La pazienza strategica dell'Iran è finita
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La guerra in Medio Oriente, 16 aprile 2024 - L’Iran non era solo negli attacchi di ritorsione contro Israele. I partner strategici Russia e Cina sostengono Teheran, e il loro ruolo nel conflitto dell’Asia occidentale non potrà che accrescersi se gli Stati Uniti non terranno sotto controllo Israele...
The Cradle, 15 aprile 2024 (trad.ossin)
La pazienza strategica dell'Iran è finita
Pepe Escobar
L’Iran non era solo negli attacchi di ritorsione contro Israele. I partner strategici Russia e Cina sostengono Teheran, e il loro ruolo nel conflitto dell’Asia occidentale non potrà che accrescersi se gli Stati Uniti non terranno sotto controllo Israele
Poco più di 48 ore prima del messaggio aereo trasmesso dall'Iran a Israele attraverso i cieli dell'Asia occidentale, il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha confermato ufficialmente quello che finora era stato, nella migliore delle ipotesi, un discorso diplomatico segreto:
- La parte russa mantiene i contatti con i partner iraniani sulla situazione in Medio Oriente dopo l'attacco israeliano al consolato iraniano in Siria.
Ryabkov ha aggiunto: “Manteniamo contatti costanti [con l’Iran]. Nuove discussioni approfondite sull’insieme delle questioni relative al Medio Oriente sono anche previste prossimamente in seno ai BRICS”.
Ha poi abbozzato il quadro generale:
- La connivenza con le azioni israeliane in Medio Oriente, che sono al centro della politica di Washington, sta diventando sotto diversi profili la causa principale di nuove tragedie.
Qui, in termini concisi, il principale coordinatore diplomatico della Russia con i BRICS – nell’anno della presidenza russa dell’organizzazione multipolare – ha indirettamente segnalato che la Russia sostiene l’Iran. L’Iran, va notato, è appena diventato un membro BRICS+ a pieno titolo in gennaio.
Il messaggio aereo iraniano di questo fine settimana lo ha confermato nella pratica: i loro sistemi di guida missilistica utilizzavano l’apparato di navigazione satellitare cinese Beidou e il sistema russo GLONASS.
Queste ci dice che Russia e Cina guidano da dietro le quinte, ed è un chiaro esempio di come si muovono i BRICS+.
Il “manteniamo contatti costanti” di Ryabkov e le informazioni sulla navigazione satellitare confermano la cooperazione profondamente interconnessa tra il partenariato strategico Russia-Cina e il loro comune partner strategico, l'Iran. Forte della vasta esperienza acquisita in Ucraina, Mosca sapeva che l’entità biblica del genocidio psicopatico avrebbe continuato ad accrescersi se l’Iran avesse continuato a esercitare la “pazienza strategica”.
La trasformazione della “pazienza strategica” in un nuovo equilibrio strategico ha richiesto del tempo, compreso quello necessario per le consultazioni ad alto livello con la parte russa. Dopotutto, incombeva il rischio che l'attacco israeliano contro la residenza del consolato/ambasciatore iraniano a Damasco potesse rivelarsi una replica nel 2024 dell'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando.
E non dimenticate lo Stretto di Hormuz
Teheran è riuscita a ribaltare le intense operazioni psicologiche occidentali che miravano a spingerlo verso un passo falso strategico.
L’Iran ha dato il via all’operazione con un colpo da maestro in una direzione obbliqua. Mentre i timori statunitensi-israeliani salivano alle stelle, alimentati da ambigue “intelligence” occidentali, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha compiuto una rapida mossa laterale, sequestrando una nave portacontainer di proprietà israeliana vicino allo Stretto di Hormuz.
Si è trattato di una manovra estremamente elegante, che ha ricordato all’Occidente collettivo che Teheran controlla lo Stretto di Hormuz, un fatto incommensurabilmente più pericoloso per l’intero castello di carte economico occidentale di qualsiasi attacco limitato alla loro “portaerei” nell’Asia occidentale. È successo comunque.
E ancora una volta, con una certa eleganza. A differenza di quell’esercito “morale” specializzato nell’uccisione di donne, bambini e anziani e nel bombardamento di ospedali, moschee, scuole, università e convogli umanitari, l’attacco iraniano ha preso di mira siti militari israeliani chiave come le basi aeree di Nevatim e Ramon nel Negev e un centro di intelligence nelle alture del Golan occupate – i tre centri utilizzati da Tel Aviv nel suo attacco al consolato iraniano di Damasco.
È stato uno spettacolo assai coreografico. Numerosi segnali di allarme hanno dato a Tel Aviv tutto il tempo per trarre profitto dalle informazioni statunitensi ed evacuare aerei da combattimento e personale, cosa che è stata debitamente seguita da una pletora di radar militari statunitensi che coordinavano la strategia di difesa.
È stata la potenza di fuoco statunitense a distruggere il grosso di quello che potrebbe essere stato uno sciame di 185 droni Shahed-136, utilizzando di tutto, dalla difesa aerea montata sulle navi agli aerei da combattimento. Il resto è stato abbattuto nei cieli della Giordania dall'esercito del Piccolo Re – le strade arabe non dimenticheranno mai il suo tradimento – e poi da dozzine di jet israeliani.
Le difese di Israele erano di fatto saturate dalla combinazione di droni suicida e missili balistici. Quanto a questi ultimi, molti di essi hanno perforato il fitto labirinto delle difese aeree israeliane, con Israele che dichiara ufficialmente nove colpi riusciti – cosa abbastanza interessante, e tutti hanno colpito obiettivi militari estremamente rilevanti.
L'intero spettacolo ha avuto una performance da record di incassi. Per Israele – senza nemmeno contare il prezzo dei jet statunitensi, britannici e israeliani – solo il sistema di intercettazione a più livelli è costato almeno 1,35 miliardi di dollari, secondo un funzionario israeliano. Fonti militari iraniane stimano il costo dei loro droni e missili a soli 35 milioni di dollari – il 2,5% della spesa sostenuta da Tel Aviv – realizzati con tecnologia interamente locale.
Una nuova scacchiera dell’Asia occidentale
Sono bastate solo poche ore perché l’Iran trasformasse finalmente la pazienza strategica in una seria deterrenza, inviando un messaggio estremamente potente e articolato ai suoi avversari e cambiando magistralmente la partita sull’intero scacchiere dell’Asia occidentale.
Se gli psicopatici biblici si impegnassero in una vera guerra calda contro l’Iran, non ci sarebbe alcuna possibilità che Tel Aviv possa intercettare centinaia di missili iraniani – quelli all’avanguardia non utilizzati nello spettacolo attuale – senza un meccanismo di allarme precoce diffuso per diversi giorni. Senza l’ombrello di armi e fondi del Pentagono, la difesa israeliana è insostenibile.
Sarà affascinante vedere quali lezioni Mosca trarrà da questa profusione di luci nel cielo dell’Asia occidentale, con i suoi occhi astuti che osservano la frenetica scena israeliana, politica e militare, mentre il calore continua a crescere intorno alla ormai urlante rana che bolle lentamente.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, una guerra nell’Asia occidentale – una guerra che non hanno scritto da soli – non soddisfa i loro interessi immediati, come ha confermato via e-mail un sostenitore della vecchia scuola del Deep State:
- Ciò potrebbe porre fine permanentemente all’area come regione produttrice di petrolio e aumentare astronomicamente il prezzo del petrolio a livelli che manderanno in crisi la struttura finanziaria mondiale. È plausibile pensare che il sistema bancario degli Stati Uniti possa allo stesso modo crollare se il prezzo del petrolio salisse a 900 dollari al barile nel caso in cui la produzione del Medio Oriente venisse interrotta o distrutta.
Non c’è da meravigliarsi che la combo Biden, giorni prima della risposta iraniana, implorasse freneticamente Pechino, Riyadh e Ankara, tra gli altri, di trattenere Teheran. Gli iraniani avrebbero potuto anche essere d’accordo – se il Consiglio di Sicurezza dell’ONU avesse imposto un cessate il fuoco permanente a Gaza per calmare la tempesta regionale. Ma Washington era muta.
La domanda ora è se continuerà a restare muta. Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, è andato dritto al punto:
- Abbiamo trasmesso un messaggio agli USA, attraverso l'ambasciata svizzera, che le basi statunitensi diventeranno un obiettivo militare se verranno utilizzate in future azioni aggressive del regime sionista. Considereremo questo come un’aggressione e agiremo di conseguenza.
Il dilemma degli Stati Uniti è confermato dall’ex analista del Pentagono Michael Maloof:
- Abbiamo circa 35 basi che circondano l’Iran e adesso diventano vulnerabili. Dovevano essere un deterrente. Chiaramente ormai non c’è più deterrenza. Ora diventano il tallone d'Achille degli USA a causa della loro vulnerabilità agli attacchi.
Sono aperte le scommesse su come la combinazione USA-Israele si adatterà alla nuova realtà di deterrenza creata dall’Iran. Ciò che rimane, per il momento storico, è lo spettacolo aereo carico di significato dell’Iran musulmano che lancia da solo centinaia di droni e missili su Israele, un’impresa celebrata in tutte le terre dell’Islam. E soprattutto nelle martoriate strade arabe, soggiogate da monarchie decrepite che continuano a fare affari con Israele sui cadaveri dei Palestinesi di Gaza.
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