Yemen guerra: il paese è il nuovo epicentro di Al Qaeda “canale storico”?
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Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 21 dicembre 2015 (trad. ossin)
Yemen guerra: il paese è il nuovo epicentro di Al Qaeda “canale storico”?
Alain Rodier
Yemen guerra: distruzione e morti
La situazione in Yemen, guerra permanendo, è catastrofica. Il paese è diviso in due, tra le forze della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita (1), che appoggia il governo legale di Abd Rabbo Mansour Hadi, e il ribelli al-Houthi, alleati dei sostenitori dell’ex presidente Ali Abdallah Saleh, che occupano l’ovest del paese. Ma i salafiti-jihadisti di Al Qaeda nella penisola araba (AQPA)e di Daesh (Stato Islamico/IS) si sono istallati tra i due belligeranti, occupando porzioni di territorio (province di Hadramaout, di Al-Jawf, di Al-Bayda, di Aden) che sono diventate vere e proprie “zone grigie”. A complicare la situazione, nella regione di Aden sono presenti anche i separatisti Nord/Sud.
I combattimenti si alternano a negoziati che si svolgono in Svizzera, e a diversi cessate-il-fuoco, che non pongono fine alla Yemen guerra, ma vengono di solito rispettati solo per qualche ora. E’ in questo contesto che Al Qaeda “canale storico” rafforza le sue posizioni, anche a Aden, la capitale provvisoria del governo yemenita legale.
Una inestricabile situazione sul campo
I ribelli tengono tutto l’ovest del paese, conquistato all’inizio del 2015 partendo dalla loro roccaforte di Saada. Hanno conquistato la capitale Sanaa, poi Taez, spingendosi fino allo stretto di Bab-el-Mandeb, che controlla il passaggio nel mar Rosso. Da notare che l’isola strategica di Hanish, posta all’ingresso nord dello stretto, è stata riconquistata dalla coalizione guidata da Riyadh, il 10 dicembre. Nel corso dell’estate, la coalizione ha ripreso l’offensiva, impadronendosi del sud-ovest del paese, e soprattutto di Aden nel luglio 2015. Il governo legale del primo ministro Khaled Bahah, che si era rifugiato a Riyadh a inizio 2015, è rientrato in settembre per stabilirsi nella sua “capitale provvisoria”, attendendo l’auspicata riconquista di Sanaa. Il 6 ottobre è dovuto di nuovo scappare in Arabia Saudita, dopo un attentato terroristico rivendicato da Daesh all’hotel Al-Qasr, dove era installato. Khaled Bahah ha lasciato a presidiare il territorio delle forze di polizia al comando del generale Mohamed Mussaed, ma quest’ultimo riconosce di incontrare enormi difficoltà nelle trattative con le milizie della “resistenza popolare”, un insieme di ex militari, forze tribali, islamisti e secessionisti sudisti del “Movimento del Sud” (Al-Hirak), guidato dall’ex vice-presidente dello Yemen del Sud, Ali Salem Al-Beidh. Questo gruppo eteroclita, pur se in guerra contro i ribelli, non ha mai prestato giuramento di fedeltà al governo legittimo del presidente Hadi. Il governo è tornato ad insediarsi ad Aden il 15 novembre 2015. Fatto sintomatico, il generale Mussaed è stato sostituito in dicembre da Shalal Ali Shaye, che fa parte del movimento sudista Al-Hirak.
Abd Rabbo Mansour Hadi
La coalizione, che si è proposta di “completare il lavoro” cacciando i ribelli dall’ovest del paese, sembra però segnare il passo, nonostante gli intesi bombardamenti. Secondo l’ONU, questi avrebbero provocato 6.000 morti, il 50% dei quali civili. Anche la coalizione ha subito importanti perdite, come quella del colonnello saudita Abdullah Al-Sahyan e dell’emiratino Sultan Al-Ketbi, entrambi uccisi all’inizio di dicembre 2015. Secondo le Nazioni Unite, lo Yemen in guerra è in pieno disastro umanitario. Prova di ciò, il fatto che i rifugiati scappano perfino in Somalia, dove pure vi è una situazione di guerra civile.
Il salafiti jihadisti di Al Qaeda “canale storico” – attraverso il suo ramo AQPA – e di Daesh approfittano di questa situazione per rafforzare le loro posizioni.
Al Qaeda: un nuovo leader emerge dalla clandestinità
Negli anni passati, AQPA ha assunto una importanza senza precedenti in Al Qaeda “canale storico”. Il suo emiro, Nasir al-Wuhayshi venne designato nel 2013 “manager generale”, vale a dire numero due dell’organizzazione e successore designato del dottor Al-Zawahiri. Wuhayshi è stato ucciso da un drone statunitense il 12 giugno 2015 e sostituito da Qasim Al-Raymi come emiro di AQPA. Ma, al momento, quest’ultimo non sembra essere stato promosso “manager generale” della nebulosa. Lavora spalla a spalla con Hamad Al-Tamimi e Ibrahim Ahmed Mahmoud Al-Qosi – alias sceicco Al-Sudani – un ex pensionante di Guantanamo, rimpatriato in Sudan nel 2012.
Attualmente, a Aden, la bandiera di Al Qaeda “canale storico” sventola su diversi edifici ufficiali oltre che sulle installazioni portuali. La città è infestata di uomini armati incappucciati che dicono di appartenere alla “resistenza popolare”, senza nemmeno sapere a quale fazione appartengono davvero. Le rare forze governative sono impotenti e, di conseguenza, sta nascendo una economia criminale da Yemen guerra. Giacché AQPA già controlla il porto di Al-Mukallah, i vari traffici che si svolgono gli consentono di raccogliere importanti fondi che finanziano la nebulosa.
D’altronde AQPA possiede già due importanti organi di propaganda: il periodico Sada al-Malahem (in arabo) e Inspire (in inglese). Un nuovo personaggio assai sorprendente ha fatto apparizione nella propaganda di AQPA a metà dicembre 2015. Si tratta di Abou Al-Hassan Al-Hashim – alias Ibrahim Abou Saleh. Piuttosto curiosamente, questo attivista islamico della prima ora era assai poco conosciuto dai servizi di informazione. Infatti questo Egiziano avrebbe cominciato a studiare teologia nella prestigiosa università Al-Azhar del Cairo, prima di entrare nel Jihad islamico egiziano (JI) nel 1979/1980, all’epoca guidato dal dottor Ayman Al-Zawahiri. Si sarebbe recato in Afghanistan nel 1989 o 1990, dove avrebbe incontrato molti luogotenenti di Osama bin Laden oggi deceduti. Avrebbe poi ricevuto l’ordine di andare in Yemen per diffondere la fede islamica contro il comunismo e il secolarismo. Dopo un breve rientro in Afghanistan nel 1992 o 1993, sarebbe stato incaricato di dirigere la logistica di Al Qaeda in Yemen. E di avviare pourparler con gli studenti, i notabili e i capi tribù. Sarebbe tra i fondatori di AQPA nel 2009 e sarebbe stato nominato membro della Shura – l’organismo di comando del movimento – incaricato della sicurezza.
Abou Al-Hassan Al-Hashimi
Compare oggi, non solo come portavoce di AQPA, ma più largamente come quello di Al Qaeda “canale storico”. Il ritorno in scena di un attivista storico, la cui discrezione gli ha consentito di sfuggire ai radar dei servizi di informazione USA, può essere valutato come sintomo di debolezza della nebulosa fondata da Osama bin Laden. Nel senso che siamo arrivati al punto che uomini di secondo piano vengono promossi a posti di responsabilità, perché le risorse umane cominciano a scarseggiare, sia a causa delle perdite subite, che per le defezioni verso Daesh che è molto più attraente per gli jihadisti assetati di vittorie a breve o medio termine.
Resta comunque che AQPA è tradizionalmente il braccio armato di Al Qaeda “canale storico” per le operazioni all’estero. Tutti ricordano l’attacco contro Charlie Hebdo del gennaio 2015, che venne preparato e rivendicato in Yemen. Occorre anche ricordare che, dopo le primavere arabe del 2011, una parte dello stato maggior di Al Qaeda “canale storico” si rifugiò in Yemen, considerato più sicuro delle zone tribali pakistane.
Per contro, ciò che è particolarmente inquietante è la strategia risolutamente offensiva evocata da Abou Saleh. Egli afferma infatti che il jihad è una guerra contro i “crociati e gli ebrei”, evidenziando che gli eruditi dell’islam non accettano il silenzio che regna sull’occupazione della Palestina, dell’Arabia Saudita che ospita i luoghi santi, e dell’Andalusia tuttora “occupata” dai cristiani. A suo dire, la guerra santa non cesserà finché la sharia non sarà legge in tutto il mondo mussulmano. Ricorda che l’obiettivo di Al Qaeda “canale storico” è di ri-fondare il califfato islamico che si è dissolto nel 1924. Cita numerosi “pensatori”, tra cui il teologo Taqi Ad-din Ahmad Ibn Taymiyyah (1263-1328), il capo militare afghano Yunis Khalis (1919-2006) e Jalaluddin Haqqani.
Conclusioni
Resta infine il problema di Daesh, che è presente nella regione di Sanaa – con la wilaya Sanaa, comparsa nell’aprile 2015 – e nel sud, dove la wilaya Aden-Abyane sarebbe autrice dell’assalto all’hotel Al-Qasr e dell’uccisione di Jaafar Mohamad Saad, il governatore di Aden, il 6 dicembre 2015 (2). L’origine della nascita della wilaya Aden-Abyane è avvolta dal mistero. Questo gruppo mostra una professionalità che si ritrova solo in AQPA. Si potrebbe dunque trattare di un ramo dissidente che ha deciso di agire per conto proprio.
Oltre al caos che investe tutta la regione, particolare inquietudine desta il fatto che i due movimenti salafiti-jihadisti – Al Qaeda “canale storico” e Daesh che condividono la medesima ideologia – sono in concorrenza tra loro per attirare l’attenzione. Questo potrebbe determinare una “corsa all’attentato”, nel quale lo Yemen potrebbe fungere da “base di partenza” importante, anche se altre terre come la Libia potrebbero ugualmente assolvere a questa funzione. E’ una questione di “prestigio”, per potersi poi presentare come il solo e unico movimento legittimo che difende la causa dei “mussulmani oppressi”. Per questa ragione le due formazioni riprendono la strategia predicata da un ideologo di Al Qaeda “canale storico”, Setmartian Nazar – alias Abou Moussab al-Suri – nell’opera “L’Appello alla resistenza islamica globale” (3). C’è il timore che gli attivisti facciano ricorso a know how illustrati nell’ultima opera messa on line il 18 ottobre 2015 da Daesh, “Safety and Security Guidelines for Lone Wolf Mujahideen”. Si tratta di un aggiornamento di un manuale di Al Qaeda intitolato “Terror Industry” pubblicato per la prima volta nel 2010. Entrambi si ispirano alle teorie di Al-Suri [4].
Note:
[1] Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (EAU), Egitto, Sudan, Giordania, Qatar, Bahrein, Kuwait e Marocco. Il Pakistan, pur sollecitato, non ha voluto associarsi direttamente all’operazione.
[2] E’ stato sostituito da Aydarus Al-Zudaidi. Si tratta di un partigiano di Al-Hirak, che non riconosce ufficialmente il governo legale. Trattative sono in corso.
[3] La prima versione è stata pubblicata nel 2000.
[4] L'originalità delle ultime consegne si rileva in due punti. Primo, confondersi nel paesaggio in cui si opera, rinunciando a qualsiasi segno distintivo che richiami all’islam (e addirittura non esitando a sfoggiare dei crocifissi). Secondo, restare in vita, per potere realizzare anche altre azioni.
Leggi anche :
1) L’Arabia Saudita mette in moto un meccanismo ad alto rischio,
http://www.ossin.org/yemen/1739-larabia-saudita-mette-in-moto-un-meccanismo-ad-alto-rischio
2) Yemen: Iran-Paesi sunniti, la guerra è cominciata http://www.ossin.org/yemen/1741-yemen-iran-paesi-sunniti-la-guerra-e-cominciata
3) Le ambizioni saudite rischiano di affondare nel pantano yemenita http://www.ossin.org/yemen/1747-le-ambizioni-saudite-rischiano-di-affondare-nel-pantano-yemenita
4) Dalla Palestina allo Yemen, onore e decadenza del mondo arabo http://www.ossin.org/yemen/1809-dalla-palestina-allo-yemen-onore-e-decadenza-del-mondo-arabo
5) Yemen: per un goccio di oro nero http://www.ossin.org/yemen/1831-yemen-per-un-goccio-d-oro-nero