Maestà, la mia libertà è più sacra di lei!
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Demain, 16 febbraio 2012 (trad. Ossin)
Il giovane Bahomane condannato a 1 anno di prigione
Thami Afailal
I saldi sono finiti, ma i tribunali marocchini continuano a dispensare anni di prigione come la zuppa alla mensa dei poveri . Walid Bahomane, il giovane che era stato arrestato, imprigionato e inquisito dal procuratore del re presso il tribunale di Rabat, Abdeslam Imani, per “offesa ai sacri valori del Marocco”, praticamente per avere disegnato una caricatura del dittatore alauita (il re Mohammed VI, ndt), è stato condannato oggi a 1 anno di prigione e 10.000 DH di ammenda.
Le prove contro questo ragazzo di 18 anni, che è stato processato in stato di arresto, sono due pagine di disegni satirici.
Il ragazzo è stato arrestato e processato per queste due pagine postate su Facebook.
Dopo il caso di un altro giovane, Abdessamad Haidour di Taza, condannato a tre anni di prigione per avere ingiuriato il sultano, con questa condanna a un anno di prigione, il Makhzen (sistema di potere marocchino, ndt) cerca di dare l’esempio per terrorizzare una gioventù che si libera poco a poco del giogo della paura.
Da una settimana, molti cyberattivisti marocchini si danno il cambio in un profilo Facebook che si chiama “Mohammed VI, la mia libertà è più sacra di lei!”, per dare il proprio sostegno ai giovani Bahomane e Haidour.
Secondo il sito Lalome, la madre di Bahomane ha accusato i poliziotti del 10° arrondissement di Rabat che hanno arrestato suo figlio di averlo torturato e obbligato a firmare il processo verbale.
Demain, 11 febbraio 2012 (trad. Ossin)
Caso Bahomane: il re è ancora sacro?
Thami Afailal
Rabat. Il re è ancora sacro? Secondo la nuova costituzione, no. Ma è diventato, come il re di Spagna, inviolabile. Vale a dire che è al di sopra delle leggi e che non si può in alcun caso trascinarlo in giudizio o tentare di farlo condannare.
Ora, questa inviolabilità è assolutamente accettabile nel caso spagnolo, ma non va bene nel caso marocchino. Il re di Spagna, Juan Carlos 1°, non è un attore politico. Regna soltanto e non assume alcuna decisione politica che possa impegnare lo Stato. Anche i suoi discorsi alla nazione sono preventivamente sottoposti al capo del governo.
La situazione è completamente diversa in Marocco, dove il re continua a essere il perno dello Stato, dotato di poteri notevoli e molto è più ampi di qualsiasi altro capo di Stato di una democrazia occidentale.
In realtà, anche se non è più contemplato nella nuova Costituzione, Mohammed VI è sempre mantenuto nella sfera del divino.
Un giovane marocchino, Walid Bahomane (nella foto in alto), ha appena pagato appunto il prezzo di questa divinizzazione. Bahomane è stato presentato martedì scorso davanti a un tribunale di Rabat, accusato di “offesa ai valori sacri del Marocco”.
Il suo crimine? Avere pubblicato dei fotomontaggio e dei video scherzosi e satirici sul re.
Questo processo è il primo di questo tipo nella “nuova era costituzionale”. Nonostante la nuova Carta abbia bandito, sotto la pressione della piazza, il carattere sacro del re, il procuratore del re presso il Tribunale di Rabat, l’inamovibile Abdeslam Imani, sicuramente su istigazione della DST (il solo servizio di polizia che perde il suo tempo in internet), ha deciso di avviare un’inchiesta contro il giovane Bahomane.
Le prove contro questo ragazzo di 18 anni, che è stato incarcerato in un penitenziario nei pressi della capitale, sono… due pagine di un profilo Facebook, dove si vedono dei disegni satirici.
Il mondo dei social network ha deciso di reagire a questa ennesima grave violazione delle libertà dei Marocchini con la creazione di un gruppo di sostegno su Facebook dal titolo “Mohammed VI la mia libertà è più sacra di lei!”.
Il braccio di ferro, tra un Makhzen che resiste al cambiamento e i cyberattivisti che non vogliono mollare la presa, è cominciato.
Demain, 13 febbraio 2012 (trad. Ossin)
Taza: Tre anni di prigione per un giovane. Mohammed VI è sempre sacro!
Badr Soundouss
Rabat. Il giovane Abdessamad Haidour (nella foto in alto), che era stato arrestato qualche giorno fa e incriminato per “offesa a un simbolo dello Stato”, un altro modo di dire “offesa alla sacralità del re”, è stato condannato oggi da un tribunale di Taza a 3 anni di prigione.
Il suo processo è stato l’esempio stesso di una procedura sbrigativa. Giudicato lo stesso giorno da un tribunale di Taza e condannato qualche ora più tardi. Senza avvocato, senza difesa, senza sostegno giuridico, e con delle domande poste dal giudice che ricordavano l’ancien regime.
Nel momento in cui un altro giovane, Walid Bahomane, è inquisito da Abdeslam Imani, l’eterno procuratore del re presso il tribunale di Rabat, per “offesa ai valori sacri del Marocco”, la scandalosa condanna di Abdessamad Haidour non sembra essere un caso. Essa rientra nella strategia del terrore elaborata dal capo della DST, la polizia politica, Abdellatif Hamouchi, per terrorizzare coloro che vogliono approfittare, in modo esagerato ma salutare, della loro libertà di parola sequestrata dall’indipendenza del Marocco nel 1956.
Tre anni di galera dello Sceriffato, di penitenziario, per un giovane di 24 anni, è la morte. Ma è un eccellente occasione per disvelare la farsa di una giustizia il cui dipartimento si chiama, niente di meno!, “Ministero della giustizia e delle libertà”, il cui titolare è un ex difensore dei diritti umani, soprattutto se l’uomo in questione porta la barba.
Quelli che hanno ancora dei dubbi sulla natura esatta di questa monarchia delle banane alzino la mano!