Pandemia e socialismo: una magistrale lezione politica
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Intervento, 1 aprile 2020 - Una magistrale lezione politica sulle virtù comparate delle sedicenti democrazie che abbandonano i popoli alla loro sorte, e delle sedicenti dittature che fanno di tutto per salvarli da una morte annunciata...
Le Grand Soir, 30 marzo 2020 (trad.ossin)
Pandemia e socialismo: una magistrale lezione politica
Bruno Guigue
Democrazie occidentali in decomposizione, sull’orlo dell’implosione sanitaria, incapaci di far fronte all’epidemia anche se siamo solo all’inizio, e i cui leader versatili ci dicevano in gennaio che non c’era alcun problema, in febbraio che si trattava solo di una influenza maligna, e a inizio marzo che bisognava andare a votare e ammassarci in coro sulle terrazze dei bistrot.
Leader occidentali che si affidano ad una immunità di gregge, sinonimo di sterminio per i nostri anziani, per vincere l’epidemia, ma che si guardano bene dal dirlo e invocano una guerra che hanno già perso per mancanza di volontà di vincerla; incompetenti e corrotti venduti a Big Pharma, e per questo riluttanti ad ammettere risultati positivi che meriterebbero di essere testati su grande scala; che si tratti di confinamento, screening o trattamento, una indecisione e una cacofonia che danno la sensazione che l’aereo viaggi senza pilota.
Sotto i proiettori, strani medici che, invece di andare al fronte in camice bianco, passano il loro tempo a chiacchierare negli studi televisivi in compagnia di giornalisti mascalzoni, la cui malignità traspare ad ogni parola; lontano dai proiettori, per contro, medici e infermieri che si battono eroicamente nonostante il disprezzo di questa classe dominante che ha preteso lo smantellamento degli ospedali pubblici per accrescere i suoi profitti.
Un sistema sanitario che era l’orgoglio della nazione, e che è stato sacrificato sull’altare del capitale a colpi di riforme neoliberiste; un welfare esemplare creato dai comunisti nel 1945, che ha salvato milioni di vite, ma che l’oligarchia ha smantellato a danno della sanità pubblica; un abbandono massiccio della popolazione alla logica del profitto individuale, oggi, quando bisognerebbe mobilitare lo spirito di solidarietà e andare a riscuotere là dove si trovano le ricchezze.
Un fallimento patente, una incuria diffusa delle sedicenti democrazie di fronte alle sfide che ci lancia questa pandemia, che non è la prima e non sarà l’ultima; il disarmo unilaterale delle fasce più fragili di popolazione dinanzi alla malattia, orchestrato da governi che hanno consegnato il popolo francese ai suoi peggiori nemici; che l’hanno dato in pasto ad un’oligarchia che si venderebbe sua madre pur di riempire il portafoglio, con la speranza illusoria di dare in questo modo senso ad un’esistenza vuota e immersa, come dice Marx, “nelle gelide acque del calcolo egoistico”.
Dall’altro lato del mondo, Cinesi insultati senza tregua dai nostri media, calunniati senza vergogna dai leader statunitensi, sebbene abbiano fatto di tutto per frenare l’epidemia, in due mesi, sotto l’egida di uno Stato per il quale la sanità pubblica costituisce una priorità nazionale e la solidarietà qualcosa di diverso da uno slogan da campagna elettorale sponsorizzato da banchieri d’affari; potenze asiatiche che riescono ad arginare il male mettendo in campo mezzi colossali, facendo perno su valori collettivi che non hanno subito, come da noi, l’erosione neoliberista; un grande paese, la Russia, che è riuscito a contenere la progressione dell’epidemia sul suo territorio nazionale.
Equipe mediche cinesi, cubane e venezuelane che volano in soccorso dell’Italia, paese europeo tradito dai suoi partner; una Unione Europea la cui inutilità è evidente, l’impotenza patetica, la fatiscenza a tutti visibile in questa incapacità di mettere in campo un minimo di meccanismo di solidarietà intercomunitaria; medici cubani autorizzati dal governo francese a intervenire in Martinica, una vera e propria umiliazione inflitta a una grande potenza capitalista costretta a chiamare in soccorso l’unico Stato socialista dei Caraibi, esso stesso sottoposto da sessanta anni al blocco statunitense.
Questo stesso paese, Cuba, che riesce a contenere l’epidemia attraverso un sistema sanitario esemplare, lodato dall’OMS, e che garantisce al popolo cubano una speranza di vita di 80 anni, oramai superiore a quella degli Stati Uniti; il successo incontestabile, quindi, dei paesi che hanno uno Stato forte, sovrano, e dotati di un sistema sanitario pubblico; Stati disposti a rallentare la crescita economica, se necessario, per salvare vite umane; mentre i leader occidentali fanno la scelta inversa, col rischio di sacrificare sia l’economia che la salute, in fin dei conti, lasciando la situazione peggiorare.
Una formidabile lezione di servizi somministrati ai popoli, una magistrale lezione politica, in definitiva, sulle virtù comparate delle sedicenti democrazie che li abbandonano alla loro sorte, e delle sedicenti dittature che fanno di tutto per salvarli da una morte annunciata; una lezione sulla superiorità del socialismo cinese o cubano e su regimi che hanno sempre in bocca i diritti dell’uomo, ma che si comportano come se la pandemia fosse un effetto di leggi naturali e hanno gli occhi inchiodati sui prezzi del mercato azionario, mentre l’ecatombe continua.
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