basava solo su dei semplici sospetti. Con le nuove informazioni fornite da questo documento, è ragionevole pensare che un settore corrotto dell’esercito o della polizia israeliana è letteralmente in affari con il crimine organizzato israeliano.
Se tutto ciò non vi fa paura – e meriterebbe di essere divulgato – allora io non capisco più niente. E tuttavia i nostri lecchini e “giornalisti” dalla schiena piegata – che vorrebbero che l’informazione sia loro servita su di un piatto d’argento – si lamentano che non c’è niente di nuovo nei documenti di Wikileaks.
Ma è solo perché non l’hanno letto.