Liberato Fouad Mourtada
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Tel Quel 22/28 marzo 2008 Intervista a Fouad Mourtada
Non rimpiango niente
di Youssef Ziraoui
Dopo un mese e mezzo di prigione, Fouad Mourtada, il falso principe di Facebook, è stato liberato per grazia reale. Raggiunto da Tel Quel all’indomani della sua liberazione, il giovane ingegnere, non ancora rimessosi dall’esperienza carceraria, racconta le sue prime impressioni
Lei è stato graziato dal re dopo aver passato 43 giorni nella prigione di Oukacha. Si sente sollevato?
Certamente. Questa esperienza è stata difficile. Mi sento molto meglio adesso, ma resto provato. Vorrei prima di tutto ringraziare il re per avere rimesso le cose a posto. Ringrazio anche tutte le persone che mi hanno sostenuto, in primo luogo la mia famiglia, le associazioni per la difesa dei diritti dell’uomo, gli internauti e la stampa. Voglio anche ringraziare il mio avvocato Ali Amar, e in generale tutti quelli che hanno capito, fin dall’inizio, che non avevo fatto niente di male.
Quando ha saputo della prossima liberazione?
E’ stato martedì sera. Ero nella mia cella, quando il direttore mi ha convocato per annunciarmi che il re mi aveva graziato.
La sua famiglia sarà stata felice della notizia…
La mia famiglia non sapeva niente. Quando sono uscito dalla prigione non c’era nessuno ad attendermi. Ho preso un taxi per tornare al mio appartamento. Solo quando sono rincasato ho telefonato alla mia famiglia per dire che ero libero. Evidentemente sono stati molto felici.
Cosa pensava mentre era in prigione?
Tentavo di mantenermi sul positivo. Alcuni codetenuti mi hanno aiutato. Erano convinti anche loro della mia innocenza.
A proposito, come si sono comportati con lei?
A Oukacha mi trovavo insieme a detenuti di diritto comune. Diciamo che non ero sereno, temevo per la mia sicurezza. Alcuni avevano comportamenti violenti. Ma va bene, alla fine mi sono adattato. Era vivibile. Le ultime due settimane sono stato trasferito in un’altra ala della prigione. Lì i prigionieri erano più rispettosi.
Cosa ha fatto dopo la liberazione?
Il giorno dopo ho raggiunto i miei a Rabat, per trascorrere con loro la festa del Mouloud ed il week end. Ho bisogno di riposare e di riorganizzare la mia vita.
Conta di riprendere il lavoro?
Non subito in tutti i casi. Per il momento vorrei darmi una pausa.
Il suo datore di lavoro è disposto a riassumerla?
Durante tutto il periodo della mia carcerazione, il mio padrone mi ha sostenuto. Con lui mantengo un eccellente rapporto.
Secondo il suo avvocato, la direzione della prigione non le ha rilasciato alcun documento attestante la liberazione. E’ cosi?
E’ esatto. Non mi hanno dato niente.
Perché secondo lei?
Non ne so molto di pratiche amministrative. Mi hanno detto che ero libero e che potevo uscire. Questo per me era sufficiente.
Insomma, perché ha creato un profilo a nome del principe Moulay Rachid?
Per la semplice ragione che lo ammiro. Non pensavo di fare male. Mi auguravo che tutti i fans di Moulay Rachid su Facebook potessero connettersi a quella pagina ed esprimere la loro ammirazione. In nessun momento ho immaginato che questo potesse essere interpretato come una usurpazione di identità.
Se avesse l’occasione di incontrare il principe Moulay Rachid, che cosa gli direbbe oggi?
Gli direi della mia ammirazione incondizionata per lui. Resto persuaso che lui non abbia niente a che vedere con quello che è successo.
Qualcuno la accusa di avere creato questo profilo con cattive intenzioni. Cosa risponde?
Che non ho mai fatto niente di male con questo profilo. L’unico messaggio che ho inviato era uno smiley, punto. Non ho niente da rimproverami.
Dunque non le rincresce il suo gesto?
Niente, salvo la cattiva interpretazione che ne è stata fatta.
Come ha vissuto il periodo di imprigionamento?
Con difficoltà. Io sono stato prima sequestrato per strada, poi maltrattato. Mi hanno picchiato, sputato addosso. I miei occhi erano bendati. Credo peraltro che mi abbiano condotto fuori da Casablanca, ma non sono in grado di dire dove esattamente. Il mio calvario è durato più di 36 ore, durante le quali non ho avuto niente da mangiare e da bere. Avevo perfino perso la nozione del tempo, tanto che il mercoledì sera (il giorno dopo il suo rapimento, ndr) pensavo che fosse ancora martedì. Queste 36 ore sono passate senza che me ne rendessi conto.
Che cosa le hanno rimproverato i suoi carcerieri?
Niente secondo me. Credo che sapessero fin dall’inizio che non avevo fatto niente di male.
Ha intenzione di denunciare quelli che l’hanno torturata?
Per fare questo avrei bisogno di prove che non ho.
Cosa pensa della sentenza: tre anni di prigione ferma ed un’ammenda di 10.000 dhirams?
Non ho una conoscenza approfondita della legge, ma la condanna è chiaramente sbalorditiva.
Secondo il suo avvocato, il giudice le avrebbe francamente rimproverato di avere creato il sito Facebook!
In termini generali le domande che i giudici mi hanno rivolto dimostravano la loro manifesta non conoscenza della questione.
Come pensa che la polizia la abbia individuata, dal momento che Facebook è tenuta a preservare l’anonimato degli utilizzatori?
E’ la domanda che continuo a pormi. E’ possibile che vi sia stata una violazione della riservatezza della mia vita privata. Col mio avvocato stiamo ancora studiando le diverse possibilità. Sto per incontrarlo e ne discuteremo a mente fredda.
All’inizio la sua famiglia aveva intenzione anche di denunciare Facebook per avere fornito informazioni alla polizia marocchina, in particolare il suo indirizzo IP. Quale è la situazione oggi?
Non ne ho la minima idea… Ho appena messo il naso fuori e non voglio lanciare accuse senza prove. Resta comunque qualcosa di sospetto in questa storia. Ora, come ho detto, aspetto di saperne di più e di discuterne col mio avvocato.
Il giudizio d'appello dovrebbe essere prossimo. Pensa che sarà confermata la sentenza di primo grado o che sarà assolto?
Nel mio animo ho sempre conservato la speranza. Ho sempre saputo che, in una maniera o nell’altra si finirà col rendersi conto che non ho fatto niente di male.
Lei è originario di una modesta famiglia di Goulmina. Come ha reagito alla notizia della sua incarcerazione?
Erano sorpresi tanto quanto me. Ma mi hanno sostenuto dall’inizio alla fine. Hanno coordinato le loro iniziative e io non li ringrazierò mai abbastanza per questo.
Sul sito helpfouad.com c’era una richiesta di contributi. E’ arrivato qualcosa?
Non ne so niente. So solo che c’è stata una grande mobilitazione in mio favore.
Giustamente, come ha avuto conoscenza del sostegno che la circondava?
Durante le visite della famiglia e durante i processi sono stato informato sull’evolversi degli avvenimenti. Sapere che altrettante persone erano al mio fianco mi scaldava il cuore.
Leggeva la stampa?
Si, mi hanno dato qualche giornale e questo mi ha permesso di tenermi informato.
Si dice di lei che sia riservato, addirittura timido. Come ha reagito di fronte ad una tale esposizione mediatica?
Io non so veramente cosa intendete con il termine riservato. Per contro è certo che non cercavo esposizioni. Ho fatto qualcosa di banale. Solo una coincidenza di fattori ha amplificato la vicenda.
I suoi ex compagni dell’EMI (Ecole Mohammadia des Ingénieurs) l’hanno sostenuto durante la carcerazione?
Si. Ho ricevuto la visita di compagni, di membri dell’associazione dei laureati della scuola. M’hanno portato qualche libro, ma anche dei giornali. Di questo li ringrazio.
Si è connesso a Facebook dopo la liberazione?
No, non ne ho avuto il tempo. Ma lo farò al più presto.