Silwan, una comunità palestinese devastata da improbabili ricerche archeologiche israeliane
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Middle East Eye, 22 febbraio 2018 (trad.ossin)
Silwan, una comunità palestinese devastata da improbabili ricerche archeologiche israeliane
Mustafa Abu Sneineh e Lubna Masarwa
Israele sta creando un'attrazione turistica, la "Città di David", a Gerusalemme Est, ma i lavori stanno distruggendo le case palestinesi che si trovano sopra i siti di scavo
Manal e Mohammed stanno nel soggiorno della loro casa a Silwan, mostrando le crepe che zigzagano lungo le pareti. La loro casa ha resistito per decenni, come molte altre in questo quartiere palestinese posto a sud della città vecchia di Gerusalemme, ma le crepe sono una novità.
Cominciarono ad apparire quando Israele prese a scavare dei tunnel sotto le strade per creare una nuova attrazione turistica, e trovare le prove dell’esistenza della « Città di David » vecchia di tre millenni.
E’ una ricerca che molti, compresi taluni Israeliani, ritengono non si basi su alcuna prova scientifica, ma ha letteralmente sconvolto le fondamenta delle persone che ci vivono sopra.
Manal e Mohammed vivono nella zona di Wadi al-Hilweh, a Silwan. Dicono che la loro casa sta semplicemente cadendo a pezzi e raccontano come un pezzo di muro sia caduto sulla testa del loro figlio di 3 anni, mentre stava giocando.
« Quando andiamo a casa dei nonni, dopo non vuole mai tornare a casa. La chiama la “casa in rovina” », ha dichiarato Manal.
Mohammed spiega che è uno scavare e perforare quasi continuo da tre anni. « Lavorano dalle 7 h alle 21 tutti i giorni. Nessuno ci ha mai allertato sui pericoli di questi scavi ».
Molti residenti di questo quartiere di composizione molto omogenea puntano direttamente il dito contro Israele. Sta sviluppando siti turistici e archeologici nella zona dal 1995, secondo i Palestinesi nel tentativo di trovare le prove di una storia ebraica che legittimi le colonie illegali nella Gerusalemme Est occupata.
L’Autorità per le Antichità di Israele sta scavando siti a Wadi al-Hilweh, nei pressi della moschea al-Aqsa e delle mura della città vecchia. Ir David, una fondazione di coloni israeliani, finanzia questi scavi, collegati alla nuova attrazione turistica « Città di David ».
Il suo completamento, incluso un « camminamento romano » costruito su strade che sono state la dimora di generazioni di Palestinesi, consoliderebbe la posizione dei 450 coloni illegali che vivono attualmente a Silwan, e condannerebbe i 10 000 Palestinesi che stanno loro accanto a vivere sotto stretta sorveglianza.
E tutti gli abitanti con cui Middle East Eye ha parlato hanno ripetuto la medesima storia: quasi senza eccezioni, gli scavi cominciano alle 7 del mattino e continuano per 14 ore, quasi tutti i giorni, e i risultati sono stati catastrofici per le loro case e le loro comunità.
Basem Siam, un altro abitante, ha detto che gli scavi producono gli stessi effetti di un terremoto. « I vetri delle finestre vanno in frantumi, nelle pareti si aprono crepe, i pavimenti tremano e cedono. Gli scavi sono cominciati dieci anni fa », ha detto Siam.
Ha aggiunto che la maggior parte delle famiglie di Wadi al-Hilweh è stata costretta ad andarsene a causa del cedimento delle case.
Siam ha detto che, come molti altri abitanti rimasti, lui non ha altra scelta che restare. Dove potrebbe andare, e chi prenderebbe il suo posto?
« Se mi trasferissi in Cisgiordania, rischierei di perdere il mio status di residente a Gerusalemme », ha precisato.
Fuad Mokhtar, proprietario di un negozio a Wadi al-Hilweh, ha detto che I bicchieri d’acqua sui tavoli tremano a causa degli scavi. La sua casa e quella del vicino « sono oramai sospese nell’ aria… E’ solo questione di tempo prima che crollino ».
Mokhtar ha aperto il negozio dopo avere abbandonato il settore dell’edilizia, che lo costringeva a viaggiare ed a passare troppo tempo lontano da casa.
« Avevo paura che un giorno, rientrando, avrei potuto trovare dei coloni che avevano occupato la mia casa – è successo a qualcuno dei miei vicini ».
Ha aggiunto che tutti, a Wadi al-Hilweh, sono oggetto di pressione da parte delle autorità israeliana che vogliono costringerli ad andarsene.
« Usano la politica del bastone e della carota. Con l’apertura della Città di David, la vita a Wadi al-Hilweh è diventata insopportabile. Se queste case crolleranno, la municipalità di Gerusalemme non ci accorderà il permesso di costruirne di nuove ».
Inerzia dei tribunali
Poco dopo l’inizio degli scavi a Wadi al-Hilweh, un gruppo di vicini si rivolse ad un avvocato e citò in giudizio l’Autorità per le Antichità di Israele, l’Autorità israeliana per la natura e i parchi e la Fondazione Ir David.
La casa di Khaled al-Zier è stata demolita tre volte da Israele perché « costruita senza permesso », e lui è stato quindi costretto a trasferirsi con la famiglia in una delle grotte vicine. La polizia israeliana lo ha arresto diverse volte per avere parlato della crisi che colpisce Wadi al-Hilweh.
Zier ha detto che l’avvocato stava lavorando al caso ma pensava però che le autorità israeliane avrebbero ritardato la decisione finale a dopo il completamento degli scavi.
Ha detto che lui e i suoi vicini stanno sempre alle costole degli avvocati e degli ingegneri.
« Alcuni osservatori ONU sono venuti e hanno riferito quanto sta accadendo, ma non abbiamo notato alcun risultato ».
Sami Khurshid, uno degli avvocati degli abitanti di Silwan, ha raccontato la stessa cosa: « Le autorità israeliane non consentono che un geometra entri nei tunnel e negli spazi sotterranei per produrre un rapporto professionale da presentare in tribunale », ha detto.
Khurshid rappresenta quindici famiglie, proprietarie di otto immobili.
Ha detto che nel 2017 la municipalità di Gerusalemme ha costretto tre famiglie ad andarsene perché le loro case rischiavano il crollo.
« Abbiamo chiesto alla municipalità di restaurare le case, ma ha rifiutato sostenendo di non conoscere la causa dei danni e che il restauro non è di sua competenza ».
Un portavoce della municipalità ha dichiarato: « Affermare che queste strutture sono state danneggiate dagli scavi e dalle perforazioni è assolutamente falso ».
Il portavoce ha aggiunto che un edificio della zona era stato dichiarato inagibile per danni provocati dalle acque, senza alcun rapporto con gli scavi, e che gli abitanti erano stati evacuati per ragioni di sicurezza.
« Nazionalismo sionista »
Una guida turistica ebrea che vuole mantenere l’anonimato ha dichiarato che, secondo lui, la « Città di David » non ha alcuna importanza religiosa per gli ebrei.
« Tutto quello che vedi qui è nazionalismo. Solo se sei un nazionalista sionista, questo posto può avere importanza per te ».
I turisti che visitano la « Città di David » non vedranno alcun Palestinese, ha dichiarato la guida, che è anche un archeologo.
« La maggior parte del tour è sotterraneo, e l’obiettivo è di dare al turista il senso del pellegrinaggio ebraico da Birket al-Hamra o “bacino di Siloe”, nella parte sud di Wadi al-Hilweh, dove il fedele si purificherà prima di salire verso il Muro del Pianto ».
Le visite si effettuano sotto terra, attraverso gli antichi canali d’acqua di Silwan e lungo 400 metri di quella che era un tempo la rete fognaria romana.
Al di sopra di questo tunnel, l’Autorità israeliana per le Antichità progetta una strada a imitazione di una « strada romana », che colleghi le mura occidentali della vecchia città di Gerusalemme a Birket al-Hamra, nella zona sud di Wadi al-Hilweh. E’ questa strada che compromette la stabilità delle case palestinesi di Wadi al-Hilweh.
Nei tunnel è tutto un cantiere: impalcature, secchi e sacchi per lo svuotamento del terreno, rumori sordi dei macchinari pesanti e lo stridio delle seghe elettriche.
« Per completare lo scavo, l’area è stata chiusa ai residenti palestinesi, e in seguito è diventata un sito turistico a pagamento », ha detto la guida israeliana.
Costa 44 shekel (10 euro) per una mezza visita che sale da Birket al-Hamra al Muro del Pianto attraverso il tunnel.
Emek Shaveh, una ONG archeologica israeliana, ha dichiarato in un rapporto che questi tunnel « creano una città ebraico-israeliana sotterranea e fanno dei coloni i suoi abitanti naturali, e degli abitanti palestinesi… una presenza temporanea ».
La guida ha detto che gli scavi non hanno trovato nemmeno un singolo manufatto dell’epoca di re David, che risale a 3 000 anni fa.
Sono stati al contrario trovati artefatti di vari imperi estinti, soprattutto arabi e musulmani, che hanno governato Gerusalemme nel corso dei secoli.
Sono stati anche trovati artefatti risalenti al periodo del Secondo Tempio, che risale al 1° secolo avanti Cristo, un periodo importante per gli ebrei.
Nient’altro.
Nonostante ciò gli Israeliani continuano la loro accanita ricerca della loro città perduta, mentre la città ben reale dei Palestinesi, posta al di sopra, viene lentamente consegnata ai libri di storia.