Il PJD normalizza le relazioni con Israele
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Demain online, 18 luglio 2012 (trad. Ossin)
Il PJD normalizza le relazioni con Israele
Ali Lmrabet
C’è stato un tempo, non molto lontano, nel quale tutto ciò che avesse una qualche relazione con Israele attirava i fulmini degli islamisti del PJD (il partito oggi al governo in Marocco, ndt). Se un Marocchino, conosciuto o meno, faceva un giretto per Tel Aviv o anche per Al Qods (nome arabo di Gerusalemme, ndt), o se un giornalista faceva il suo lavoro di informazione andando a fare un reportage in Israele, la stampa del PJD, Attajdid, si scatenava e apriva l’artiglieria pesante.
“Agente del Mossad”, “sostenitore della normalizzazione con l’entità sionista”, “traditore della sacra causa della Palestina, ecc”… tutto era lecito tra i barbuti light (che non lo erano ancora diventati) e certi altri superstiti, per vilipendere i “colpevoli”. Senza sfumature.
Parlare con un israeliano, anche se era un uomo di pace, era considerato un gesto haram (peccato, ndt).
Nel corso dell’ultimo congresso del PJD, lo scorso week-end, un israeliano ha avuto diritto a tutti gli onori del partito islamista, ministri, dirigenti e militanti di base. Ofer Bronchtein, il presidente israeliano del Forum internazionale per la pace ed ex consigliere di Shimon Peres e di Yitzhak Rabin negli anni 1990, era l’invitato d’onore del PJD. La sua presenza ha fatto sensazione. Non solo a causa del suo fugace incontro con Khaled Mechaal, il capo estero di Hamas, ma anche per la sua semplice presenza in un congresso di barbuti, vigorosi antisionisti fino solo a qualche mese fa.
Bronchtein è un sionista? Assolutamente sì. In Israele la sinistra, e Bronchtein ne fa parte, è sionista ed è fiera di esserlo. Nello Stato ebraico, contrariamente a qui, “sionista” non è un insulto.
Noi non disprezziamo. Qui a Demain noi non abbiamo alcun problema a parlare con chiunque. A incontrare chiunque. Israeliani, ebrei, sionisti o non sionisti, Greci, Algerini, indipendentisti saharawi, Cinesi, e anche i rappresentanti degli Eschimesi, se se ne presenta l’occasione. Alcun problema, alcun pregiudizio.
D’altronde molti sionisti israeliani sono ferventi partigiani della pace.
Il problema non siamo noi, che non abbiamo mai alzato la bandiera dell’antisionismo ottuso, preferendo sostenere la Palestina e i Palestinesi piuttosto che mettere tutti gli Israeliani nello stesso sacco. Il problema sono piuttosto gli altri, i Boulahya, quelli che hanno fatto di questa questione un’impresa commerciale politica, terrorizzando con discorsi e anatemi tutti quelli che direttamente o indirettamente avevano relazioni con l’orrida “entità sionista” e cercando di presentarsi al popolo come i veri difensori della lotta di liberazione dei Palestinesi.
Al PJD parlare con un Israeliano, figuriamoci un sionista, ieri era considerato tabù. Visti i modi squisiti con cui l’amico sionista Bronchtein è stato ricevuto dai baroni del PJD, questo divieto è oggi visibilmente stato superato.
Alla buonora fratelli, benvenuti nel realismo politico