Lettera aperta al sig. Hollande
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«Non si può consentire l’importazione del conflitto in Francia, non si possono consentire manifestazioni che si contrappongono, con rischi per l’ordine pubblico”. Il presidente François Hollande ha giustificato venerdì dal Niger il divieto di una manifestazione di solidarietà con la Palestina, prevista per sabato a Parigi. Una decisione presa il giorno stesso dalla Prefettura di Polizia di Parigi (PP)... Per la PP, le condizioni perché la manifestazione “si svolga in assoluta sicurezza, al momento non vi sono». «In vista dei gravi rischi per l’ordine pubblico che la sua tenuta provocherebbe in un contesto di accresciuta tensione, il prefetto di polizia ha deciso di vietare la manifestazione prevista per domani tra Barbès e piazza dell’Opera», ha aggiunto. Domenica scorsa, incidenti erano scoppiati davanti a due sinagoghe parigine, in rue de la Roquette e in rue des Tournelles, dopo una manifestazione filo-palestinese cui avevano partecipato 7000 persone, secondo la polizia. Dei CRS sono dovuti intervenire per porre fine agli scontri tra alcuni manifestanti e membri della comunità ebraica, soprattutto giovani militanti della Ligue de défense juive (LDJ) e del Betar, che hanno rivendicato la loro presenza sul posto, secondo l'AFP. Le due parti si accusano reciprocamente di provocazioni... Da parte sua, il nuovo Partito anticapitalista (NPA), «indignato per il divieto», ha indetto una manifestazione almeno per sabato. In un comunicato, il partito ritiene che «questa decisione scandalosa, che si fonda su pretesi ‘rischi per l’ordine pubblico’, costituisce una grave violazione dei diritti democratici e della libertà di manifestare». Ricorda che «ai quattro angoli del mondo, dovunque vengono organizzate delle manifestazioni contro l’operazione assassina in corso a Gaza. La Francia è l’unico paese a vietarle». Anche la Ligue des droits de l'Homme (LDH) ha deplorato il divieto della manifestazione parigina, che costituisce secondo lei «flagrante violazione di una libertà costituzionale e una negazione della realtà».
(Le Figaro, 18 luglio 2014 - estratto)
Investig’Action, 22 luglio 2014 (trad.ossin)
Lettera aperta al sig. Hollande
Laurent Cohen (*)
Signor Hollande,
Ero alla manifestazione di domenica 13 luglio a Barbès. C’era molta gente. Più di 20.000 persone. Gente infuriata per l’aggressione del governo israeliano alla popolazione di Gaza. Il massacro era già cominciato. Moti giovani, per lo più immigrati.
Mi è dispiaciuta peraltro l’assenza dei partiti della sinistra e dei sindacati francesi. Questi 20.000 hanno sfilato senza gravi incidenti fino alla fine, da Barbès alla Bastiglia, nonostante la pioggia, nonostante il Ramadan per molti di loro. Gli slogan echeggiavano e alcuni la riguardavano: “Israele assassina, Hollande complice”. E’ comprensibile: invece di schierarsi dalla parte delle vittime civili di quelli che al momento erano solo dei bombardamenti, lei ha giustificato l’aggressione perché, secondo lei, “Israele ha il diritto di difendersi”!
Difendersi contro chi, contro che cosa?
Nessuno potrebbe giustificare l’uccisione dei tre giovani israeliani – in una zona assai lontana da Gaza, è bene ricordarlo – e per quanto ne sappiamo, nessuno l’ha rivendicata. Non vogliamo infilarci nel morboso conteggio dei cadaveri dell’uno e dell’altro campo, ma occorre pure alla fine ricordare la situazione estremamente drammatica di oggi, quando le vittime palestinesi, 2/4 delle quali civili e un gran numero di bambini, si contano a centinaia!
Anche in Cisgiordania non passa giorno senza morti di uomini o bambini, o per proiettili israeliani o indirettamente a causa delle limitazioni di movimento imposte alla popolazione palestinese: i feriti che non arrivano in tempo all’ospedale perché non lasciano passare l’ambulanza, le donne incinte che partoriscono ai check-point, senza parlare delle case perquisite, demolite per rappresaglia, gli agricoltori che non hanno accesso alle proprie terre per coltivarle… a Gaza, stesso ritornello prima dell’operazione: i pescatori mitragliati perché tentano di pescare, gli agricoltori…
Signor Hollande, in Palestina la situazione è la seguente: l’occupazione israeliana continua, le colonie continuano a svilupparsi - 500.000 coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme-Est; a Gerusalemme-Est i Palestinesi sono spinti ad andarsene, le case crollano o vengono distrutte e Gaza è sotto assedio da 7 anni e praticamente non ha più acqua potabile, solo qualche ora al giorno di elettricità, la popolazione si trova in una situazione umanitaria catastrofica. E questo nonostante la firma degli accordi di Oslo e i pourparler che non portano a niente.
Peraltro la differenza tra Gaza e la Cisgiordania è che il governo di Hamas rifiuta di sottomettersi e di collaborare col governo israeliano. E’ questo il crimine? Così deve essere, perché la Cisgiordania non viene bombardata, nonostante la repressione che vi imperversa. E’ che la resistenza dei Comitati popolari di Bili’n e altri è pacifica, i gruppi armati essendo stati smantellati dall’Autorità Nazionale Palestinese. Ma che cosa ci ha guadagnato? Niente, una economia asfittica, completamente dipendente dall’aiuto internazionale e da Israele, un territorio sotto il controllo militare israeliano, che d’altronde si è ridotto a qualcosa di effimero… dov’è lo Stato palestinese promesso a Oslo?
Ma ecco che Israele e i suoi alleati occidentali riprendono il loro mantra preferito: è colpa di Hamas! Occorre un colpevole e immediatamente lo si è trovato. E siccome la popolazione civile di Gaza ha avuto il torto di votare Hamas alle elezioni, è essa che deve essere punita! Anche quelli che all’epoca non erano ancora nati: i bambini, questi futuri terroristi. Che cinismo! La democrazia, è evidente, non va bene per tutti! Soprattutto non per gli Arabi, come ha dimostrato il colpo di Stato militare di al-Sisi in Egitto. Aveva sostenuto Gaza durante l’ultima operazione punitiva, giustamente… il signor Obama aveva peraltro pronunciato un bel discorso al Cairo sulla democrazia, augurandola con tutto il cuore, un cuore pio come si sa.
Oramai le vittime non si contano più! Civili, donne, bambini! Infrastrutture demolite: è un vero e proprio massacro. Ed ecco emergere un’altra ipotesi, che non contraddice la prima. E’ che Gaza costituisce un magnifico banco di prova per l’industria degli armenti israeliana, che d’altronde vanta il privilegio di poter testare in diretta i suoi droni e le altre meraviglie della tecnologia su bersagli reali! In momenti come questi, i compratori hanno tutta la possibilità di verificare la loro efficacia! E non sono i soli ad assistere a questo sinistro spettacolo: gli spettatori israeliani si sistemano sulle alture per vedere piovere la morte su Gaza. E’ incredibile! Come si può arrivare a questo?
Nella foto, scattata dal giornalista danese Allan Sørensen nella città israeliana di Sdérot, a 2 km dalla striscia di Gaza, un gruppo di Israeliani si gode, mangiando popcorn, lo spettacolo del massacro. Scrosciare di applausi ad ogni esplosione...
Ci si domanda spesso come sia possibile che coloro che hanno tanto sofferto della discriminazione e delle persecuzioni siano diventati a loro volta dei carnefici? Tutto si spiega con una sola parola. Il Razzismo! E’ la stessa cosa che ha permesso i misfatti nazisti. Per questi ultimi, i membri delle razze inferiori non meritavano di vivere. Ebbene, signor Hollande, oggi nella società israeliana la parola “arabo” ha lo stesso significato, la stessa funzione che aveva la parola “ebreo” 70 anni fa in Europa. Un essere spregevole la cui vita non vale niente. Vada a vedere quello che fanno i coloni ebrei ai Palestinesi ad Hebron, qualsiasi visitatore può vederlo coi suoi occhi.
Signor Hollande, i miei compagni dell’Associazione Catalana degli Ebrei e dei Palestinesi che lavorano insieme per la Giustizia (e dunque per la Pace) sono assai inquieti. Inquieti soprattutto per la popolazione civile di Gaza, massacrata nella completa impunità senza che le Potenze del mondo abbiano niente da dire. Fortunatamente, alcune nazioni coraggiose come l’Equador e la Bolivia si indignano e si preoccupano della sorte loro riservata, ma si spiega: queste nazioni hanno sofferto nella loro carne e anima i misfatti del colonialismo, la loro visione delle cose è dunque ben più chiara della sua.
Ma siamo anche inquieti perché lo Stato di Israele semina l’odio, e chi semina odio raccoglie tempesta. Israele si sta preparando un domani difficile, perché tutti sanno che le cose cambiano, le alleanze cambiano, e un giorno o l’altro si troverà di fronte qualcuno più forte o più determinato. Assegnando a se stesso il ruolo di difensore di tutti gli Ebrei del mondo, volendo imporre Israele come uno Stato ebraico, il signor Netanyahu pretende, non solo di agire in nostro nome, per difenderci – quando noi non gli abbiamo chiesto niente – ma in più, egli uccide in nostro nome! Peggio, agli occhi del mondo, la politica israeliana è direttamente associata agli Ebrei, e accrescendo la confusione tra sionismo e giudaismo, Netanyahu è responsabile delle rappresaglie che potranno esservi contro gli Ebrei.
E’ per questo che noi siamo contro questa definizione di uno Stato ebraico, perché essa è inaccettabile almeno su due piani: il primo, quello interno, perché ciò implica la superiorità di una “etnia” e di una religione sul resto dei cittadini dello Stato. E noi poniamo la questione: ciò è accettabile in una democrazia nel XXI° secolo? Il secondo, il piano internazionale, perché il governo israeliano trasforma con un colpo di bacchetta magica gli otto milioni di Ebrei nel mondo in cittadini potenziali dello Stato di Israele, cosa assolutamente inaccettabile di fronte al fatto che i sei milioni di rifugiati palestinesi non hanno nemmeno il diritto di visitare i loro familiari in Palestina. Sì, le leggi di Israele permettono a qualsiasi Ebreo del mondo di emigrare in Israele e di ottenerne la cittadinanza, mentre i Palestinesi di Israele sono cittadini di seconda classe e quelli dei territori occupati attendono sempre il riconoscimento della Palestina come Stato indipendente! E i sei milioni di rifugiati aspettano sempre che si decida la loro sorte.
Ma torniamo a noi: ciò che è gravissimo è che un Paese come la Francia, che lei governa, abbia vietato al suo popolo di esprimere la sua simpatia, la sua solidarietà verso il popolo palestinese, per una causa nobile e giusta. E quale è il pretesto invocato per vietare una manifestazione? Cosa mai vista dopo De Gaulle e per di più da parte di un governo di “sinistra”?
L’antisemitismo che si potrebbe esprimere in torbidi e aggressioni alle sinagoghe! Signor Hollande, le invio in allegato la foto dell’Unione degli Ebrei francesi per la Pace, una manciata di uomini giusti, che sfilano al fianco delle “orde islamiste incontrollate” a piazza della Repubblica! E come vede, essi non sono stati linciati! Al contrario, gli estremisti della Lega di Difesa ebraica sono accampati a loro agio davanti alla sinagoga della Roquette, liberi di provocare a loro piacimento.
Signor Hollande, se lei non permette ai giovani di gridare la loro rabbia, dovrà attendersi che essi la esprimano in modo molto pericoloso e incontrollato! Sarebbe sufficiente che lei si unisca a loro, esprima la sua comprensione e la sua simpatia per una giusta causa e inviti alla moderazione. Ma no, lei preferisce schierarsi coi guerrafondai… Ma allora quale è l’immagine della Francia che lei offre al mondo, a coloro per i quali Libertà, Uguaglianza, Fratellanza non sono solo delle parole vuote? Per non parlare del socialismo… E come pretende che i giovani identifichino la sinistra con la difesa degli oppressi?
Israele riceve ufficialmente tre miliardi di dollari all’anno in conto aiuto militare statunitense. Ogni anno l’Unione europea rafforza i suoi legami di cooperazione militare, economica, politica con Israele. Senza questo aiuto, Israele sarebbe condannata a trovare un accordo coi suoi vicini e a porre fine alla sua politica di colonizzazione e di apartheid. Oggi l’UE invita le imprese e gli investitori a non investire nella colonizzazione dei Territori palestinesi occupati. E’ un passo nella giusta direzione, ma è insufficiente.
I leader israeliani si credono potentissimi perché godono di un sostegno incondizionato, di una immunità totale, da parte delle grandi potenze di ieri e di oggi, tra cui la Francia, e destabilizzano una regione già fortemente instabile. E’ tempo di porre fine a questa politica e noi la invitiamo a rompere tutte le relazioni con Israele, finché le risoluzioni dell’ONU non saranno applicate e i Diritti umani rispettati. Oggi il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) è la strategia pacifica ed efficace promossa dalla società civile palestinese che noi dobbiamo sostenere e rafforzare in vista di una soluzione giusta e durevole.
(*) È co-presidente di Junts Associaciò Catalana de Jueus i Palestins