2020, l'anno della fine per Gaza
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Haaretz, 2 gennaio 2020 (trad.ossin)
2020, l'anno della fine per Gaza
Gideon Levy
È come quando ti diverti. Il tempo vola. Otto anni fa, nel 2012, le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto intitolato "Gaza nel 2020: un luogo vivibile?" La risposta era: No. A meno che non vengano prese misure per salvarla
Non sono stati presi provvedimenti concreti, ma le proiezioni di questo severo rapporto non sono state per nulla confermate: in realtà, la situazione è molto peggiore di quanto previsto.
Il 1 ° gennaio 2020 è iniziato l'anno della fine di Gaza. A partire dal 1 ° gennaio, 2 milioni di esseri umani vivono in un luogo ufficialmente non vivibile.
C'è una Chernobyl a Gaza, a un'ora da Tel Aviv. E Tel Aviv non è infastidita da questo fatto. E nemmeno il resto del mondo. Le rassegne stampa dell'ultimo decennio parlavano di tutto, tranne del disastro umanitario nel cortile di Israele, di cui Israele è la prima responsabile.
Invece di assumersi la responsabilità di averli espulsi e spinti verso Gaza nel 1948, tentando di rimediare e fare ammenda per quanto era stato fatto, con politiche di recupero e di assistenza, Israele sta continuando a perseguire le stesse politiche del 1948, seppure in forme diverso: una gabbia al posto dell’espulsione, una prigione invece della pulizia etnica, un assedio al posto dello spossessamento.
Non credo vi siano altre regioni al mondo in cui un disastro si è protratto senza soluzione di continuità per oltre 70 anni, e tutto questo è il risultato di una politica disumana. L’idea di Gaza avrebbe dovuto assillarci giorno e notte. Invece, Gaza è dimenticata. Solo il lancio di un razzo Qassam è in grado di ricordarci che esiste.
Quando fu scritto il rapporto delle Nazioni Unite, il tasso di disoccupazione a Gaza era del 29 percento. Sono trascorsi otto anni e ora, secondo la Banca mondiale, il tasso di disoccupazione ha raggiunto un inimmaginabile 53 - 67 percento tra i giovani.
Qualcuno lo capisce? Sessantasette per cento di disoccupazione. Qualcuno capisce com'è una vita simile, quando la grande maggioranza dei giovani non ha né presente né futuro?
E’ colpa di Hamas. Hamas ha tutte le colpe. E Israele? Nessuna. Quale repressione, negazione e lavaggio del cervello ci vogliono per affermare questo? Quante bugie, disumanità e crudeltà? Un paese che ha inviato missioni di salvataggio ai confini della terra è indifferente al disastro che ha creato ai suoi confini, e sta persino aggravando la situazione.
Circa la metà degli abitanti della Striscia di Gaza vive con meno di $ 5,50 al giorno. Nella Cisgiordania occupata, al confronto, solo il 9 percento della popolazione sussiste con una somma simile.
Hamas è colpevole. Come se fosse lui ad avere imposto l'assedio. Come se fosse lui a ostacolare le esportazioni, le importazioni, e il raggiungimento dei luoghi di lavoro. Come fosse lui a sparare contro i pescatori di Gaza. A impedire ai malati di cancro di ricevere cure mediche. A bombardare Gaza, uccidendo migliaia di civili e distruggendo innumerevoli case. Evidentemente.
Il rapporto delle Nazioni Unite del 2012 prevedeva che nel 2020 Gaza avrebbe avuto bisogno di almeno altri 1.000 medici. Ma nella Gaza del 2020, 160 medici sono partiti negli ultimi tre anni. Chiunque può se ne va.
Una giovane chirurga dell'ospedale Shifa di Gaza, la dott.ssa Sara al-Saqqa, ha dichiarato a The Guardian la scorsa settimana che guadagna $ 300 per 40 giorni di lavoro. Se non fosse stato per la sua anziana madre, anche lei se ne sarebbe andata.
E la situazione peggiorerà. Il novantasette percento dell'approvvigionamento idrico di Gaza non è idoneo al consumo, come previsto dal rapporto delle Nazioni Unite. 100.000 metri cubi di liquami al giorno sfociano nel Mediterraneo, che è anche il nostro mare. Ashkelon fa il bagno nelle acque reflue di Gaza, ma neanche questo disturba nessuno.
Tre anni dopo la pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite, le Nazioni Unite hanno pubblicato il rapporto del 2015. La guerra di Israele del 2014 a Gaza, Operation Protective Edge, aveva strappato mezzo milione di persone dalle loro case e lasciato Gaza distrutta. Ma anche questo non ha provocato altro che un grande sbadiglio. E poi è arrivato il rapporto del 2018, questa volta dalla Banca mondiale: l'economia di Gaza era in condizioni critiche. Lasciateli soffocare. Israele sta con Naama Issachar, la donna israeliana in prigione in Russia, che è stata trasferita in un'altra prigione.
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