Analisi, maggio 2010 - Dove va la vecchia Europa? Vittima del suo passato e incapace di guardare al futuro. Un'analisi di Chems Eddine Chitour apparsa su L'Expression







L’Expression, 29 aprile 2010

Dove va la vecchia Europa?

Di Chems Eddine Chitour (Ecole nationale polytechnique – Algeria)

“L’errore non si trasforma in verità solo perché si diffonde e si riproduce; la verità non si trasforma in errore solo perché nessuno la vede”. Gandhi

Quello che succede in Europa da qualche mese prefigura una accelerazione dell’anomia. Questa lenta disgregazione pluridimensionale ha diverse cause concomitanti, economiche e finanziarie, ma anche di ordine etico. Per molto tempo l’Europa – diventata vecchia, se vogliamo credere a Donald Rumsfeld – ha voluto rappresentare la patria dei Lumi, dei Diritti dell’uomo e ha dettato legge. Alcuni storici situano il principio della fine dopo la Prima guerra mondiale, è il caso di Oswald Spengler che si è fatto conoscere in Francia grazie alle traduzioni di Mohand Tazerouti. In seguito si è collocato l’inizio del declino dopo la Seconda Guerra mondiale. Questa Europa, che non cessa mai di morire, è – bisogna sottolinearlo – orfana dei suoi ultimi costruttori, capaci di una visione sia dell’Europa che dei rapporti mondiali. E’ stata l’epoca di Charles de Gaulle, di Adenauer. Dopo la caduta del muro di Berlino, sotto la spinta degli estremismi, l’Europa si è barricata, si è volta verso il suo prolungamento spirituale simbolizzato dalla Grecia, e tutti gli ex paesi sovietici ma cristiani. Un paese come la Francia che aveva una vera politica che poteva, caso mai, opporsi a quella degli Stati Uniti – ricordiamo solo il famoso discorso di De Villepin alle Nazioni Unite, per opporsi all’avventura USA in Iraq – sta per perdere le sue ultime difese immunitarie che rendevano per esempio la politica araba di De Gaulle vantaggiosa per un “atlantismo” che non è stato ricambiato, dal momento che il Nord America di Obama sembra aver compreso che il baricentro del mondo si è spostato in Asia. Un esempio? A Copenaghen   Barack Obama ha sovranamente ignorato l’Europa per intrattenersi solo con la Cina.

La tecnica dell’inganno  
La crescita progressiva di peso dei paesi del Bric ne è un esempio. I dirigenti del Bric (Brasile, Russia, India e Cina) hanno concluso il 15 aprile il loro summit a Brasilia, chiedendo la riforma del sistema finanziario internazionale. “Chiediamo che la riforma della ripartizione dei voti nella Banca Mondiale sia realizzata nel corso delle prossime riunioni di primavera”. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la BM devono “risolvere i loro problemi di deficit di legittimità”. Come prima conseguenza, la Banca Mondiale ha adottato domenica una riforma che comporta una trasferimento dei diritti di voto a favore dei grandi paesi emergenti. La Cina pesa ormai più della Francia e della Gran Bretagna. I paesi emergenti sono stati i grandi favoriti delle riforma dei diritti di voto varata domenica dagli Stati membri della Banca Mondiale (1)
Di fatto, mentre il mondo cambia rapidamente, l’Europa dei dirigenti attuali è invischiata in lotte di retroguardia e diversione su temi che ricordano il XIX secolo, trattandosi di razza, di civiltà superiore. Secondo Pascal Sacre, è il cittadino europeo a pagarne il prezzo. Dice: “La polemica sul burqa e sull’identità nazionale concentra tutta l’attenzione dei Francesi, il caso dei minareti spacca la Svizzera, in Belgio è l’oscuro dossier BHV (Bruxelles-Hal-Vilvorde) che occupa le prime pagine dei giornali, la chiusura delle fabbriche e le bancarotte dei governi europei  fanno scendere le brave persone nelle strade, infiammati dalla collera e dalla incapacità di comprendere. Un massimo di emozioni, un minimo di spiegazioni. Ecco il massimo dei governi attuali e soprattutto delle popolazioni del XXI secolo. Nel frattempo, mentre noi ci arrabbiamo e ci dividiamo, degli esperti, degli specialisti, dei  professionisti governano, ci spogliano, ci mentono e ci chiedono di credere loro senza altra spiegazione. In ogni caso la gente si occupa d’altro, burqa, minareti, BHV, fallimenti, bancarotte monopolizzano la loro attenzione (….) La tecnica dell’inganno, del fazzoletto rosso non è una novità. La questione è questa: quanti inganni servono all’Uomo moderno, civilizzato, per aprire finalmente gli occhi e individuare il vero pericolo, il vero nemico?” (2)
Jose Ignacio è ancora più pessimista. Scrive nel giornale spagnolo El Pais: “Vulcano islandese, crisi dell’euro, pericolo di disgregazione del Belgio… Tutta una serie di fenomeni complessi che nessuno, a cominciare dai dirigenti europei, sembra capace di governare. Dall’Islanda alla Grecia, gli dei degli antipodi europei fanno tremare tutto il continente. Il Walhalla si è già espresso, manca solo l’Olimpo. Prima si è avuta l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjoll, che ha inchiodato al suolo centinaia di migliaia di passeggeri, provocando perdite colossali alle compagnie aeree. Oggi è il debito greco – il cui tasso di interesse supera ormai l’8% - che minaccia di esplodere. Qualcuno dice che il prossimo paese a cadere sarà il Portogallo, dove il magma del debito comincia a ribollire, ma, stando alle notizie che vengono dal Belgio, non è escluso che, di qui a qualche mese, si possano vedere apparire nella pianura europea le creste di un nuovo paese, la Fiandra. (…) Il governo inglese ha imposto all’Islanda la sua legislazione antiterrorista (Gordon Brown aveva invocato nell’ottobre 2008 una legislazione antiterrorista per poter congelare gli attivi della Landsbanki, per costringere il paese a pagare i suoi debiti (…) Quanto alla Grecia, l’UE e il FMI la costringono ad un programma di risanamento così duro che provocherà una recessione ancora più grave. Sono state le banche e i governi che hanno provocato la catastrofe, ma sono i cittadini islandesi e greci che devono rimborsare il debito”.
Secondo Erik Izraelewicz, la colpa è di altri. La crisi dei subprime è di origine USA, addirittura sino-americana. L’Europa ne è in realtà la vittima principale. Il suo declino si accelera. Ci sarebbero dei rimedi per fermarlo, o almeno rallentarlo. Ma nessuna forza politica se ne fa interprete. Il declino dell’Europa ha conosciuto in realtà con la crisi una brutale accelerazione. Lo sgarbo di Barack Obama, che ha annullato senza remore un summit USA-Europa, trova lì la sua prima spiegazione. A che serve visitare un vivente a termine! (…) Nei due-tre anni a venire, se ci si attiene alle previsioni del FMI, la gerarchia resterà immutata. Una crescita dell’1% in Europa, del 2 % negli Stati Uniti, dell’8% in India e del 10% in Cina. (…) A più lungo termine, Robert Fogel, Premio Nobel per l’economia, non si mostra più ottimista per l’Europa. Secondo lui il declino proseguirà nei prossimi anni. L’Unione Europea (i suoi primi 15 aderenti) pesa ancora oggi per il 21% della produzione mondiale; non ne rappresenterà che il 5% nel 2040, una divisione per quattro nell’arco di una generazione! Se questo non è declino… Le cause di questo declino sono note. Sono le tre “D”: la demografia, le divisioni e i deficit. Nessuna delle grandi innovazioni di questi ultimi anni (l’auto ibrida, l’iPhone o, in un altro campo, Avatar) è nata in Europa. (4)
Di fatto v’è una vera crisi di valori dovuta alla chiusura ideologica dell’Europa.  A titolo di esempio, Djamel Bouatta ci dice le “ultime”: “Sarkozy – scrive – asseconda senza ritegno i sentimenti xenofobi e razzisti verso gli immigrati. I mussulmani in particolare. Guantanamo per gli indesiderabili, successo delle liste antiminareti nelle elezioni regionali, dagli ai cibi islamici… l’elenco islamofobico è ancora aperto.  Il suo dibattito sull’identità nazionale, inventato per stigmatizzare l’islam, la  seconda religione in Francia, è fallito (…) Un progetto che ha posto fine all’ipocrisia della “Francia terra d’asilo e dei diritti umani”. Guantanamo inventata da Bush junior di cui Sarkozy era stato alleato, è un sistema carcerario dove degli esseri umani sono detenuti per un tempo indeterminato, senza possibilità di difendersi e senza assistenza giuridica (…)    
L’Italia non è da meno. Tra la politica del governo attuale e l’Italia fascista non c’è rottura, ma continuità: l’Italia del 2010 è in linea con quella del 1930. L’Italia non proverà alcun imbarazzo ad adottare delle leggi contro gli immigrati con un catalogo di reati. Queste misura spaventose si accompagnano alla legalizzazione delle ronde, destinate ad assicurare la sicurezza dei quartieri, ma soprattutto a braccare e denunciare i clandestini. Sembra che il 60% degli italiani approvi queste nuove disposizioni che sembrano assolutamente fasciste. Altro tratto caratteristico del signor Berlusconi, la sua convinzione della superiorità della civiltà occidentale. Si ricorda che il 26 settembre 2001, a Berlino, Silvio Berlusconi nell’esaltare la “superiorità” del modello occidentale, ha chiesto che “l’Europa si ricostituisca sulla base del Cristianesimo. Non si possono mettere sullo stesso piano tutte le civiltà. Bisogna essere coscienti della nostra superiorità, della superiorità della civiltà occidentale.  L’Occidente continuerà ad occidentalizzare e a imporsi ai popoli”.
Il deputato socialista Arnaud Montebourg, di passaggio a Algeri per una visita privata, non è stato tenero con la politica della Francia e pertanto con l’UPM. In una conferenza a l’Idri, il 27 aprile ad Algeri, ha definito l’Unione per il Mediterraneo (UPM) un “guscio vuoto” che bisogna ripensare, lavorando per riattivare le relazioni bilaterali, soprattutto tra Francia e Algeria. “Oggi abbiamo un guscio vuoto (…). Tuttavia bisogna fare in modo che le relazioni bilaterali siano buone, soprattutto tra Francia e Algeria, perché possiamo essere la colonna vertebrale di questa alleanza tra le due rive del mediterraneo. “Quale futuro per l’UPM?”. Il parlamentare francese ha rilevato che “la Francia e la Germania sono stati il motore della costruzione europea”, esprimendo il suo auspicio  che Francia e Algeria possano essere il motore della cooperazione tra riva nord e riva sud del mediterraneo”. Perché ciò accada, ha aggiunto, occorre una “volontà politica comune e impegnata”, condizionata dalla “eliminazione dei problemi prodotti dal passato, in modo da giungere a relazioni bilaterali molto forti”. Ha ritenuto, d’altra parte, che la soluzione di taluni conflitti tra paesi membri dell’UPM, come il conflitto israelo-palestinese, potrà contribuire a far uscire l’UPM dall’impasse nel quale si trova. Secondo lui, “il fallimento dell’UPM è dovuto anche all’allargamento dei suoi membri, mentre all’inizio riguardava solo i paesi dell’area mediterranea” . Montebourg ha inoltre criticato il programma francese di “immigrazione scelta”, chiedendo che si stipulino accordi tra i paesi delle due rive del mediterraneo che privilegino il diritto ad una vita familiare normale, la possibilità di studiare e di formarsi professionalmente.

Dove va l’Europa?
Con la consueta lucidità, Hubert Védrine ci dà la sua visione dell’Europa. Pierre Haski riporta le sue parole. “L’occasione era quella di un dibattito all’Accademia diplomatica internazionale – diretta da Jean-Claude Cousseran, autore di una raccolta di testi di Hubert Védrine dal 2003 al 2009, Le Temps des Chimères (Fayard). Hubert Védrine parla di chimere. Le Chimere? Delle belle idee divulgate dall’Occidente al tempo del suo splendore, come la sua “sicurezza universale”, il “monopolio della leadership occidentale”, una “visione semplicista del proselitismo democratico”, I “diritti dell’uomo” o il “manicheismo”. Senza dimenticare il “dovere di ingerenza”, caro a Bernard Kouchner, che paragona al tema ricorrente della evangelizzazione. Tutte vacche sacre occidentali che l’ex capo della diplomazia scardina.
“(…) Bisogna ascoltare Védrine quando dice che queste idee dominanti in Occidente sono fallite o sono state brutalmente rimesse in discussione. E che bisogna prepararsi ad uno choc piuttosto rude, come la ritrovata sicurezza della Cina lascia presagire. Védrine  avverte nella prefazione del suo libro “Dove siamo nel 2009-2010?”: nei tempi lunghi non certo all’avvento di un mondo multipolare più giusto, più armonioso e necessariamente stabile, ma all’inizio di una lunga redistribuzione delle carte che prenderà la forma di una bagarre o, comunque, di una competizione multipolare (…) Va anche più lontano decretando che l’Europa è in una fase di abulia, questa sindrome psichiatrica caratterizzata dalla incapacità di porre in esecuzione gli atti programmati e da una grande difficoltà nel prendere le decisioni. Hubert Védrine prevede che l’Europa morirà di obesità o di liquefazione, se non riesce a superare le sue incertezze. Se la prende con quelli che credono di vivere in una grande Svizzera. E ne ha anche per la Francia, della quale denuncia l’emarginazione culturale. Se la prende con i tanti eccessi, di esagerazione, di panico, di generalizzazione, nel dibattito sulla cittadinanza e l’integrazione, aggiungendo: Basta qualche burqa perché la Repubblica sia in pericolo? Perché tanta mancanza di fiducia in se stessa? (…)”
Questa crisi che spinge l’Europa ad attaccarsi ai sogni del passato è stata già denunciata da Donald Rumsfeld, che ha parlato anche lui di “Vecchia Europa”. Secondo Maybubani, è tempo di guardare in faccia la realtà. Rimprovera all’Europa la sua miopia, il suo autocompiacimento e il suo egocentrismo. Rileva soprattutto che l’Europa ha mancato di impegnarsi veramente a favore dei suoi vicini. “Né i Balcani, né l’Africa del Nord hanno tratto benefici dalla prossimità all’Unione Europea”. Tuttavia, nel XXI secolo, il declino dell’Occidente in termini di abbandono dei suoi valori, è stato accelerato in particolare dagli Stati Uniti sotto la presidenza di George W. Bush. Infine nel suo saggio “Une brève histoire de l’avenir”, uscito nel 2006, Attali aveva messo in guardia: “Non è l’Africa di domani che rassomiglierà un giorno all’Occidente di oggi, ma l’Occidente tutto intero che potrà domani far pensare all’Africa di oggi”. Attali non dice come diventerà l’Africa….

(1)    Chine, Inde et brasi montent en puissance – L’Expansion.com – 26.4.2010
(2)    Pascal Sacre : http://www.legrandsoir.info/GIEC-OMS ailleurs.html.26 avril 2010
(3)    José Ignacio: Tant qu’à sombrer, sombrons en beauté. Torreblanca El País. 26.04.2010
(4)    Erik Izraelewicz: le déclin de l’Europe La Tribune - 06/02/2010
(5)    Djamel Bouatta http://www.liberte-algerie.com/edit.php?id=130886 22/02/2010
(6)    Pierre: «Quelques burqas et la République serait en danger?» Rue89 26/04/2010
       



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