Aveva ragione Fidel Castro
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La Repubblica
20-10-07, pagina 10, sezione ECONOMIA
L' imprenditore italiano respinge le accuse sui rincari della pasta: è il prezzo del grano a condizionare tutto
Barilla: i mercati sono impazziti colpa di Bush e dei cambi climatici
Un ministro italiano ha chiesto lo sciopero della pastasciutta: siamo alla pura demagogia L' intervista Monumentale l' errore del presidente Usa che ha deciso di usare le materie prime per produrre biocarburanti
MARIO CALABRESI
New York - «Non è vero che gli aumenti dei prezzi della pasta e del pane sono stati indiscriminati e senza fondamento e i colpevoli non siamo certo noi»: Guido Barilla non ci sta a farsi processare, anzi parte all' attacco e punta il dito sui cambiamenti climatici che hanno sconvolto i raccolti, sull' «errore monumentale» di Bush che con la politica di incentivi ai biocarburanti «ha deciso di usare le materie prime sacre per alimentare i Suv» e sugli speculatori che si possono trovare tra i grandi trader. Dice di essere preoccupato per l' ambiente, di essere rimasto colpito da Al Gore, e che i politici italiani che chiamano allo sciopero della pasta «dimostrano uno scarso grado di maturità». Le polemiche sui prezzi, i consumi e l' inflazione lo hanno seguito fino a New York dove è venuto ad inaugurare il secondo stabilimento a stelle e strisce e a festeggiare la leadership assoluta del mercato nordamericano. Partiamo da un dato non discutibile: i vostri listini sono cresciuto del 15% da dicembre scorso. «Bene, le rispondo con un altro dato inequivocabile: il prezzo del grano è raddoppiato negli ultimi dodici mesi». Una parte degli analisti dice che è conseguenza della scelta di utilizzare i prodotti agricoli per produrre carburanti. «Anche, ma dietro un aumento così pesante ci sono più motivi, il primo è che gli ultimi due raccolti sono stati inferiori in volumi e di peggiore qualità e la colpa è stata del clima». Teme sia un dato irreversibile? «Oggi non siamo in grado di dire se è un fenomeno strutturale, aspettiamo il prossimo raccolto per capire, certo che a tutte le latitudini, in Australia o in Argentina ma anche in Italia il clima ha inciso pesantemente: poca acqua e nei momenti sbagliati». La seconda ragione? «Ha un nome e un cognome: George Bush. La sua decisione di lanciare una politica di incentivi che prevede di sostituire il 20% del petrolio con biofuel in dieci anni ha scatenato una corsa a produrre mais e ha innescato una reazione a catena che ha aumentato i prezzi di tutte le materie prime agricole. E' un errore monumentale. Quando vedo gli sopt con gli agricoltori che dicono di essere fieri di "coltivare energia" mi vengono i brividi: non si possono usare materie prime sacre per sfamare i Suv». Lo sa che la sua posizione somiglia molto a quella di Fidel Castro? «Vorrà dire che in questo caso Castro ha ragione. Guardi che si tratta di una scelta demenziale sia dal punto di vista economico che da quello del buon senso. Abbiamo problemi enormi per sfamare la popolazione mondiale e decidiamo di dedicare una parte importante del territorio, grandi risorse e enormi quantità d' acqua per produrre energia per le automobili». Ma la colpa è solo del clima e della politica? «No, ci sono stati anche grandi trader che hanno speculato». E voi siete senza macchia? «Il 60% del costo della pasta è fatto dalle materie prime e queste hanno raddoppiato il loro prezzo, aggiungiamo i costi crescenti dell' energia e ci si renderà conto che per noi è un salto mortale senza rete. Chi produce pasta e pane è sotto uno stress pesantissimo. Ma questi aumenti non li abbiamo scaricati tutti sui consumatori, in gran parte ce li siamo caricati noi, cercando di fare economie e razionalizzazioni». Siete stati i primi a ritoccare i listini. «In Italia tutti aspettano di vedere cosa fa il leader di mercato e quando noi abbiamo deciso di aumentare tutti gli altri ci hanno seguito, ma non è stata una furbata, molti produttori sono senza ossigeno, non ce la fanno più e sono sul punto di chiudere». Siete accusati di essere stati il volano dell' inflazione. «Abbiamo sentito dire di tutto, c' è perfino un ministro della Repubblica (Clemente Mastella, ndr) che ha parlato di fare lo sciopero della pastasciutta. Mi sono cadute le braccia, è pura demagogia». Ma ci sono anche le associazioni dei consumatori? «Giustamente devono monitorare il mercato, ma quando ci attaccano in modo molto aggressivo, dicendo che gli aumenti sono stati indiscriminati e privi di fondamento, allora non mi resta che dire che è falso». Si calcola che una famiglia di quattro persone spenderà fino a 20 euro in più all' anno per la pasta. «Nessuno in Italia dice mai quanto hanno inciso sulla spesa della famiglie i costi di comunicazione, intendo i cellulari, gli sms, gli mms, cose che non generano valore ma che pesano molto, ma molto di più di cinque euro a persona all' anno. E poi la pasta è uno dei pochi prodotti che non aumentò con l' arrivo dell' euro: il prezzo era fermo di dieci anni». Lei sembra essere convinto dei pericoli legati al cambio climatico. «La questione ambientale mi preoccupa moltissimo, non solo per gli aspetti economici. Credo che sarà una sfida per la nostra sopravvivenza. Penso che la mia generazione stia vedendo solo l' inizio di cambiamenti epocali, i nostri figli dovranno affrontare problemi che non riusciamo neppure ad immaginare. Ho letto il libro di Al Gore e visto il film e ne sono rimasto enormemente colpito». Cosa la colpisce di più? «La neve che non arriva più, i ghiacciai che si ritirano, ma soprattutto la scomparsa della nebbia. Ricordo che mio padre dormiva in ufficio cinque o sei volte all' anno perché era così fitta che non poteva tornare a casa». Siete diventati il primo produttore di pasta negli Usa in soli 10 anni. «Mi sono reso conto che la scommessa era vinta quando all' immigrazione degli aeroporti gli agenti hanno cominciato a scherzare con il mio cognome. Oggi capita sempre. Significa che il marchio si è affermato». Avete mai avuto paura di non farcela? «Abbiamo tremato quando prese piede la dieta Atkins che prevedeva l' eliminazione totale dei carboidrati, ad un certo punto sembrava una follia collettiva, una crociata contro pasta e pane, ma ce l' abbiamo fatta perché siamo riusciti a comunicare una nuova cultura dell' alimentazione e quest' anno siamo cresciuti del 13 per cento». Suo padre avrebbe mai immaginato che gli Usa sarebbero stati il secondo mercato per la Barilla? «E' morto nel '93, due anni prima che noi lanciassimo l' offensiva americana. Ci diceva: io sono un uomo nazionale, ho portato l' azienda da una dimensione regionale a nazionale, ma non sono in grado di uscire dai nostri confini, il mio compito è finito, il resto è compito vostro».