Resa pubblica l’alleanza segreta tra Israele e i paesi arabi del Golfo
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Analisi, giugno 2015 - Con l’amministrazione Obama che cerca di firmare il cruciale accordo nucleare con l’Iran il mese prossimo, sembra probabile che i paesi del Golfo e Israele, alleati tradizionali degli USA ma uniti nella opposizione a questo accordo, continueranno a costruire un coordinamento strategico
Arrêt sur info, 18 giugno 2015 (trad. ossin)
Resa pubblica l’alleanza segreta tra Israele e i paesi arabi del Golfo
Murtaza Hussain
Nel 2009, un cablo diplomatico del Dipartimento di Stato USA manifestò una prima intuizione circa un’alleanza che si andava stringendo tra Israele e i paesi arabi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG). Il cablo citava Yacov Hadas, un ufficiale del Ministero degli Affari Esteri israeliano: “Gli Arabi del Golfo credono nel ruolo di Israele, a causa della percezione che essi hanno delle strette relazioni tra Israele e gli Stati Uniti”. Aggiungendo che i paesi del Golfo “pensavano che Israele potesse fare miracoli”.
Israele e i paesi del Golfo avevano anche un interesse comune: contrastare quella che considerano la crescente influenza dell’Iran in Medio Oriente. Quindi, anche se le due parti litigavano in pubblico – l’operazione militare israeliana “Piombo fuso”, che aveva provocato più di 1.400 vittime nella Striscia di Gaza, veniva condannata come una “violenta aggressione” dall’Arabia Saudita in una lettera indirizzata all’ONU – i sue paesi stringevano (dietro le porte chiuse) “eccellenti relazioni”. Hadas avrebbe aggiunto che gli Arabi del Golfo non etano ancora “pronti a fare in pubblico quel che dicevano in privato”.
Sei anni dopo, sembrerebbe che i paesi del CCG siano pronti a rendere pubblico il loro avvicinamento a Israele. Durante una riunione, questa settimana a Washington, al Consiglio delle Relazioni Estere, commentata su Bloomberg TV da Eli Lake, ex alti ufficiali sauditi e israeliani, non solo si sono divisi la scena, ma hanno rivelato che i due paesi hanno avuto tutta una serie di incontri ad alto livello per discutere delle strategie comuni, concernenti soprattutto il predominio dell’Iran sulla regione. L’ex generale saudita Anwar Eshki ha apertamente invitato ad operare per un rovesciamento del governo iraniano. Da parte sua, Dore Gold, ex ambasciatore israeliano all’ONU, che fu a suo tempo un feroce nemico dell’Arabia Saudita, ha parlato della nuova sensibilità da lui maturata negli ultimi anni verso questo paese e della possibilità di appianare le residue divergenze tra i due paesi. Ha dichiarato: “Il fatto che siamo insieme qui, su questa scena oggi, non significa che abbiamo risolto tutto ciò che ci divide da tanti anni, ma speriamo di poterci riuscire nel prossimo futuro”.
E’ da tempo che le relazioni con Israele sono un binario morto per i paesi arabi. Dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948 e l’esodo di centinaia di migliaia di profughi palestinesi, altri paesi del Medio Oriente hanno mantenuto una posizione di ostilità dichiarata verso Israele, in accordo con le loro opinioni pubbliche. Alcuni paesi, come l’Egitto, sotto una dittatura militare, hanno concluso dei trattati di pace ufficiali con Israele, fregandosene delle loro opinioni pubbliche, ma i paesi del Golfo, per la maggior parte, non lo hanno fatto.
Tuttavia, negli ultimi anni, il doppio fenomeno delle primavere arabe e della crescente influenza dell’Iran ha avvicinato a Israele i leader dei paesi del CCG. L’anno scorso, il principe saudita Turki bin Faisal si è preso il lusso – fatto senza precedenti – di scrivere un editoriale in un grande giornale israeliano, facendo appello alla pace tra Israele e i paesi del CCG e alla soluzione del conflitto israelo-palestinese. Giacché l’amministrazione Obama ha perseguito negli ultimi anni una politica di distensione con l’Iran, alcuni rapporti hanno rivelato una cooperazione segreta tra Israele e i paesi del CCG. Il sito di investigazione Middle East Eye ha, da ultimo, dimostrato l’esistenza di voli regolari segreti tra Abu Dhabi e Tel Aviv, in violazione del sedicente divieto imposto ai cittadini israeliani di ingresso negli Emirati Arabi.
Nel suo libro pubblicato nel 2012, After the Sheikhs: The Coming Collapse of the Gulf Monarchies, Chris Davidson, professore dell’Università di Durham, scrive che i paesi del Golfo continueranno a cercare l’appoggio di Israele a causa delle crescenti pressioni esterne che si fanno sentire, a seguito delle sollevazioni regionali. Anche se dice che i paesi del CCG sono abitate da “popolazioni nazionali per lo più anti-israeliane e filo-palestinesi, iper sensibili al tema del sionismo e di Israele”, il libro dimostra un coordinamento clandestino crescente sul piano economico e politico tra i leader dei paesi del CCG e i loro omologhi israeliani durante gli ultimi anni.
Vi sono segnali di un cambiamento anche dei sentimenti popolari anti-israeliani. Un recente sondaggio dell’opinione saudita, realizzato da studenti del Centro Interdisciplinare di Herzliya, università israeliana, rivela che una minoranza di Sauditi considera Israele come una minaccia per il loro paese. Indicando piuttosto l’Iran e il nascente Stato Islamico come il loro principale motivo di inquietudine. Alex Mintz, che ha supervisionato il sondaggio, ha dichiarato: “Il modo con cui, qui in Israele, noi vediamo i Sauditi non corrisponde esattamente a come sono. Noi crediamo di sapere quello che pensa la gente in Iran, a Gaza, in Arabia Saudita, ma nessuna delle persone con cui ho parlato avrebbe mai pensato che i Sauditi hanno più paura dell’Iran che di Israele. Nessuno avrebbe previsto questo”.
Con l’amministrazione Obama che cerca di firmare il cruciale accordo nucleare con l’Iran il mese prossimo, sembra probabile che i paesi del Golfo e Israele, alleati tradizionali degli USA ma uniti nella opposizione a questo accordo, continueranno a costruire un coordinamento strategico. Che alcuni ex alti ufficiali, che rappresentano gli interessi sia del Golfo che di Israele, abbiano deciso di rendere pubblico il loro coordinamento, è segno che questa alleanza si rafforza. E siccome essa sboccia nel contesto della crisi israelo-palestinese e della prevalenza in Israele dei partiti politici di estrema destra, sembra chiaro che i leader dei paesi del CCG hanno deciso, dopo le primavere arabe, di porre i loro piccoli interessi personali al di sopra dei principi enunciati pomposamente circa il bisogno di stabilità della regione.