Legge sulle Fake News, dal monopolio della verità al regno della menzogna
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Oumma, 10 giugno 2018 (trad.ossin)
Legge sulle Fake News, dal monopolio della verità al regno della menzogna
Bruno Guigue
Procede in Francia il cammino del disegno di legge anti fake news voluto da Emmanuel Macron, in queste ore il dibattito è in aula e i deputati francesi dovranno esaminare oltre 200 emendamenti. Si tratta di una legge di censura delle informazioni ritenute false, con Internet e social network nel mirino.
Presentando il progetto, la ministra della cultura Françoise Nyssen ha fatto un’affermazione che mette fortemente in discussione un principio fondamentale della democrazia: «La capacità di discernere dei cittadini», ha detto, «non è più sufficiente». E ha aggiunto, citando alcune iniziative di controllo sviluppate da media come Le Monde o Libération: «Dobbiamo formare i cittadini». Il commento di Bruno Guigue
Questa storia comincia come una fiaba. Nella nostra meravigliosa democrazia tutto andava per il meglio. La stampa era libera, il cittadino informato e il governo imparziale. Ma era troppo bello. Imprudente, la democrazia non ha avvertito il nemico avvicinarsi. Nascosto nell’ombra, era pronto a piombare sulla preda. Chi? La Russia, ovviamente. Ce ne si è accorti solo quando il barbaro ha rovinato la festa diffondendo le sue odiose menzogne. Per fortuna, montando sul suo bianco destriero, la nostra eroica ministra della cultura ha dato l’allarme: “La manipolazione dell’informazione, dice, è un veleno ad azione lenta che danneggia la nostra vita democratica. L’atteggiamento liberticida, di fronte ai pericoli attuali, è la passività”.
Reagire, sì, ma come ? Presentando il disegno di legge “contro le fake news”, ribattezzato disegno di legge “contro la manipolazione dell’informazione”, Françoise Nyssen ha usato un argomento forte : “La capacità di discernimento dei cittadini non basta più”. Eppure avevano preso tutte le precauzioni possibili, nelle alte sfere, per spingere i pezzenti a comportarsi come montoni. Controllo del 95 % della stampa tradizionale da parte di una decina di miliardari, linea editoriale uniforme modellata sull’agenda liberal-atlantista, sovvenzioni pubbliche riservate a media ortodossi o inoffensivi : nel paradiso dei diritti umani, tutto era bloccato. Evidentemente non basta più. Per guidare il gregge, occorre trovare altro. Li aiuteremo a pensare come si deve, questi ignoranti, perché hanno la seccante abitudine di vagare nel web per ascoltare un’altra storia.
In un vibrante omaggio alle agenzie incaricate di diffamare ogni pensiero critico (il “Décodex” di Le Monde e il“Check News” di Libération), la ministra della cultura disvela poi la vera sostanza del suo pensiero : giacché “la loro capacità di discernimento non basta più”, è essenziale “formare i cittadini”. Abitualmente questa formazione cominciava e finiva con la scuola. Ma è chiaro che non basta ! I cittadini che davvero tendono a votare male (referendum del 2005, Brexit, Italia), bisognerà rieducarli. Come ? Orientandoli verso i buoni media, quelli che non mentono mai. Si pensava fino ad oggi che i cittadini fossero abbastanza grandi per scegliere da soli i propri media. Non è più così. Il governo, nella sua infinita bontà, li esonererà da questo compito gravoso. Sarà lui a spiegare loro chi bisogna leggere, ascoltare alla radio o guardare alla televisione.
Per chiarire le cose, Françoise Nyssen ha precisato che la futura legge contro la manipolazione dell’informazione non riguarda, ovviamente, “i giornalisti della stampa professionale”. Non facciamo di tutt’erba un fascio ! Non si tratta di mettere in discussione la “professionalità” di quelli che hanno affermato, per esempio, che il regime di Bachar Al-Assad sarebbe crollato in quindici giorni, o che la Russia aveva assassinato il giornalista Arkadi Babchenko, resuscitato il giorno dopo da una pozza di sangue di maiale. Per non parlare della “fossa comune di Timisoara”, delle incubatrici di Kuwait City”, della “fialetta di Colin Powell” e delle innumerevoli bufale spacciate zelantemente da media per i quali professionista è sinonimo di mercenario. Insomma. Se questa stampa fosse appassionatamente attenta a distinguere tra vero e falso, ce ne saremmo accorti.
Ma poco importa. Per i nostri governanti è come un teorema: i media che godono della fiducia del ministro della propaganda non mentono mai. Quello che loro dicono, siccome lo dicono loro, è vero. D’altronde questa stampa che il mondo ci invidia ha due caratteristiche che ne garantiscono l’indipendenza: appartiene alla borghesia degli affari e riceve sovvenzioni dal governo. Doppio certificato di virtù ! Non è come se fosse animata da volontari che si prendono dei rischi e non guadagnano un soldo. Si può sempre sognare un mondo migliore in altre latitudini, ma il sistema mediatico delle “democrazie” si fonda sulla concentrazione capitalista e la benevolenza del governo. Un “buon giornale” è un giornale che dice quello che si deve dire, e al quale lo Stato fornisce i mezzi per eliminare la concorrenza.
Il disegno di legge contro le “fake news” non deroga a questa regola, che è strutturale. Il suo unico obiettivo è quello di garantire l’omogeneità della sfera mediatica, indispensabile alla promozione dell’ideologia liberale, europeista e atlantista. Incriminando i media russi, il governo francese prende due piccioni con una fava : sanziona la Russia e diffama la concorrenza. Ma nel mirino sono tutti i media indipendenti, perché si sottraggono al duplice controllo del capitale e del governo. Insieme al declino dei media tradizionali, la libertà conquistata in internet spaventa le élite che vedono sfuggirsi dalle mani il controllo dell’opinione pubblica. La divulgazione di notizie false certamente nuoce alla democrazia. Ma quando si pretende di esercitare il monopolio della verità, siamo vicini al regno della menzogna. E quei media “professionali” che continuano a mentire a profitto del potere del denaro ne sanno qualcosa.