L’attacco contro una installazione petrolifera fuori dal territorio dello Yemen segna la fine della guerra contro questo paese
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Moon of Alabama, 17 agosto 2019 (trad.ossin)
L’attacco contro una installazione petrolifera fuori dal territorio dello Yemen segna la fine della guerra contro questo paese
Moon of Alabama
Oggi l’Arabia saudita sta finalmente perdendo la guerra contro lo Yemen. Non ha alcun mezzo di difesa contro le nuove armi acquisite dagli Houthi yemeniti. Sono armi che minacciano la base dell’economia saudita
Ecco l’attacco decisivo di oggi:
" Droni dei ribelli yemeniti houthi hanno attaccato sabato un gigantesco campo petrolifero e di gas al centro del vasto deserto dell’Arabia Saudita, provocando ciò che il regno ha descritto come un "incendio limitato", nel corso del secondo recete attacco contro la sua importante industria petrolifera...
La conferma saudita dell’attacco è giunta qualche ora dopo che Yahia Sarie, un portavoce militare degli Houthi, aveva diffuso un comunicato video dove affermava che i ribelli avevano lanciato 10 droni carichi di bombe sul campo petrolifero nell’ambito della "più grande operazione mai realizzata". Ha preannunciato altri attacchi ".
L’attacco di oggi è una mossa da scacco matto contro i Sauditi. Shaybah si trova a circa 1 200 chilometri (750 miglia) dal territorio controllato dagli Houthi. Vi sono molti altri obiettivi economici più importanti che potrebbero essere attaccati in questo raggio di tiro :
" La distanza che separa questo campo petrolifero dal territorio occupato dai ribelli yemeniti dimostra la portata dei droni houthi. Gli investigatori delle Nazioni Unite affermano che il nuovo drone UAV-X utilizzato dagli Houthi, utilizzato negli ultimi mesi nella guerra della coalizione saudita contro lo Yemen, ha probabilmente una portata che può raggiungere i 1 500 chilometri (930 miglia). I campi di petrolio sauditi, una centrale nucleare in costruzione negli Emirati Arabi Uniti, e il frequentatissimo aeroporto internazionale di Dubai sono quindi a portata di tiro.
A differenza dei droni sofisticati che utilizzano satelliti che consentono ai piloti di guidarli a distanza, gli analisti pensano che i droni houthi siano probabilmente programmati per raggiungere una specifica latitudine e longitudine e non possano essere più controllati, una volta fuori dallo spazio radio. Gli Houthi hanno già utilizzato dei droni, che possono essere difficili a intercettarsi da parte dei radar, per attaccare le batterie di missili Patriot sauditi, oltre alle truppe nemiche ".
L’attacco dimostra in modo concludente che le più importanti infrastrutture saudite sono oramai minacciate. Questa minaccia economica si aggiunge a un deficit di bilancio del 7 % che il FMI prevede per l’Arabia saudita. Ulteriori bombardamenti sauditi contro gli Houthi avranno un costo supplementare molto importante che potrebbe addirittura mettere a rischio la vita dello Stato saudita. Gli Houthi tengono il principe ereditario Mohammad bin Salman per le palle e possono stringere a volontà.
I droni e i missili utilizzati dagli Houthi sono copie di modelli iraniani realizzati in Yemen con l’aiuto di esperti di Hezbollah libanese. Quattro giorni fa, una delegazione di Houthi è andata in Iran. Nel corso della visita, l’Ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema, ha pubblicamente ammesso per la prima volta che gli Houthi godono dell’appoggio dell’Iran :
" "Dichiaro il mio appoggio alla resistenza degli uomini e delle donne credenti dello Yemen… Il popolo yemenita… esprimerà un governo forte", ha dichiarato Khamenei durante una riunione col negoziatore capo del movimento Houthi, Mohammed Abdul-Salam.
Khamenei, che ha incontrato per la prima volta a Teheran un alto rappresentante Houthi, ha anche fatto appello a "una forte resistenza contro i complotti sauditi per dividere lo Yemen", ha riferito l’agenzia di stampa semiufficiale Fars.
"Bisogna sostenere uno Yemen unificato e coerente, con integrità sovrana. Tenuto conto delle diversità religiose ed etniche in Yemen, la protezione dell’integrità del paese esige un dialogo nazionale", ha dichiarato ".
La visita a Teheran dimostra che gli Houthi non sono più un movimento isolato, non riconosciuto:
" Rappresentanti dell’Iran, della Gran Bretagna, della Francia, della Germania e dell’Italia, insieme ad esponenti del movimento yemenita houthi Ansarullah, hanno avuto uno scambio di opinioni sui mezzi politici per porre fine a questa guerra che si prolunga in questo paese della penisola arabica.
La riunione si è tenuta sabato al ministero iraniano degli Affari esteri a Teheran, con la partecipazione di delegati dell’Iran, di Ansarullah e di quattro paesi europei.
Ciascuno di essi ha illustrato il punto di vista del suo governo sull’evoluzione della situazione in Yemen, compresi gli sviluppi politici e militari, oltre che sulla situazione umanitaria del paese...
I delegati hanno sottolineato la necessità di porre fine immediatamente a questa guerra e hanno insistito perché si giunga ad una soluzione politica di questa crisi ".
La guerra contro lo Yemen, avviata da MbS nel marzo 2015, si è da tempo dimostrata impossibile da vincere. Adesso è definitivamente persa. Né gli Stati Uniti né gli Europei correranno in aiuto dei Sauditi. Non esiste alcun mezzo tecnologico per proteggersi ragionevolmente da simili attacchi. Lo Yemen povero riuscirà a battere la ricca Arabia Saudita.
I Sauditi dovranno accettare negoziati politici di pace. La richiesta di riparazione che lo Yemen avanzerà sarà difficile da digerire. Ma i Sauditi non avranno altra scelta se non di piegarsi a quanto gli Houthi chiederanno.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto bene a ritirarsi dallo Yemen nei mesi scorsi. Il loro obiettivo bellico era di assumere il controllo del porto di Aden. La loro alleanza coi separatisti del sud dello Yemen, che controllano oramai la città, lo garantisce. Resta da capire per quanto tempo, visto che Khamenei respinge ogni ipotesi di divisione dello Yemen.
L’attacco di oggi ha una dimensione ancora maggiore della fine della guerra contro lo Yemen. Il fatto che l’Iran abbia fornito droni di una portata di 1 500 chilometri ai suoi alleati in Yemen significa che anche i suoi alleati in Libano, in Siria e in Iraq hanno accesso ad armi di tal genere.
Israele e la Turchia dovranno tenerne conto. Anche le basi statunitensi lungo il Golfo Persico e in Afghanistan dovranno stare attenti. L’Iran dispone, non solo di missili balistici per attaccare queste basi, ma anche di droni contro i quali i sistemi statunitensi di difesa antimissile sono più o meno inutili. Solo gli Emirati Arabi Uniti, che hanno acquistato dei sistemi di difesa aerei russi Pantsir S-1 collocati su camion MAN tedeschi (!), hanno qualche possibilità di difendersi da questi droni. Il Pentagono vorrebbe tanto probabilmente acquistarne.
E’ stato l’uso da parte degli Stati Uniti di droni furtivi contro l’Iran, che ha consentito a quest’ultimo paese di catturarne uno, di analizzarlo e di clonarlo. Il vasto programma di droni iraniani ha antiche origini indigene, ma ha potuto beneficiare della tecnologia che gli Stati Uniti hanno involontariamente fornito.
Tutte le guerre che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno fatto in Medio Oriente contro l’Afghanistan (2001), l’Iraq (2003), il Libano (2006), la Siria (2011), l’Iraq (2014) e lo Yemen (2015) hanno finito solo col rafforzare l’Iran e i suoi alleati.
Ci sarebbe una lezione da trarre. Ma dubito che il Borg di Washington DC abbia la capacità di comprenderla.