Recensioni, dicembre 2012 – Esce in Francia un libro sulle stupidaggini (molto ben remunerate) scritte e dette da economisti e grandi editorialisti. Sbagliano sempre ma nessuno dice niente, l’importante è che  parlino tutti con la stessa voce, quella della grande impresa e della finanza. Attendiamo un libro anche sulle sciocchezze italiane: noi di ossin per esempio non abbiamo dimenticato “la ricetta Giavazzi”, in voga qualche tempo fa sulle colonne del Corsera, che raccomandava di fare come in Irlanda… questo prima che i poveri Irlandesi fossero travolti da una crisi devastante, frutto proprio di quelle riforme economiche sconsiderate










Le Grand Soir, 30 novembre 2012 (trad.ossin)



Che importa se questi cervelloni (dai portafogli gonfi) si sbagliano: dicono tutti le stesse cose e i media si bevono tutto

Laurent Mauduit. Gli Impostori dell’economia
Bernard Gensane


Serge Halimi ha spiegato perché non vuole mai discutere con un antagonista che non la pensa come lui in materia di economia: il punto di vista del capitale finanziario sembra così “evidente”  come 2 e 2 fanno 4 e l’acqua è bagnata, che un oratore di opinione contraria dovrebbe impiegare la metà del tempo concessogli a remare contro corrente


Laurent Mauduit ha visto il “quotidiano di riferimento” Le Monde colombanizzarsi (Iean Marie Colombani, ndt) e alainminicizzarsi (Alain Minc, presidente del Consiglio di Sorveglianza de Le Monde, ndt)  al servizio dell’ideologia liberale. Successivamente ha fondato Mediapart con Edwy Plenel. Nel suo ultimo libro, descrive in modo rigorosissimo, e con una quantità di dettagli, ciò che egli chiama il capitalismo di connivenza o di collusione, un sistema che dà da vivere e prosperare, in modo mascherato o apertamente, ad una élite politica, finanziaria e mediatica che non si preoccupa in alcun modo della volontà democratica perché si è impadronita di tutti i poteri essenziali e non è disposta a mollarli. Il tutto al servizio della banda del Fourquet’s (ristorante molto scic sugli Champs Elysées).

Mauduit denuncia per prima cosa questa nuova “Repubblica dei professori”, bardati di diplomi, che ha approfittato della LRU (Legge sulle libertà e responsabilità delle Università, ndt) per fare entrare la Finanza nelle Università e che regna nei media a colpi di oracoli spesso smentiti dai fatti. Si pensi a Daniel Cohen, amico di Dominique Strauss-Kahn, della Ecole normale supérieure, incapace di valutare la gravità della crisi del 2007-2008. Se la prende anche con gli “economisti di banca” (da 2 a 300, per i quali i media vanno pazzi), come Patrick Artus, al quale gli intervistatori non contestano mai gli errori ideologici – ancor meno gli interessi finanziari personali – quando li lasciano rovesciare la loro logorrea senza mai mettere in dubbio la loro parola. L’autore riserva un’attenzione tutta particolare a Alain Minc, una aberrazione unica dell’impostura economica francese, un intellettuale (?) profondamente di destra ma che si colloca talvolta a sinistra, uno che dispensa lezioni e che, da uomo di affari, ha rovinato buona parte di quelli che doveva consigliare in cambio di fantastici emolumenti.

Così, dunque, la maggior parte dei giornalisti economici è diventata liberale. Per loro Marx is a dirty word (è una parolaccia, ndt); Keynes è un brocco la cui Teoria Generale… è da mettere nello sgabuzzino. Facciamo un rapido passaggio sull’esempio del caricaturale Marc Fiorentino  (
http://bernard-gensane.over-blog.com/article-marc-fiorentino... ),  un “giornalista” economico, del quale Mauduit aveva in precedenza denunciato gli intrighi come uomo di affari. Ci soffermiamo invece sul caso di Olivier Pastré nato, come per caso, a Neuilly sur Seine (http://fr.wikipedia.org/wiki/Olivier_Pastré ). Grande universitario, brillante alto funzionario, rispettato giornalista radiofonico, Pastré ha un giardino segreto: la società di gestione Viveris Management (dove convive con l’eccellente politecnico Noel Forgeard, ex di EADS – European Aeronautic Defence and Space Company, ndt), una società segnalata dall’AMF (l’Autorità del mercato francese, ndt), di cui Pastré è membro… quando non amministra la Caisse des dépots  o il Crédit municipal di Parigi (L’ex Monte di Pietà). Ciò che non gli impedisce peraltro di presiedere la banca d’affari tunisina IMBank (Alliot-Marie non è stata la sola a tremare quando Ben Ali è stato rovesciato).
Elie Cohen, che possiamo ascoltare tra gli altri su France 5, anche lui se la passa bene, Questo direttore delle ricerche al CNRS (Centre national de la recherche scientifique, ndt), insegna all’IEP (Institut d’études politiques, ndt) di Parigi, è membro del Consiglio di analisi economica, dell’Alto Consiglio del settore pubblico e finanziario, ma soprattutto del consiglio di amministrazione di EDF – l’ente francese dell’energia, ndt – (40.000 euro di gettoni di presenza), di Seria (terza società francese di servizi in ingegneria informatica) e di Pages Jaunes, che oramai appartiene al fondo di investimenti KKR e a Goldman Sachs (534 milioni di euro di fatturato, che idea meravigliosa la privatizzazione delle Poste, che ha consentito a Cohen di beccarsi 40.000 euro di gettoni di presenza nel 2010!).

Professore all’ENS di via d’Ulm, il suo omologo Daniel Cohen si definisce un economista “pragmatico”. Cosa che gli ha consentito di essere un consigliere ascoltato della Banca Lazard, ma anche, col successo che si sa, di Georges Papandreu! La legge francese vieta ad un professore universitario di sedere nel consiglio di amministrazione di una impresa privata. Ma cosa fa Manuel Valls (il ministro dell’interno, ndt)?


Quando riesce a dormire Christian de Boissieu? Questo professore a Parigi 1 non sta mai senza far niente. E’ – o è stato – membro dell’Autorità dei mercati finanziari, direttore scientifico del centro di osservazione economica della Camera di Commercio e dell’industria di Parigi (CCIP), presidente del consiglio scientifico di Coe-Rexecode (Centro di osservazione economica e di ricerca per l’espansione dell’economia e lo sviluppo delle imprese), presidente della commissione di controllo degli Organismi di investimento collettivo dei valori immobiliari (OPCVM) (Monaco), presidente della commissione di controllo delle attività finanziarie di Monaco, consulente della Banca mondiale, membro del comitato degli enti di credito e delle imprese di investimento (CECEI) dal 1996 a gennaio 2010, consigliere della Banca di Francia e dell’Istituto europeo delle fusioni-acquisizioni, membro del Consiglio di analisi economiche (CAE), dal 1997 al 2002, poi presidente delegato presso il primo ministro dal 2003, esperto presso la Commissione economica e monetaria del parlamento europeo (2002 -2004), esperto presso la Commissione europea, membro del Consiglio economico di difesa al ministero della Difesa (dal 2003), membro del Consiglio di futurologia del Ministero dell’Agricoltura (dal 2003), dell’Agenzia nazionale della ricerca (dal 2008) e  dell’Associazione per il diritto all’iniziativa economica (dal 2010), membro della Commissione economica della nazione, membro del Consiglio di orientamento per l’impiego, membro della Commissione del Grande prestito, amministratore della Banca Hervet, membro del consiglio strategico di gabinetto di Ernst & Young (dal 2004 al 2011), membro del consiglio di sorveglianza della Banca Neuflize OBC dal 2006 al 2011 (un dito del piede in una banca protestante non ha mai fatto del male), consigliere economico dell’Hedge fund (nobody’s perfect) HDF finance, amministratore del fondo di investimento Pan Holding, presidente del gruppo di riflessione Facteur, incaricato di fare proposte sulla riduzione del gas a effetto serra, membro della Commissione Attali. Si esprime in termini assolutamente obiettivi in diversi media importanti: Bloomberg TV, Les Echos, Le Monde, Financial Times.


La domanda melliflua e ingenua è dunque: “Nel caos della crisi finanziaria, è normale che l’opinione pubblica chieda conto a questi economisti: siete voi in qualche modo cointeressati o legati a questo mondo che crolla, a questo mondo folle della finanza deregolata? Le vostre raccomandazioni sono in qualche misura interessate?” Un’ottima domanda da rivolgere al politecnico Patrick Artus, direttore dell’ ufficio studi della banca sinistrata Deixia (55.000 euro in gettoni di presenza per dieci riunioni all’anno). Questo “miglior economista dell’anno 1996” ritenne che la crisi dei subprime non avrebbe “sprofondato l’economia degli Stati Unti nella recessione”.   A cosa è legato il nome Artus? “Violando il patto di azionariato con la cassa depositi e cauzioni, le Casse di risparmio hanno stipulato un accordo segreto con le banche popolari per creare la banca di investimento Natixis (…) Le Casse di risparmio stanno per fallire essendosi mosse sui mercati speculativi più tossici. Nell’autunno 2008, avevano perso quasi 750 milioni di euro”.

Per modellare i Cohen di domani, ci vuole una nuova università, strettamente posizionata nella logica del mondo degli affari. Laurent Mauduit analizza a lungo il funzionamento della antica università Tolosa 1, oramai Toulouse School of Economics (è così tanto più servile esprimersi nella lingua della finanza internazionale, forse anche io fonderò una Mont de Marsan School of Foie Gras). Provenendo dai grandi investitori (Axa, Casse di deposito, Posta, Total ecc), il denaro si è riversato a colpi di centinaia di migliaia di euro. L’importante è che la ricerca teorica, di base e applicata, resti interamente subalterna all’impresa privata e al sistema bancario. Con una punta di ironia, Mauduit constata che “gli economisti specialisti delle esclusioni sociali o delle diseguaglianze hanno assai poca speranza di fare carriera a Tolosa”. O a Parigi-Dauphine dove le assicurazioni Axa tengono le pantofole davanti al caminetto.

Che tutti questi cervelloni e portafogli gonfi si sbaglino non comporta alcuna conseguenza. Basta che parlino tutti con la stessa voce e che i media si bevano tutto. Pensiamo ad Attali, l’impresa Attali per meglio dire, che riteneva nel 2008 che l’Italia, il Portogallo e la Grecia avessero avviato con successo delle riforme coraggiose. Quattro anni dopo, la gioventù portoghese che espatria in Angola saluta la straordinaria lucidità del fondatore di PlaNet Finance, riconosciuto di pubblica utilità da Sarkozy (non ridete).

Ma non c’è niente di più facile che servire – successivamente i simultaneamente – Royal, Sarkozy, Hollande. Chiedetelo a Jean Hervé Lorenzi, professore di università e consigliere di Rothschild. O a Gilbert Cette, amico di Hollande e smargiasso di Smic sotto Sarkozy. I Boissieu, Cohen e altri Pastré sono infatti gli utili idioti dei Bouygues, Niel ed altri Bolloré (imprenditori e finanzieri francesi, ndt).

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, De Gaulle chiese a Humbert Beuve-Mery di fondare Le Monde per  eclissare Le Temps, un giornale corrotto agli ordini degli imprenditori. Oggi è tutto da rifare. Speriamo senza guerra.

Ci volevano molte competenze per scrivere questo libro. E soprattutto un grande coraggio.

Paris 2012. “Les imposteurs de l’économie : Comment ils s’enrichissent et nous trompent”
J –C Gawsewitch éditeur  

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