La Libia: il ritorno al tribalismo al clanismo e alla monarchia religiosamente oscurantista
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Le Grand Soir, 12 marzo 2012 (trad. Ossin)
La Libia: il ritorno al tribalismo al clanismo e alla monarchia religiosamente oscurantista
Mohamed Bouhamidi
La proclamazione di una entità autonoma all’interno dello Stato libico ricorda crudelmente la realtà sociologica di una Libia patriarcale e tribale. Notiamo en passant che un simile tipo di struttura sociale non consente alcuna scelta politica individuale e fa sì che il voto di ciascuno sia piuttosto espressione della scelta del clan e non della propria. Ciò a dimostrazione dell’impostura di quelli che hanno ammantato la distruzione dello Stato libico e della Libia con gli orpelli democratici già ridotti in stracci in Iraq, in Afghanistan, a Gaza, nell’isola di Grenada, a Guantanamo, con il Patriot Act o nella legislazione USA sulla tortura.
Mentre la stampa mainstream incensava la distruzione della Libia, seguita con zelo dalla stampa neo-coloniale indigena, decine di articoli e testi alternativi davano l’allarme sul web circa l’ineluttabile smembramento del paese e i reali obiettivi degli aggressori, che avevano ostinatamente rifiutato le proposte africane di negoziazione, del resto accettate da Gheddafi. Non v’è alcun dubbio che la NATO – e soprattutto la coppia Sarkozy-Cameron – cercava di infliggere alla Libia il massimo di distruzione e di lasciarle il massimo di ferite e di rancori insormontabili. Queste analisi svelavano gli obiettivi strategici di divisione del paese, dopo la divisione del Sudan, e ciò al fine di creare in tutta la zona sahariana dei mini Stati in guerra, alla ricerca perenne di protezione esterna, come contropartita per la svendita delle loro risorse.
La divisione della Libia non è né un caso, né un effetto indesiderato. Era esattamente l’obiettivo della guerra. Sarkozy e Cameron sapevano benissimo che il CNT serviva solo a mascherare l’attivazione delle forze più retrograde attraverso identità politiche, tribali e religiose di prima della decolonizzazione. La stampa mainstream ha accuratamente nascosto il linciaggio dei Neri libici – non bisognava risvegliare la vigilanza e la coscienza dei Neri Usa – perché in caso contrario avrebbe dovuto spiegare che questi linciaggi discendono dal sentimento di vendetta dei loro antichi padroni (o dei figli di questi), che non hanno mai perdonato la loro liberazione. Guardare ciò che accade in Mauritania e la storia degli “haratine” (o “H’ratane” in Algeria) consentirebbe di comprendere la vicenda.
Il ritorno al tribalismo, al clanismo e alla monarchia religiosamente oscurantista senussita, all’ideologia schiavista dei notabili feudali e al feticismo e all’animismo della morte con la profanazione dei cimiteri prelude alla morte spirituale della fede, ecco il contenuto democratico delle bombe della NATO e delle sinistre europee, ed ecco il contenuto democratico di certe sinistre algerine, che hanno tentato di venderci la “beneficenza” della NATO come la “liberazione dei Berberi” di Nefusa. Finzione politica, finzione militare, finzione sociale, il CNT serviva solo a coprire l’azione di forze reali, ma ripugnanti, quali le tribù e la loro identità passatista, la NATO, il Qatar, la CIA e i suoi Belhadj, Shalabi e Jibril.
Qualche giorno prima della proclamazione della entità di Brega o Cirenaica, la stampa francese e le sue comparse indigene hanno cominciato a disvelare i crimini di guerra dei “thouwar”, la barbara sorte riservata ai Neri, le torture fino alla morte… Molti si sono posti delle domande sull’origine di questo voltafaccia della stampa e si sono chiesti se non si trattasse di un’autocritica senza mea-culpa. La spiegazione del mistero è tutta nella proclamazione di questa entità che rovinava tutte le manovre di Sarkozy e le sue intese falsamente segrete con il CNT. Questa autonomia della Cirenaica non era più che una questione di circostanze.
Mentre il Qatar investiva nelle milizie, nei gruppi jihadisti e nelle forze speciali, mentre gli USA piazzavano i loro uomini venuti da Guantanamo o dalla CIA nei posti-chiave, teleguidando l’azione del Qatar, dei Sauditi e della Turchia, a Sarkozy è rimasta solo la finzione del CNT per firmare il famoso accordo segreto che riserva ai francesi un terzo del petrolio libico. E i Francesi non avevano che questa finzione del CNT per credere ai contratti per la ricostruzione, di acquisto di armi, o ancora questo indecente contratto per il controllo delle frontiere libiche con l’Algeria.
Durante la guerra di aggressione, gli analisti e gli osservatori avevano sottolineato il ruolo subordinato della Francia. Essa si trova oggi senza alcuna risorsa. La sua sola ancora di salvezza è oggi quella di contrastare gli obiettivi della guerra che ha fatto per conto degli USA e della Gran Bretagna e di cercare di dare il massimo di ossigeno al CNT per non perdere tutto. Dalla parte della Tripolitania e del Fezzan, la doccia è gelata con una presa do coscienza di poste altrimenti più importanti di quella di tentare di vivere la realtà attraverso una Play Station. Improvvisamente le milizie si mostrano pronte a discutere di interessi superiori rispetto a quelli del loro universo tribale, attendendo che si decida la sorte del paese come nazione e come identità superiore rispetto a quella delle tribù. L’Algeria diventerà il solo attore regionale in grado di evitare una implosione della Libia o, almeno, una implosione incontrollata? Che paradosso! Soprattutto quando si ricordi che i titoloni della stampa coloniale locale facevano da megafono alle minacce di un Abdeljalil e riconoscono oggi di non avere mezzi per assicurare l’unità della Libia. Ricordiamo almeno la riconoscenza timida e vergognosa dei crimini dei ribelli, notando che essa tenta di nascondere la cosa peggiore: di essere servito da ausiliario agli aggressori stranieri. Noi sappiamo già che questa stampa non piange i guai dei Libici ma cerca di aggirare un fatto storico che fa della Francia di Sarkozy lo zimbello della farsa USA-qatariana in questo paese.