Onestà iraniana, arroganza (e altre porcherie) statunitensi
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Iran, 12 gennaio 2020 - Quando la marina USA abbatté un aereo di linea iraniano nel 1988, l'allora vicepresidente George HW Bush affermò che "gli Stati Uniti non si sarebero mai scusati. Mai. Qualsiasi cosa avessero fatto" (nella foto, il volo MH17 abbattuto nei cieli del Donbass)
Unz Review, 11 gennaio 2020 (trad.ossin)
Onestà iraniana, arroganza (e altre porcherie) statunitensi
Max Parry
Quando il Pentagono ha confermato l'assassinio del maggiore generale iraniano Qasem Soleimani, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è intervenuto sui social, esponendo solo la bandiera degli Stati Uniti alla venerazione dei suoi seguaci. Purtroppo la maggior parte degli Statunitensi ignora quale sia l’altra bandiera della politica estera USA, quella della "falsa bandiera", utilizzata per ingannare il pubblico e suscitare il sostegno alle guerre senza fine all'estero. Mentre i falchi, fautori della sconsiderata decisione di Trump di uccidere uno dei maggiori autori della sconfitta dell'ISIS, si leccavano le labbra per una possibile guerra con l'Iran, il loro appetito è stato rovinato dalla rappresaglia chirurgica di Teheran contro due basi statunitensi in Iraq, che ha deliberatamente evitato di provocare vittime, pur attuando il diritto della Repubblica islamica all'autodifesa, riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.
Nelle ore successive alla rappresaglia iraniana, è stato segnalato che un volo di linea internazionale Boeing 737 in partenza da Teheran per Kiev, in Ucraina, si era schiantato poco dopo il decollo dall'aeroporto internazionale Imam Khomeini, uccidendo tutti i 176 passeggeri e l'equipaggio. Il primo video dello schianto del volo 752 dell'Ucraina International Airlines (PS752) ha mostrato che l'aereo era già in fiamme mentre cadeva al suolo, lasciando ipotizzare che potesse essere stato vittima dell’accrescersi delle tensioni militari tra Iran e Washington. Nei giorni seguenti è apparso un secondo oscuro video che ha solo aumentato questo sospetto. Questo è bastato perché i governi occidentali concludessero che un missile terra-aria antiaereo avesse fatto cadere il PS752 e fossero ansiosi di puntare il dito contro l'Iran prima di qualsiasi indagine formale. Molte persone, tra cui il sottoscritto, erano scettiche sul fatto che un simile errore potesse essersi verificato ben cinque ore dopo la rappresaglia iraniana contro le basi in Iraq.
Riserve che si sono, però, rivelate errate quando, qualche giorno dopo, il Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica (IRGC) ha scoperto che le sue forze aerospaziali avevano commesso un "errore umano" e accidentalmente abbattuto l'aereo passeggeri, che avevano scambiato per un missile da crociera in arrivo nel momento in cui si avvicinava ad una base militare, in una situazione di elevato stato di allerta per un atteso attacco da parte degli Stati Uniti. Molti hanno notato che l'onorevole decisione dell'Iran di assumersi la responsabilità della catastrofe contrasta nettamente con le dichiarazioni di Washington del 1988, quando si rese conto di non poter più nascondere che la Marina USA aveva abbattuto il volo Iran Air 655 in viaggio da Teheran a Dubai sullo stretto di Hormuz nel Golfo Persico, uccidendo tutti i 290 occupanti. E’ noto che, un mese dopo, il vicepresidente George HW Bush affermò che “gli Stati Uniti d’America non si sarebbero mai scusati. Mai. Qualsiasi cosa avessero fatto”. Anche se non si riferiva esplicitamente all'incidente, possiamo immaginare quali reazioni vi sarebbero state se il presidente iraniano Hassan Rouhani avesse detto cose analoghe dopo aver abbattuto un aereo ucraino, figuriamoci uno statunitense. Com'era prevedibile, la trasparenza di Teheran è stata per lo più non apprezzata, mentre l'amministrazione Trump sta già cercando di usare il disastro per demonizzare ulteriormente l'Iran.
Curiosamente, Ukrainian International Airlines è in parte di proprietà del famigerato oligarca ucraino-israeliano, politico e magnate dell'energia, Igor Kolomoisky, che è stato in particolare uno dei maggiori finanziatori del colpo di Stato anti-russo e filo-UE che ha rovesciato il democraticamente eletto governo di Viktor Janukovic nel 2014. Kolomoisky è anche il principale sostenitore dell'attuale presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la cui ambigua telefonata con Trump ha provocato l’avvio di una procedura di impeachment nei confronti del 45 ° presidente degli Stati Uniti il mese scorso. Un’altra clamorosa coincidenza è che il Gruppo Privat di Kolomoisky si dice controlli Burisma Holdings, la società con sede a Cipro che ha incaricato il figlio del candidato alle presidenziali del 2020 Joe Biden, Hunter, di dare una mano alla giunta golpista ucraina. L’ex vicepresidente ha riconosciuto di avere esercitato pressioni sull’Ucraina, perché licenziasse il procuratore generale che stava indagando sulla corruzione di suo figlio, minacciando di trattenere un miliardo di dollari in garanzie su prestiti.
Kolomoisky, detto "il Camaleonte", è una delle persone più ricche dell'ex Stato sovietico, ed è stato nominato governatore di una regione amministrativa al confine con il Donbass nell'Ucraina orientale, in seguito al putsch del 2014. Ha anche finanziato un battaglione di mercenari neonazisti volontari che combattevano nella guerra nel Donbass contro i separatisti russofoni a fianco dell'esercito ucraino il cui sostegno militare, temporaneamente sospeso dall’amministrazione Trump, è stato indecentemente subordinato all’apertura di un’inchiesta su Biden e suo figlio. Nel 2014, un altro infame abbattimento aereo ha riempito le prime pagine dei giornali internazionali: il volo 17 della Malaysian Airlines (MH17), in partenza da Amsterdam verso Kuala Lumpur, venne abbattuto nei cieli della Repubblica popolare di Donetsk (DPR), in Ucraina orientale, uccidendo tutti i 298 passeggeri e l'equipaggio.
Fin dall'inizio, l'amministrazione Obama si disse convinta che il missile che aveva abbattuto il Boeing 777 provenisse dal territorio ribelle separatista. Tuttavia, il primo ministro malese Mahathir bin Mohamad espresse critiche a proposito delle accuse mosse contro i cittadini russi e ucraini nell'inchiesta aperta dalla NATO, definendo l'intera indagine come un tentativo politicamente predeterminato per designare Mosca quale capro espiatorio ed escludere la partecipazione malese all'inchiesta. Mohamad appare nell'eccellente documentario “MH17: Call for Justice”, realizzato da un team di giornalisti indipendenti che contesta la “verità” della NATO e rivela che il missile Buk venne più probabilmente lanciato dal territorio controllato dall'esercito ucraino. Responsabile avrebbe potuto perfino essere uno dei cannoni noleggiati da Kolomoisky.
Vergognosamente, l'ammissione di colpa dell'Iran per l’abbattimento del PS752 viene già strumentalizzata dai propagandisti dell'establishment per screditare quelli che, memori di eventi simili come il MH17, si erano detti scettici sulle informazioni provenienti da screditate agenzie occidentali, e ciò allo scopo di intimidire le voci dissenzienti e chiuder loro la bocca in futuro. In prima linea in questa polemica, c’è il gruppo di "giornalismo investigativo" Bellingcat, che si è fatto un nome accusando Mosca per la tragedia dell'MH17. Bellingcat si definisce un gruppo di giornalisti "indipendenti", anche se il suo fondatore, Eliot Higgins, è un dipendente del think tank del Consiglio Atlantico, finanziato dalla NATO, dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, dal National Endowment for Democracy (NED), dalla Open Society Foundation di George Soros e da numerose altre agenzie di regime chiange. Nonostante tale enorme conflitto di interessi, Bellingcat continua a essere considerato da media mainstream come una fonte presumibilmente affidabile. All'inizio, quasi tutto nella tragedia del PS752 sembrava un déjà vu rispetto alla catastrofe del MH17, ivi compresi i frettolosi giudizi emessi dai governi occidentali, ed era quindi naturale che molti diffidassero di simili “verità” ufficiali e attendessero ulteriori informazioni.
Tutto ciò non toglie che l'uso di aerei passeggeri commerciali come bersagli di attacchi sotto falsa bandiera, da parte degli Stati Uniti, costituisca un fatto storico verificabile, non una "teoria del complotto". Nel 1997, gli Archivi nazionali statunitensi hanno declassificato una nota congiunta, del 1962, dei capi di stato maggiore e del Dipartimento della Difesa, diretta all'allora segretario di Stato Robert McNamara dal titolo "Giustificazione per l'intervento militare USA a Cuba”. Il documento proponeva una serie di attacchi terroristici "sotto falsa bandiera", il cui nome in codice era Operation Northwoods, da attuare su una serie di obiettivi e per i quali incolpare il governo cubano. Essi dovevano fornire una giustificazione per una invasione di Cuba, per deporre Fidel Castro. Questi scenari includevano obiettivi anche in territorio statunitense, particolarmente a Miami, in Florida, diventata un paradiso per emigrati e disertori di destra cubani, dopo la Rivoluzione castrista. Oltre all'affondamento di una nave cubana di rifugiati, il piano Northwoods prevedeva anche attacchi ad un aereo di linea civile e ad un aereo dell'Aeronautica militare statunitense, da addossare al governo di Castro:
“8. È possibile creare un incidente che dimostri in modo convincente che un aereo cubano ha attaccato e abbattuto un aereo di linea civile in volo dagli Stati Uniti verso la Giamaica, il Guatemala, Panama o il Venezuela. La destinazione verrebbe scelta in funzione del fatto che esso deve sorvolare Cuba. I passeggeri potrebbero essere un gruppo di studenti universitari in vacanza o qualsiasi altro gruppo di persone con un interesse comune a sostenere il noleggio di un volo non di linea.
9. È possibile creare un incidente che farà sembrare che i MIG cubani comunisti abbiano distrutto un aereo militare USA su acque internazionali, in un attacco non provocato".
Sebbene l'operazione Northwoods sia stata respinta dall'allora presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, e molti ritengono che tale decisione abbia contribuito alla decisione del suo successivo assassinio, alcuni esiliati cubani supportati dall'intelligence statunitense avrebbero poi, nel decennio successivo, realizzato un attacco simile, bombardando il Volo 455 della Cubana Airlines, nel 1976, uccidendo tutti i 73 passeggeri e l'equipaggio a bordo. Nel 2005, i documenti pubblicati dal National Security Archive hanno dimostrato che la CIA, diretta all’epoca da George HW Bush, aveva una conoscenza avanzata dei piani di un'organizzazione terroristica cubana in esilio con sede nella Repubblica Dominicana, il Coordinamento delle organizzazioni rivoluzionarie unite (CORU), guidata dall’ex agente della CIA Luis Posada Carriles, per far saltare in aria l'aereo di linea. Gli Stati Uniti in seguito si sono rifiutati di estradare Carriles a Cuba, il quale, sebbene non abbia mai ammesso l’abbattimento del jet, ha confessato pubblicamente altri attacchi contro hotel turistici a Cuba negli anni '90 (in uno di questi rimase ucciso l'italiano Fabio Di Celmo) e venne, in seguito, arrestato nel 2000 per aver tentato di far esplodere un auditorium a Panama, in un tentativo di assassinio di Castro.
Nel 1962, i pianificatori dell'operazione Northwoods ritennero che simili operazioni sotto falsa bandiera avrebbero spostato l'intera opinione pubblica statunitense contro Cuba.
"L'opinione mondiale e il forum delle Nazioni Unite dovrebbero esserne positivamente influenzati, e percepire una immagine del governo cubano come avventato e irresponsabile e come una minaccia allarmante e imprevedibile per la pace dell'emisfero occidentale".
Analoghi argomenti vengono usati dal governo degli Stati Uniti per demonizzare l'Iran oggi. Inizialmente, anche alcune fonti di intelligence occidentali avevano concluso che la causa dell’incidente era stato un malfunzionamento o un motore surriscaldato, in sintonia con la prima versione del governo iraniano, per poi cambiare bruscamente opinione fin dal giorno seguente. Il fatto che siano stati così rapidi a ritenere responsabile l'Iran senza alcuna indagine, ha fatto credere che il PS752 potesse essere stato bersaglio di un'operazione sotto falsa bandiera in stile Northwoods, progettata per isolare ulteriormente l'Iran e diffamare i suoi leader, dopo che questi ultimi avevano preso precauzioni per evitare perdite statunitensi nel corso della rappresaglia per l'uccisione di Soleimani. Mantenere l'immagine dell'Iran come un regime nefasto è cruciale per giustificare le politiche belliciste degli Stati Uniti nei confronti del Paese, e la rimarchevole moderazione mostrata dall'Iran nella sua rappresaglia aveva intaccato quell'impressione, dunque molti nutrivano sospetti, e a giusto titolo.
Era anche del tutto plausibile che i pianificatori delle operazioni speciali statunitensi avessero consultato il manuale di Northwoods, sostituendo Cuba con l'Iran e i gusanos di destra che avrebbero dovuto sostenere gli attacchi a Miami con il gruppo di opposizione iraniano noto come Mujahedin e-Khalq (MEK / People's Mujahedin dell'Iran) per fare lo stesso a Teheran. Nel luglio scorso, l’avvocato personale di Trump ed ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ha tenuto un discorso a pagamento nella sede della setta in Albania, dove non solo ha insignito il gruppo del titolo di “governo in esilio”, ma ha dichiarato che intento esplicito degli Stati Uniti è di usarlo per un regime change in Iran. Il MEK gode di contatti ad alto livello nell'amministrazione Trump e il gruppo è stato felice per la sua decisione di uccidere Soleimani a Baghdad.
Dal 1997 al 2012, il MEK è stato nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato, poi venne rimosso dall'amministrazione Obama dopo la sua espulsione dall'Iraq, per trasferirlo in basi fortificate in Albania e nel protettorato NATO in Kosovo. Quest'ultimo territorio conteso è perfetto per il gruppo, essendo controllato da un'altra organizzazione terroristica straniera cancellata dalla lista, il Kosovo Liberation Army (KLA), legata ad Al Qaeda, il cui leader, Hashim Thaçi, è presidente dello Stato parzialmente riconosciuto. Il MEK non è più considerato terrorista, nonostante la scheda del Dipartimento di Stato sulla sua storia sanguinosa:
“Negli anni 1970, il MEK organizzò attacchi terroristici in Iran per destabilizzare e creare problemi al regime dello Shah; il gruppo uccise diversi militari e civili statunitensi che erano impegnati, a Teheran, in progetti di difesa. Il gruppo appoggiò anche l’attacco dell’ambasciata statunitense di Teheran. Nell'aprile 1992 il MEK ha effettuato attacchi contro le ambasciate iraniane in 13 diversi paesi, dimostrando capacità di organizzare operazioni su larga scala all'estero."
I documenti declassificati che rivelano i sinistri piani dell'operazione Northwoods, giunti incredibilmente sulla scrivania del presidente degli Stati Uniti, e la preconoscenza del progettato attacco contro il volo 455 di Cubana Airlines, sono solo due esempi (e prove concrete) che gli attacchi sotto falsa bandiera contro aerei civili fanno parte del modus operandi del Pentagono, come raccontato nei suoi archivi, e non vi è motivo di ritenere che tali pratiche siano state interrotte. Che gli Stati Uniti si sentano ancora a proprio agio con "ex" gruppi terroristici come MEK che cercano di rimpatriare, è una buona ragione per ritenere che continuino a servirsi di militanti in esilio, come quelli cubani, per operazioni segrete. Se vi sono stati salti logici nell’idea che dei flagranti bugiardi seriali avrebbero potuto avere organizzato un attacco per darne la colpa all'Iran, è solo perché era schiacciante la coincidenza con la rappresaglia contro le basi USA in Iraq. Ma anche così, un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno, e l’unica prova vera sta nell’ammissione di responsabilità da parte dell’Iran – perfino le fonti più inaffidabili e criminali del mondo, a Washington e Langley, possono talvolta dire la verità, anche se per caso. Restate scettici.
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