Come Hitler e il Kaiser crearono l’Unione Europea
- Dettagli
- Visite: 5983
Analisi, marzo 2017 - La dominazione tedesca è assoluta in Europa: un surplus commerciale pari a 252 miliardi di euro. La Germania domina il continente rovinato dal suo euro, ribalta i risultati elettorali che non le piacciono (Portogallo, Grecia), li sopprime (Italia), oppure ordina per chi votare (Macron)
Dedefensa, 2 marzo 2017 (trad. ossin)
Come Hitler e il Kaiser crearono l’Unione Europea
Nicolas Bonnal
La dominazione tedesca è assoluta in Europa: un surplus commerciale pari a 252 miliardi di euro. La Germania domina il continente rovinato dal suo euro (ma perché fare la guerra? Si chiedeva già Le Bon), ribalta i risultati elettorali che non le piacciono (Portogallo, Grecia), li sopprime (Italia) oppure ordina per chi votare (Macron)
Come ha osservato Emmanuel Todd, la Germania guida anche l’offensiva a est contro la Russia, certamente più degli Stati Uniti di Trump. Tutto questo non viene fatto nell’interesse del popolo tedesco, ma il popolo tedesco è stato programmato dopo Kleist (leggete “Il teatro delle marionette”, cui dedicherò un libro) sulla trasformazione animale o meccanica dell’uomo, per non scherzare. Come dice il mio amico, il cantante umorista Pierre Méchanick, la differenza tra l’humour ebreo e l’humour tedesco è l’humour. I Tedeschi fanno le guerre o gli affari, non dell’humour. E l’arrivo sul loro suolo di milioni di migranti risponde in sostanza al programma Zimmermann (quello del telegramma!): il risveglio dei maomettani, all’epoca ai quattro angoli del globo, per battere gli infedeli francesi o britannici (ci risiamo, salvo che stavolta saremo noi cacciati dal nostro suolo). Si vogliono pure, en passant, ridurre i salari, perché il dumping resta l’arma segreta tedesca più efficace. Guardate Gustave Le Bon che ne parla già centotrenta anni fa. L’obiettivo finale del razzismo – anglo-sassone o germanico –, come ha dimostrato Philippe Grasset nel suo ultimo saggio, è di rimpiazzare l’uomo – anche se ariano – con la macchina.
Per coloro che come me pensano che, a partire dal 1815 o in epoca barocca, la storia sia un presente permanente ucronico e distopico, raccomanderei la lettura di Fritz Fischer sugli obiettivi della guerra tedesca del 1914.
«Gli obiettivi della guerra comprendevano la creazione di una grande Mitteleuropa posta sotto il completo controllo militare ed economico dell’Impero tedesco, reso inattaccabile dalle annessioni a ovest e a est, oltre che dalla creazione di un anello di Stati satelliti. A ovest, il Belgio doveva diventare una dépendance tedesca e la Lorena francese, ricca di ferro, doveva essere annessa».
A est il programma del kaiser è lo stesso di quello dei nazisti o del Lebensraum germano-statunitense di Merkel versione NATO oggi (come dice Angela, non siamo un club di vacanze!) :
«A est, la Lituania e la Kurzeme dovevano essere sottomessi alla dominazione tedesca, gran parte della Polonia centrale doveva essere annessa, e il resto della Polonia, con la Galizia austriaca, doveva comporre lo Stato polacco che, pur mantenendo qualche legame politico con l’Austria-Ungheria, sarebbe stato dominato sul piano economico e militare dalla Germania. Anche la Romania doveva essere mantenuta in uno stato di asservimento economico».
Tutti si danno da fare, il Kaiser per primo!
L’Europa del nord dovrà adeguarsi (sarà perfino contenta di adeguarsi):
«Si è pensato che i Paesi Bassi e i paesi scandinavi si sarebbero sentiti in obbligo di unirsi al potente blocco commerciale che la guerra avrebbe consentito di creare. Inoltre il governo tedesco intendeva impossessarsi della maggior parte dell’Africa centrale, dall’uno all’altro oceano».
La Mitteleuropa sarà quindi una dei padroni del mondo:
«Fare della Mitteleuropa una forza capace di collocare la Germania su una posizione di parità con le potenze mondiali già operative o potenziali: l’Impero britannico, la Russia e gli Stati Uniti».
Nel settembre 1914, Bethmann-Hollweg svela il suo programma per la futura Europa unita tipo Bruxelles. Esso prevede:
«Inoltre: un trattato commerciale, che renda la Francia economicamente dipendente dalla Germania, garantisce il mercato francese per le nostre esportazioni e consente di tenere fuori il commercio britannico dalla Francia. Questo trattato dovrà assicurarci libertà di circolazione finanziaria e industriale in Francia…».
Poi, siccome l’appetito viene divorando (la gula, dice il mio genio assoluto Balthasar Gracian, è il difetto dei Tedeschi, hanno un appetito divorante).
«Dobbiamo creare una associazione economica europea centrale attraverso trattati comuni, anche con la Danimarca, l’Austria-Ungheria, la Polonia [sic] e forse l’Italia, la Svezia e la Norvegia. Questa associazione non avrà una suprema autorità costituzionale comune e tutti i suoi membri saranno formalmente su un piano di parità, ma di fatto saranno guidati dalla Germania, che dovrà stabilizzare la sua dominazione economica sulla Mitteleuropa».
L’obiettivo è di scacciare Russia e Gran Bretagna dal continente europeo sotto dominazione tedesca. Brexit? Ruxit?
«Dopo avere eliminato la Francia come grande potenza, escluso l’influenza britannica dal continente e respinto la Russia, la Germania aveva intenzione di stabilire la propria egemonia sull’Europa».
Il cancelliere tedesco, nato in una famiglia imparentata coi Rothschild peraltro (tutto questo per dire che era stato ben germanizzato e che il complotto ebraico mi dà il mal di testa), aggiungeva:
«La creazione di una grande unità economica europea centrale a guida tedesca ‘non si può fare sulla base di un accordo che muova da interessi comuni. . . Ma solo con la pressione di una superiorità politica, se saremo in grado di dettare le condizioni di pace’».
Quanto alla Russia, era buona per tornare dai Tartari (un po’ come oggi):
«Per quanto riguarda l’est, Class ha scritto ‘il volto della Russia deve essere girato con la forza verso l’est e le sue frontiere devono essere ridotte, approssimativamente, a quelle di Pietro il Grande’».
Fritz Fischer evoca poi Erzberger, il buon cattolico Erzberger che firmerà più tardi la falsa pace di Versailles:
«Per realizzare questi obiettivi, Erzberger (in totale sintonia con Bethmann Hollweg) ha preteso il comando supremo tedesco sul Belgio e le coste della Manica, da Calais a Boulogne; l’annessione di tutti i giacimenti di ferro di Longwy-Briey; la liberazione dei popoli non russi dal giogo moscovita sotto il supremo controllo tedesco; e la creazione di un regno di Polonia sotto sovranità tedesca. L’Austria-Ungheria doveva estendersi in Ucraina, in Romania ed in Bessarabia».
I sogni africani (si pensi a Jünger) erano all’epoca più forti di quanto non lo siano stati durante il nazismo (che farà una guerra a costo ridotto, per anglofilia e per mediocrità del caporale bohémien. Lo affermo, tanto più che è Curd Jurgens che lo afferma nell’eccellente film di Dick Powell “Duello nell’Atlantico” (The Enemy below). Curd Jurgens nella parte di un marinaio di sommergibile in battaglia col distratto Mitchum spiega che questa guerra è meno nobile della precedente, dalla quale il popolo teutonico era uscito più forte!
«Anche lui sogna la creazione di una grande Africa centrale tedesca da Dar-es-Salaam alla Senegambia, che avrebbe dovuto incorporare i Congo belga e francese, la Nigeria (britannica), il Dahomey e la Costa ovest africana».
Si dice che con la cancelliera di latta gli industriali tedeschi hanno favorito l’arrivo dei migranti. E’ vero, ed è vero anche che essi sono tradizionalmente più duri e crudeli dei loro domestici politicanti (osservazione di Engels dopo la guerra del 1870). Ecco che cosa il barone Thyssen proponeva, una generazione prima che il figlio finanziasse il nazismo:
«Ancora più estremista, c’è stato un memorandum di August Thyssen, che Erzberger inoltrò al governo il 9 settembre 1914. Questo documento chiedeva l’incorporazione del Belgio e dei dipartimenti francesi del Nord e del Passo di Calais con Dunkerque, Calais e Boulogne, del dipartimento della Meurthe-e-Mosella con la cintura francese di fortezze e della Mosa e del dipartimento dei Vosgi e dell’Haute-Saône con Belfort. A est, Thyssen voleva le province baltiche e forse il bacino del Don, con Odessa, la Crimea, la regione di Lvov e il Caucaso. Motivava queste rivendicazioni con la necessità di mettere in sicurezza le future riserve di materie prime della Germania».
La Crimea obiettivo tedesco? Ma per il pangermanismo creato senza volerlo dalla zarina Caterina, tutti gli obiettivi in cui si parla tedesco sono obiettivi tedeschi, e Thyssen sogna poi di conquistare tutto nell’isola mondo:
«I sogni ambiziosissimi di Thyssen sono approdati all’idea di realizzare una strada di passaggio terrestre attraverso il sud della Russia, l’Asia Minore e la Persia, di là il colpo decisivo contro l’Impero Britannico – il vero nemico di questa guerra – in India e in Egitto».
Poi si sogna l’Africa. Sono i Giochi africani del giovane Jünger (e se fosse lui il più pericoloso, con la sua colta bonomia?)
«Questo è l’unico modo secondo Thyssen di assicurare alla Germania la possibilità di elevarsi al rango di grande potenza, tanto più se l’accresciuta forza economica, rispetto al suo ultimo concorrente, la Gran Bretagna, provenga da nuovi mercati in un impero coloniale tedesco in Africa centrale, con il Congo francese e belga e il Marocco».
Tutto ciò ci porta alla profezia di Balzac, che riprendo nel mio libro “Letteratura e cospirazione”.
Alla fine della storia, un giovane nordico di nome Wilfrid fa una dichiarazione amorosa e militare alla sua amata; la guerra, il destino, l’Europa, la burrasca (Blitzkrieg), tutto annuncia il führer tedesco, restituisco l’intero paragrafo:
«Le rivelo il mio segreto. Ho percorso tutto il Nord, questa grande fucina dove si forgiano le nuove razze che si spargono sulla terra come tovaglie umane incaricate di ridare giovinezza alle vecchie civiltà. Volevo iniziare la mia opera su uno di questi punti, conquistarvi il dominio che procurano la forza e l’intelligenza su una popolazione, formarla al combattimento, cominciare la guerra, farla dilagare come un incendio, divorare l’Europa gridando libertà agli uni, saccheggio agli altri, gloria agli uni, piacere agli altri; ma restando, io, come la figura del Destino, implacabile e crudele, avanzando come la tempesta che assimila nell’atmosfera tutte le particelle di cui si compone la folgore, nutrendomi di uomini come un flagello vorace».
Tutto ciò non suona davvero come il messaggio dei Lumi. In ogni caso Hitler è andato a raccogliersi sulla tomba di Napoleone durante la sua breve vacanza parigina. Wilfrid precisa poi il suo ruolo messianico e sanguinoso. La sua Europa messianica è un miraggio romantico:
«Così avrò conquistato l’Europa, ella si trova in un momento in cui attende questo nuovo Messia che deve sconvolgere il mondo per rinnovarne le società. L’Europa crederà solo a colui che la schiaccerà sotto i suoi piedi».
Infine, Wilfrid sottolinea il carattere escatologico della sua lotta contro l’Inghilterra e la necessità di conquistare l’India, di ricorrere alla Heartland di MacKinder (non ancora chiamato in questo modo!) e al Caucaso come luogo supremo di rivitalizzazione del mondo… E’ l’Elburz che gli alpinisti nazisti scaleranno, ed è nel prometeico Caucaso d’altronde che il Terzo Reich andrà a perdersi. Citiamo Eschilo e il suo Prometeo: «Eccoci sul suolo di una lontana contrada, ai confini della Scitia, al fondo di un deserto inaccessibile…».
«Ma, cara Séraphîta, le mie osservazioni mi hanno fatto venire a noia il Nord, la cui forza è troppo cieca e io ho voglia di Indie! Mi tenta di più la mia opposizione ad un governo debole e mercantile. Poi è più facile scuotere l’immaginazione dei popoli che siedono ai piedi del Caucaso, piuttosto che smuovere gli spiriti dei gelidi paesi in cui siamo. Sono quindi tentato dall’idea di attraversare le steppe russe, di arrivare ai confini dell’Asia, di percorrerla fino al Gange della mia trionfante inondazione umana, e là sconfiggerò la potenza inglese».
Si direbbe che il giovane personaggio gioca con lo spirito di Napoleone, ma non credo. Siamo alle altezze di Haushofer qui. Conclude nello stile elevato che segna questa epoca del sublime letterario:
«Sette uomini hanno già realizzato questo piano in epoche diverse. Io rinnoverò l’Arte come hanno fatto i Saraceni lanciati da Maometto in Europa! Io non sarò un re meschino come quelli che oggi governano le ex province dell’impero romano, che litigano coi loro sudditi a proposito dei diritti doganali. No, niente fermerà né la folgore dei miei sguardi, né la tempesta delle mie parole! I miei piedi attraverseranno un terzo del globo, come quelli di Gengis-Khan; la mia mano afferrerà l’Asia, che hanno già presa quelle di Aurangzeb».
Guerra del ’14, guerra del ’40, Europa di Bruxelles. Gli obiettivi di guerra sono gli stessi. E il bottino.
Fritz Fischer conferma così due cose: Lord Grey ha fatto molto per evitare la guerra. Wilson ha fatto di tutto (questo smentisce gli storici libertari, ma perché no, una volta tanto?) per conciliarsi con la rabbia tedesca che non conosce più limiti (la Germania era più tignosa e mondialista allora che nel 1942) sui mari e altrove (Zimmermann e la guerra santa islamista, per farla finita con l’Occidente!!!). E nel 1916 l’Inghilterra, che non ha ancora fatto entrare gli USA nella danza (nonostante il Lusitania che fu e resta un tranello) propose una pace alla Germania. Belgio e Francia liberate, e mano libera (free hand) a est contro la Russia. Povera Russia! Wilson inneggia alla rivoluzione russa, che è più tedesca che russa o ebraica (anche là gli antisemiti cominciano a scocciarci, alla fine leggete Denikin).
Tutto questo mi conferma in quello che ho sempre pensato. Debole come era nel 1940, la Francia non avrebbe attaccato la Germania. Quest’ultima non aveva alcun bisogno di attaccarla e avrebbe potuto, fin dal giugno 1914, in definitiva attaccare e fare a fette la sola Russia, cosa che tutti avrebbero accettato con entusiasmo (i liberali, i socialisti, i nazionalisti di tutti i paesi). Venti divisioni a ovest per dissuadere la Francia sarebbero bastate. Ma, come gli automi o gli animali cui si ispirano (sempre Kleist, che evoca gli orsi), i Tedeschi non sanno fermarsi.
Fritz Fischer scrive di questa proposta di pace anglo-sassone a detrimento della Russia:
«Il colonnello House era appena rientrato dall’Inghilterra e riferì che la Gran Bretagna non era in vena con gli Stati Uniti. Grey e Lloyd George non erano del tutto ostili alla pace che ci si aspettava. Le condizioni di pace britanniche, secondo House, erano l’evacuazione da parte della Germania dal Belgio, dal nord della Francia e dalla Polonia, ma senza indennità di guerra. Ha detto che Lloyd George aveva espressamente garantito alla Germania la conservazione di tutti i suoi possedimenti coloniali ed un via libera contro la Russia…
Tutto ciò conferma l’idea di Veblen-Preparata, che ho più volte recensito: la mutua distruzione russo-tedesca è un sogno anglo-sassone. Ma è anche un sogno tedesco, purtroppo!
Bibliografia:
Balzac – Seraphita
Bonnal – Chroniques sur la Fin de l’Histoire ; Histoire et conspiration (sur Kindle)
Fritz Fischer – Les buts de guerre allemands, Germany’s aims
In the, first world war by fritz fischer With Introductions by Hajo Holborn, Norton Company, Inc New York (sur archive.org)
Philippe Grasset – La Grâce de l’histoire, le Deuxième cercle, Éditions mols, pp. 355-366
Kleist – Scènes de la vie des marionnettes (sur ebooksgratuits.com)