Agente del Mossad?
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Le strane accuse di un corvo cybernetico
Jean-Marc Leclerc (Le Figaro, 12.10.2007)
Un centro occulto ha cercato di delegittimare Nicolas Sarkozy durante la campagna presidenziale ? E’ quanto dovrà accertare una inchiesta affidata alla Direzione centrale di Polizia Giudiziaria. A fine marzo 2007, nel corso dell’ultima tornata elettorale, tutti i direttori dipartimentali della Pubblica Sicurezza, vale a dire un centinaio di alti funzionari, hanno ricevuto una strana lettera elettronica. Il futuro presidente era tacciato, né più né meno, di essere stato reclutato negli anni ’80 dal Mossad, i Servizi Segreti israeliani. Il testo inviato si presenta nella forma di una “nota riassuntiva” di due pagine. Il titolo: “L’infiltrazione del Mossad israeliano nell’UMP. Nicolas Sarkozy, il quarto uomo”.
Sotto, uno pseudo-logo della DGSE (I Servizi Segreti francesi, ndt). “Tutto questo sa di manipolazione, puzza di estrema destra”, avvisa un dirigente del Ministero dell’Interno.
Secondo l’autore del messaggio, nel 1978 il governo di Menahem Begin aveva ordinato l’infiltrazione del partito gollista per farne una sorta di partner di Israele. L’operazione sarebbe stata portata avanti da Rafael Eytan, padrone-spia israeliano. Sarebbero stati individuati “tre cittadini francesi disposti a collaborare”: Patrick Balkany, Patrick Devedjian e Pierre Lellouche. Balkany viene presentato come capo della “rete”.
Nel 1983, Patrick Balkany avrebbe reclutato il “giovane e promettente” Sarkozy, il “quarto uomo del Mossad”. Un quinto reclutato sarebbe venuto a completare il dispositivo negli anni ’90: Manuel Aeschlimann, deputato- sindaco di Asnières (Hauts de Seine). Il corvo cybernetico dice che questo amico di Sarkozy è “incaricato di stabilire contatti con responsabili iraniani in Francia”. Affermazione quest’ultima piuttosto perfida, dal momento che la città di Asnières accoglie effettivamente una forte comunità iraniana.
Imbarazzato, lo Stato maggiore della Polizia dell’epoca ha dovuto fare rapporto alle alte sfere del contenuto di questa strana lettera e della qualifica dei suoi destinatari. Subito è stata disposta una inchiesta, affidata alla Polizia Giudiziaria. I poliziotti hanno scoperto che il messaggio è partito da un cybercafé di Val d’Oise.
Ma il corvo aveva ben scelto il luogo dello scherzo: in questo commercio dove l’anonimato è regola, perché la legge non impone di presentare i documenti per accedere ai computer, non c’era videosorveglianza.
Nessuna impronta, nessuna traccia di DNA si è potuto utilizzare. La perizia sulle macchine non ha dato alcun risultato. Non più dell’analisi semantica del testo.
E l’inchiesta prosegue a richiesta della Procura. A rischio di attribuire a questa vicenda una importanza che non merita.