Per grazia di Israele – il clan Barzani e l’“indipendenza” curda
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Analisi, ottobre 2017 - La regione curda in Iraq ha tenuto un “referendum” sulla separazione dall’Iraq per formare uno stato indipendente. Il referendum era altamente irregolare e il risultato era assicurato (nella foto, bandiera curda)
Sakeritalia, 2 ottobre 2017
Per grazia di Israele – il clan Barzani e l’“indipendenza” curda
Moon of Alabama
La regione curda in Iraq ha tenuto un “referendum” sulla separazione dall’Iraq per formare uno stato indipendente [in inglese]. Il referendum era altamente irregolare e il risultato era assicurato [in inglese]. Il referendum che si è tenuto aveva più a che fare con la situazione confusa dell’illegittimo presidente regionale Barzani, che con un’autentica opportunità di raggiungere l’indipendenza. Il referendum non era vincolante, e ora sta a Barzani dichiarare l’indipendenza o mettere da parte la questione in cambio, essenzialmente, di più soldi.
Abbiamo scritto per la prima volta del problema curdo [in inglese] e delle ambizioni curde in Iraq nel dicembre del 2005(!). I problemi di una regione curda indipendente che abbiamo sottolineato sono ancora gli stessi:
Uno stato curdo di qualche genere, senza sbocco sul mare, potrebbe produrre molto petrolio, ma come raggiungerebbe i mercati questo petrolio, in particolare Israele? I paesi vicini, Turchia, Iran e Siria, hanno tutti minoranze curde e non hanno motivo di aiutare uno stato curdo ad arricchirsi e vedere quel denaro affluire verso le loro indisciplinate minoranze. Dopo la presa di Kirkuk [da parte dei curdi], anche la restante parte araba dell’Iraq non favorirà gli oleodotti per quello che diventerà il petrolio curdo.
Arabi, Turchi e Persiani vedono i curdi come una recalcitrante tribù nomade montana, e un fantoccio degli interessi israeliani.
A metà degli anni ‘60 e ‘70 Israele ha collaborato con l’Iran, allora un alleato degli Stati Uniti sotto lo Scià, per combattere contro i suoi nemici arabi – Iraq, Siria ed Egitto. Come parte della cooperazione, il Mossad inviò il Tenente Colonnello Tzuri Sagi a sviluppare piani per la costituzione [in inglese] di un esercito curdo per combattere le truppe irachene nel nord dell’Iraq. Tzuri Sagi fu anche responsabile [in inglese] dei tentativi israeliani di assassinio di Saddam Hussein. Il suo partner nella cooperazione con i curdi era il leader del clan Barzani, il Mullah Mustafa Barzani. L’esercito curdo creato dagli israeliani è ora conosciuto come Peshmerga. Il figlio del Mullah Mustafa Barzani, Masoud Barzani, è ora il presidente illegittimo della regione curda dell’Iraq.
I Barzani [in inglese] fanno parte di una grande tribù curda e di un importante clan della regione curda dell’Iraq. (L’altro grande clan è il Talabani, che attualmente è molto meno potente). Nel 2005 Masoud Barzani, figlio del Mullah Mustafa Barzani, è stato eletto presidente della regione curda dell’Iraq, e il suo mandato di otto anni è terminato nel 2013. Il Parlamento regionale ha esteso la sua presidenza per due anni, ma dal 2015 ha governato senza alcuna base giuridica. Ha impedito al Parlamento di riunirsi e di silurarlo formalmente. Il figlio di Masoud Barzani, Masrour Barzani, è il cancelliere del consiglio di sicurezza della regione, e controlla tutta l’intelligence militare e civile. Nechirvan Barzani, nipote di Masoud Barzani, è il Primo Ministro della regione curda.
Gli interessi petroliferi americani hanno contribuito a costruire il potere dei Barzani. I curdi hanno estratto e venduto petrolio senza il consenso di Baghdad. Il petrolio viene esportato attraverso gli oleodotti turchi e venduto principalmente ad Israele [in inglese]. La famiglia del presidente turco Erdogan è intimamente coinvolta in quest’attività [in inglese]. Ma nonostante i miliardi di redditi provenienti dalle vendite di petrolio (illegali), la regione curda è fortemente indebitata [in inglese]. La corruzione regna nel Kurdistan, e il governo regionale ha dovuto spogliare le banche locali [in inglese] per trovare nuovo denaro, ma questo non è bastato per pagare gli stipendi. La mafia della famiglia Barzani ha derubato la regione, e per andare avanti il governo locale deve acquisire altre ricchezze e allargare la propria base d’impresa.
La famiglia Barzani ha profondi legami storico-religiosi con un ordine spirituale sunnita sufi, la Naqshbandiyya. L’Esercito degli Uomini dell’Ordine della Naqshbandiyya [in inglese] era uno dei gruppi di resistenza sunnita-ba’thista all’occupazione americana dell’Iraq. Nel 2014 ha aiutato (o non ha aiutato?) [entrambi i link in inglese] lo Stato Islamico a conquistare Mosul prima di essere affrontato e sconfitto da esso.
I curdi iracheni, sotto Masoud Barzani, sono stati complici nella presa di Mosul e della regione del Sinjar, abitata da yazidi di lingua curda, da parte dello Stato Islamico a metà 2014. L’hanno vista come un’opportunità per acquisire più petrolio e dichiarare la propria indipendenza da Baghdad. Solo dopo che lo Stato Islamico ha marciato verso la “capitale” curda di Erbil, dove hanno la loro sede regionale le intelligence statunitense e israeliana, nonché le compagnie petrolifere occidentali, i curdi di Barzani hanno cominciato ad opporsi allo Stato Islamico.
Hanno quindi usato la lotta contro lo Stato Islamico per allargare del 40% l’area che controllavano. Alle minoranze come gli yazidi e gli assiri, che sono state allontanate dalle loro case dallo Stato Islamico, viene ora vietato di tornare nelle loro aree da parte degli occupanti curdi. Come riferisce dal terreno [in inglese] la corrispondente del New York Times Rukmini Callimachi:
Un ritornello comune che sento è che l’esercito iracheno scappò quando l’ISIS conquistò Mosul, mentre i curdi rimasero a resistere. Purtroppo questo non è vero. Una delle aree sotto il controllo delle truppe curde era il Monte Sinjar, patria di gran parte dei 500.000 yazidi che vivono in Iraq. Secondo le decine di interviste che ho fatto con gli yazidi sopravvissuti al genocidio dell’ISIS, le truppe curde sono scappate via quando è arrivato l’ISIS. Per aggiungere il danno alla beffa, dicono i leader della comunità, le truppe curde hanno disarmato gli yazidi, e non li hanno avvisati dell’avanzata dell’ISIS. Il risultato: migliaia di donne yazide sono state rapite dall’ISIS e violentate sistematicamente. Molti di coloro con cui ho parlato hanno dato in parte la colpa alle truppe curde per il loro destino.
La Callimachi riferisce inoltre che le truppe curde ora impediscono agli yazidi di tornare nelle loro case. Barzani ha annesso unilateralmente il loro territorio e ha dichiarato unilateralmente che esso fa parte della regione curda. I curdi occupano anche terre e villaggi [in inglese], già menzionati nella Bibbia, che appartengono agli assiri Cristiani.
Un altro punto caldo è Kirkuk. La città ricca di petrolio fa parte di una regione turkmena e araba. I curdi l’hanno conquistata nel 2014, mentre lo Stato Islamico marciava verso Baghdad. La mossa contro Kirkuk fu, presumibilmente, coordinata con lo Stato Islamico. Ora vogliono annetterla, e lo stato iracheno è ovviamente assolutamente contrario a ciò, e sta inviando l’esercito. Anche il governo turco, che si considera il difensore di tutti i turkmeni, minaccia di intervenire.
Dopo il referendum sull’indipendenza curda, il governo iracheno ha dichiarato un blocco parziale della loro regione. L’Iraq è uno stato sovrano, la regione curda non ha uno status giuridico indipendente. Questo dà a Baghdad molti modi per limitare le ambizioni curde. A partire da venerdì tutti i voli internazionali (civili) verso Erbil sono vietati [in inglese] per ordine di Baghdad. È probabile che si verifichi un blocco terrestre e un arresto di tutti i trasferimenti commerciali e monetari.
Siria, Iran e Turchia si sono tutti detti contrari all’indipendenza curda, e hanno minacciato rappresaglie. Ufficialmente, anche gli USA sono contrari ad uno stato curdo indipendente. Israele è stato l’unico a sostenere il referendum. Questa simpatia (o convenienza politica) è reciproca: a Erbil il presidente di un seggio ha gridato: “Siamo il secondo Israele!” [in inglese]
Chuck Schumer, leader Democratico al Senato e affidabile strumento Sionista, ha invitato l’amministrazione Trump a riconoscere un Kurdistan indipendente [in inglese]. Trump non può farlo perché metterebbe gli Stati Uniti in opposizione ai suoi “alleati” nei governi turco e iracheno. Ma la posizione ufficiale è diversa da quella che gli Stati Uniti hanno sul terreno: le armi americane continuano ad arrivare alle forze curde in Iraq e in Siria.
Allo stesso modo la Turchia è ufficialmente molto preoccupata per l’indipendenza dell’Iraq curdo, ma ha anche degli interessi commerciali in essa. Teme nel lungo termine i movimenti indipendentisti della sua grande popolazione curda, e vede il referendum in Iraq come una mossa americana [in inglese] contro gli interessi della sicurezza turca:
[I turchi] ritengono che il referendum sia effettivamente parte del presunto desiderio di Washington di stabilire “un secondo Israele” nella regione. Il sostegno di Israele al referendum del Governo Regionale del Kurdistan ha alimentato questa percezione.
Secondo il Primo Ministro iracheno, la Turchia ha accettato [in inglese] di isolare la regione curda, ma le compagnie turche, e la famiglia di Erdogan, hanno interesse a commerciare petrolio dalla regione curda. La Turchia esporta circa 8 miliardi di dollari all’anno in prodotti alimentari e beni di consumo nella regione curda. Anche se Ankara è preoccupata che la sua popolazione curda segua l’esempio dei curdi iracheni, l’avidità a breve termine potrebbe prevalere [in inglese] sugli interessi nazionali a lungo termine.
Senza il consenso turco, una regione curda “indipendente” in Iraq non può sopravvivere. Tale indipendenza dipende totalmente dai capricci di Ankara.
Se Masoud Barzani guadagnerà abbastanza sostegno esterno e prevarrà con la sua trovata indipendentista, anche la situazione in Siria potrebbe cambiare. I curdi in Siria sono attualmente guidati dal PKK e dalle YPG, una setta politica e una milizia che seguono le rozze filosofie di Abdullah Öcalan [in inglese]. Politicamente sono contrari ai Barzani, ma hanno interessi e atteggiamenti simili. Anche se costituiscono solo l’8% della popolazione, hanno occupato circa il 20% del territorio Siriano e controllano il 40% delle riserve petrolifere. Il continuo sostegno statunitense ai curdi siriani e l’esempio dell’Iraq potrebbero incoraggiarli a separarsi dalla Siria. Damasco non lo accetterebbe mai.
L’indipendenza curda, sia che si tratti del Barzanistan in Iraq e/o del culto Anarco-Marxista di Öcalan in Siria, sarebbe l’inizio di un altro decennio di guerra – tra le entità curde e le nazioni attorno a loro, o all’interno delle stesse tribù curde, da sempre disunite.