Intervista a Mohamed Erraji
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Dopo essere stato condannato a due anni di prigione e 5000 Dh di ammenda, ha beneficiato dela libertà provvisoria. Cosa prova?
Sono contento di essere di nuovo libero. Contento anche di ritrovare la mia famiglia, che ha vissuto anche lei un vero calvario in questi giorni. Tuttavia la mia gioia non è completa perché non so ancora come finirà questa storia. La Corte d’appello potrebbe anche decidere di rimettermi in prigione
Come è stata la sua carcerazione?
L’ho molto malvissuta. E’ stata la peggiore esperienza di tutta la mia vita, tanto che non l’augurerei al mio peggior nemico. Sono stato rinchiuso in una cella di sette metri per cinque, con una cinquantina di codetenuti comuni.
Ho dovuto sopportare i ratti, gli insetti, gli odori pestilenziali… sono certo che se avessi dovuto passare qualche giorno di più in questo inferno, avrei perso la ragione. Ma quello che mi pesava di più era di sapere di essere vittima di una ingiustizia. Fortunatamente i miei amici mi avevano informato che si era formato, tanto in Marocco che all’estero, un movimento di solidarietà per ottenere la mia liberazione. E’ questo che mi ha sostenuto.
Quando ha pubblicato il suo articolo, ha pensato che sarebbe potuto finire in prigione?
Nemmeno per un solo istante. E anche quando mi hanno incriminato, ho pensato che nel peggiore dei casi me la sarei cavata con una semplice ammenda. Quando il giudice ha pronunciato il verdetto è stato come se il cielo mi fosse caduto sulla testa. Non ci volevo credere. Per me era una cosa senza senso.
Che cosa risponde a quelli che la accusano di aver mancato di rispetto al re e alla famiglia reale?
Che si sbagliano. In tutti gli articoli che ho scritto fino ad oggi, non ho mai insultato né offeso il re. E non mi sono mai immischiato nella sua vita privata. Tutto ciò che ho fatto è stato di offrire il mio punto di vista sull’attualità nazionale e di dare il mio contributo al dibattito politico del paese. E’ questo ciò che ho fatto pubblicando l’articolo sulla politica di elargizione di licenze di taxi. Io non capisco ancora come, ed in base a quali criteri, mi hanno potuto condannare per “mancanza del rispetto dovuto al re ed alla famiglia reale”.
Se lo dovesse rifare lo rifarebbe?
Certo, senza esitazione. Lo rifarei perché sono convinto di non aver fatto niente di male. Ancora una volta quello che ho scritto non aveva niente di offensivo per nessuno.
Continuerà a fare il blogger?
In attesa della definizione del processo, mi asterrò di pubblicare qualunque cosa. Voglio piuttosto riposarmi e preparare la mia difesa. Dopo non ho ancora deciso se mi rimetterò a scrivere. Questa esperienza mi ha molto provato. Mi ha soprattutto insegnato una cosa: in questo paese non è garantita la libertà di espressione.
Sono contento di essere di nuovo libero. Contento anche di ritrovare la mia famiglia, che ha vissuto anche lei un vero calvario in questi giorni. Tuttavia la mia gioia non è completa perché non so ancora come finirà questa storia. La Corte d’appello potrebbe anche decidere di rimettermi in prigione
Come è stata la sua carcerazione?
L’ho molto malvissuta. E’ stata la peggiore esperienza di tutta la mia vita, tanto che non l’augurerei al mio peggior nemico. Sono stato rinchiuso in una cella di sette metri per cinque, con una cinquantina di codetenuti comuni.
Ho dovuto sopportare i ratti, gli insetti, gli odori pestilenziali… sono certo che se avessi dovuto passare qualche giorno di più in questo inferno, avrei perso la ragione. Ma quello che mi pesava di più era di sapere di essere vittima di una ingiustizia. Fortunatamente i miei amici mi avevano informato che si era formato, tanto in Marocco che all’estero, un movimento di solidarietà per ottenere la mia liberazione. E’ questo che mi ha sostenuto.
Quando ha pubblicato il suo articolo, ha pensato che sarebbe potuto finire in prigione?
Nemmeno per un solo istante. E anche quando mi hanno incriminato, ho pensato che nel peggiore dei casi me la sarei cavata con una semplice ammenda. Quando il giudice ha pronunciato il verdetto è stato come se il cielo mi fosse caduto sulla testa. Non ci volevo credere. Per me era una cosa senza senso.
Che cosa risponde a quelli che la accusano di aver mancato di rispetto al re e alla famiglia reale?
Che si sbagliano. In tutti gli articoli che ho scritto fino ad oggi, non ho mai insultato né offeso il re. E non mi sono mai immischiato nella sua vita privata. Tutto ciò che ho fatto è stato di offrire il mio punto di vista sull’attualità nazionale e di dare il mio contributo al dibattito politico del paese. E’ questo ciò che ho fatto pubblicando l’articolo sulla politica di elargizione di licenze di taxi. Io non capisco ancora come, ed in base a quali criteri, mi hanno potuto condannare per “mancanza del rispetto dovuto al re ed alla famiglia reale”.
Se lo dovesse rifare lo rifarebbe?
Certo, senza esitazione. Lo rifarei perché sono convinto di non aver fatto niente di male. Ancora una volta quello che ho scritto non aveva niente di offensivo per nessuno.
Continuerà a fare il blogger?
In attesa della definizione del processo, mi asterrò di pubblicare qualunque cosa. Voglio piuttosto riposarmi e preparare la mia difesa. Dopo non ho ancora deciso se mi rimetterò a scrivere. Questa esperienza mi ha molto provato. Mi ha soprattutto insegnato una cosa: in questo paese non è garantita la libertà di espressione.