Kaddafi, padrone della stampa
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Jeune Afrique 8-14 giugno 2008 - Kaddafi, padrone della stampa
Panapress, Africa n.1, Vodoo, Continental… La Libia non fa mistero della sua volontà, che abbia successo o no, di controllare i media.
Tra il desiderio e la repulsione: è un rapporto ambiguo che Kaddafi ha con i media. Ne ha bisogno per consolidare la sua leggenda, rappresentare il suo potere e proclamare le sue ambizioni panafricane. Ma vuole comunque controllarli per mettere a tacere le critiche, che mal sopporta.
La strategia del “fratello guida”, portata avanti con grande discrezione, alimenta le voci più assurde sui giornali, le radio o le televisioni che sarebbero passati sotto il suo controllo o quello dei suoi luogotenenti. Soprattutto dopo il colpaccio che permise ad una Libia ancora sotto embargo, alla fine degli anni 1990, di assumere il controllo dell’agenzia di stampa panafricana in fallimento, Panapress, e di spostarne la sede da Dakar a Tripoli.
Ultimo episodio, in data 24 gennaio 2008, Il Libya Africa Porfolio (LAP), il fondo di investimenti diretto da Béchir Salah Béchir, il capo di gabinetto di Kaddafi, avrebbe offerto 1 milione di dollari per mettere le mani su di un giovane periodico economico e finanziario: Les Afriques. Notizia che viene tuttavia smentita da Dominique Flaux, il direttore della pubblicazione: “Abbiamo effettivamente ricevuto una lettera di intenti, non sollecitata e senza indicazioni di cifre, da parte del LAP. La lettera si felicitava con noi e ci incoraggiava. In seguito più niente. Non si è mai andati al di là di questo”.
Frattanto tuttavia rappresentanti del fondo hanno tentato di avvicinare telefonicamente tre azionisti del settimanale con sede a Genève. Per chiarire la situazione il direttore ha dovuto scrivere un editoriale nel numero dal 29 maggio al 4 giugno 2008, allo scopo di rassicurare i lettori. Ed i suoi azionisti. Proparco, la filiale dell’Agenzia francese di sviluppo (AFD), azionista al 7% del capitale della società da aprile, ha anche fatto aggiungere una clausola che rimetterebbe in questione la sua partecipazione se un fondo libico diventasse azionista del settimanale.
Un azionista ingombrante
Altri colpi, al contrario, hanno avuto successo. Nel novembre 2007 la Libyan Jamahiriya Broadcasting ha assunto una partecipazione di maggioranza (52%) nella radio panafricana Afica n.1, il cui 35% appartiene ancora allo Stato del Gabon. L’amministratore della radio, Louis-Barthélemy Mapangou è restato la suo posto a Libreville, ma il Libico Ammar el-Mahjoub, nuovo presidente del consiglio di amministrazione, ne è diventato il vero capo. Africa n, 1-Paris, posseduta al 20% dal suo omologo di Libreville si considera al sicuro dall’influenza della “Guida”. “Da quindici anni abbiamo lo stesso nome, lo stesso logo ma siamo due società diverse che si scambiano dei programmi. Dopo il mutamento di azionariato la linea editoriale non è cambiata. Basta ascoltare la radio” , dice Dominique Guihot, presidente del consiglio di amministrazione di Africa Media, azionista di riferimento della radio.
Al contrario, le frontiere sembrano ben più fluide e porose tra gli interessi libici e le attività nel settore delle comunicazioni e dei media dell’uomo d’affari beninese Arnauld Houndété. Egli ha fatto il suo debutto nella stampa una dozzina d’anni fa lanciando il mensile panafricano Continental. Un magazine pubblicato in Francia, del quale è sempre il direttore.
Ma da due anni, amministra anche i profitti del Libya Africa Portfolio in Benin e per tutta l’Africa centrale. Una promiscuità tra due attività difficilmente compatibili, che solleva degli interrogativi. Soprattutto quello che, a 40 anni, Arnaud Houndété è anche l’azionista di due agenzie di comunicazione e di pubblicità in Costa d’Avorio: Orisha e Vodoo. Attiva nel settore dei media, l’agenzia Vodoo (che peraltro ha vinto per due volte di seguito la gara d’appalto per la pubblicità di Orange-Costa d’Avorio, prima di perderla a favore di Publicis e Nc Cann) ha aperto due mensili in Costa d’Avorio, un magazine people, Life Magazine e Tycoon, per gli uomini d’affari. Un insieme di generi che contraddice Francis Laloupo, il direttore di redazione di Continental: “Non v’è alcuna partecipazione libica di qualunque genere, né alcuna interferenza in Continental. Arnauld suddivide molto le sue attività. D’altra parte io non lo vedo che due o tre volte l’anno”. Meno che i libici del LAP?
J.-M.M.