Lettera di un maliano al signor Sarkozy, presidente della Francia
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Le Grand Soir, 3 aprile 2012 (trad. Ossin)
Lettera di un maliano al signor Sarkozy, presidente della Francia
Mamadiu Dramane Traoré (*)
I Tuareg che costituivano una parte importante dell’esercito di Gheddafi si sono riversati in Mali e, disperando oramai di trovare l’Eldorado perduto, hanno deciso di rivolgere le loro armi contro coloro che li hanno sempre considerati come fratelli
Signore,
In questo periodo triste per lei come per me (per ragioni apparentemente molto differenti) mi vedo costretto dalle circostanze a prendere la penna per esprimerle le preoccupazioni che suscita in me una situazione creata e alimentata dalla sua imprevidenza, sempre che non sia stato invece un disegno machiavellico.
Nel 2011, con il mandato 1979 dell’ONU da lei travisato, ella ha, con l’aiuto dei suoi alleati e su consiglio del signor Levy, fatto attaccare la Libia da una coalizione di forze. Nonostante che, per riconoscenza nei confronti di Gheddafi, gli avesse, qualche tempo prima, srotolato il tappeto rosso per riceverlo in pompa magna a Parigi. Da noi questo si chiama “mordere la schiena di quello che ti ha portato”.
Il pretesto accampato per giustificare il suo coinvolgimento personale in questa campagna anti-Gheddafi era il suo impegno a proteggere le brave popolazioni di Bengasi e di Misrata, minacciate dalla Guida libica di sterminio; tutto ciò ha portato al suo assassinio e alla totale disgregazione dello Stato libico.
Io non sono né un politologo né un esperto in geo-strategia. Sono solo un semplice cittadino di un paese che aspira semplicemente ad un po’ di vita tranquilla su questa terra dominata dall’ingiustizia, dalla cupidigia, dallo sfruttamento dei popoli eretto a forma di governo. La Forte Francia vuole così.
Lungi da me ogni pretesa di fare un’analisi obiettiva della sua politica estera, perché non ne ho né le competenze, né le informazioni necessarie. Le sue intenzioni in questa vicenda erano lodevoli?
Il problema è che, nella sua qualità di presidente della “Francia Forte”, o lei non ha agito con discernimento non avendo sufficientemente valutato l’ampiezza dei danni collaterali che avrebbe provocato il suo intervento, oppure ha previsto tutto, grazie ai suoi geo-strateghi. Nell’uno e nell’altro caso, incommensurabile è la sua responsabilità morale, perché le conseguenze sono state drammatiche.
Attraverso alcune constatazioni, mi limiterò qui a citarne qualcuna, di quelle che colpiscono particolarmente il mio popolo nei suoi diritti più fondamentali, diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dei quali pure lei dovrebbe essere garante a causa delle sue funzioni, e di cui in ogni occasione ella ne ricorda la paternità francese.
Sì, le popolazioni di Bengasi e Misurata sono state preservate dal massacro, sì Gheddafi è stato selvaggiamente assassinato, e grazie a ciò ora il petrolio e i mercati tanto appetiti sono ai suoi piedi.
Ma per contro:
Nuove milizie armate terrorizzano, taglieggiano, torturano e massacrano ogni giorno le popolazioni in questione.
Difficilmente la Libia tornerà ad essere una entità geografica, politica ed economica stabile perché è in via di disgregazione e divisione. La Cirenaica ha aperto le danze.
Dei gruppuscoli infinitamente più pericolosi di Gheddafi vanno posizionandosi qui e la e minacceranno oramai la quiete e la stabilità del mondo intero, e anche quella della Francia Forte, alla lunga, nonostante la sua lontananza geografica.
Armi di ogni tipo dell’esercito libico sono disseminate in tutta la sotto-regione, e si ritrovano tra le mani di gruppi che hanno diversi programmi.
I Tuareg, che costituivano una parte importante dell’esercito di Gheddafi, si sono riversati in Mali e, disperando oramai di trovare l’Eldorado perduto, hanno deciso di rivolgere le armi contro quelli che li hanno sempre considerati come fratelli. In questo modo seminano ogni giorno desolazione e sofferenza tra migliaia di vecchi, donne e bambini ridotti al rango di rifugiati nella loro stessa patria o gettati sulla via dell’esilio verso i paesi vicini.
Questi ribelli e i soldati dell’esercito maliano si uccidono in combattimenti fratricidi, che provocano morti, lutti, lacrime e dolore tra le famiglie tanto provate e separate.
Traffici di ogni genere proliferano e seminano progressivamente la desolazione tra tutti i giovani.
Come ci si poteva aspettare, Signore, l’elenco non è esaustivo. Ecco, tra gli altri, qualcuna delle prodezze della “Francia Forte” come lei la concepisce. L’agitazione sociale e la destabilizzazione dei paesi poveri vengono a completare questo quadro brillante!
E nel frattempo, Signore, ogni sera in televisione, per convincere i Francesi che lei è il migliore, io la vedo muovere la testa a destra e sinistra; inarcare e aggrottare le sopracciglia negli show mediatici, mentre migliaia di bambini, vittime innocenti della sua imprevidenza, dormono all’addiaccio alla mercé dei serpenti, delle belve, della fame, della sete, delle malattie nei campi profughi, e non vanno più a scuola. Migliaia di donne e vecchi marciscono per colpa sua nei campi profughi: senza acqua, senza cibo, senza medicine né cure. Che fare, Signore? E’ anche questo il ruolo della Francia Forte?
Guardandola domenica sera, 11 marzo, a Villepinte, alzare le spalle, girare la testa a destra e sinistra, un’immagine che cercavo da quasi cinque anni ha fatto tilt nella mia testa e subito un nome mi è spuntato sulle labbra: “Babacommandant”. Sì! Scommetto che lei non sa di cosa si tratta! Possibile che mi sbagli? No? A cavallo di un magnifico sauro intagliato nel legno, è semplicemente una superba marionetta Somono che un artista particolarmente dotato deve avere, con un colpo di genio, realizzato il giorno stesso dell’arrivo di Faidherbe (1) in Mali. Questo burattino rappresenta alla perfezione un amministratore coloniale rigido e altezzoso.
Venga un giorno a vederlo a Koulikoro, Signor Zorrokozy. Resterà, sono certo, stupefatto dalla somiglianza. La sola e grande differenza è che questa reliquia culturale è fatta non per seminare la morte o gettare merda su tutto il mondo, o ancora per provocare drammi nelle famiglie e paesi stranieri, ma solo per dare diletto alla gente pacifica; consolare periodicamente i bambini piuttosto che gettarli sulla via dell’esilio forzato.
E’ credente, Signor Zorrokozy?
Se sì, sarà pronto a giustificarsi davanti a Dio per tutti questi dolori che ha provocato a persone che, in modo diretto o indiretto, non le hanno assolutamente fatto alcun torto, alcun male.
Se no, dovrà almeno avere un poco di coscienza. In tal caso, le suggerisco di porsi, solo e nel segreto della sua camera, una domanda semplicissima: “Quante vite, quante famiglie ho sconvolto, distrutto coi miei atti in qualità di Presidente della Francia Forte?”
Per ciò che mi riguarda, altre domande mi assillano: se lei è davvero il giustiziere del mondo che pretende di essere, dove, ma dove dunque si trova Zorrokozy nell’immensità del deserto maliano cosparso dei cadaveri di innumerevoli bambini, vittime innocenti collaterali dell’imprevidenza, se non dell’incoscienza del Presidente della Francia Forte?
Prendere a calci tutti i termitai d’Africa perché, all’esito, la Francia possa fare la raccolta e nutrire i suoi figli, con le risorse provenienti dal petrolio e dai mercati libici, senza preoccuparsi del fatto che, nei paesi vicini destabilizzati da quest’azione, dei bambini (perché essi sono per un pelo di pelle nera e nati in un paese povero) muoiono di fame, di sete e di malattie sulle strade dell’esilio forzato o nei campi profughi, è questa la sua concezione del ruolo della Francia Forte. E’ pur vero che lei ha avuto molti esempi in questo campo. Ne ho d’altronde già parlato nel mio lavoro intitolato “I Sospiri del baobab”, edito dalle edizioni L’Harmattan nel 2009.
Finanziare campagne politiche col prezzo del pane e delle medicine strappate dai denti dei bambini affamati e ammalati d’Africa da leader infami e senza scrupoli, sembra che anche questa sia una pratica molto in voga? E’ vero? E' falso? Io non ne so assolutamente niente. Ne ho solo sentito parlare su alcuni media.
Non la saluto Signor Zorrokozy. La lascio alla sua campagna.
(*) Ex direttore scolastico a Koulikoro in Mali
(1) Louis Faidherbe, generale francese, governatore del Senegal (1818-1889)