ProfileLa Guerra in Medio Oriente, 15 settembre 2024 - Per anni, gli Stati Uniti hanno portato avanti il programma di destabilizzazione regionale concepito da Israele, usando terroristi fantasma come giustificazione per la "Guerra al terrorismo"...    

 

The Cradle, 13 settembre 2024 (trad.ossin)
 
 
Dall'11 settembre al 7 ottobre: si spegne la finta "guerra al terrorismo"
 
Pepe Escobar
 
 
Per anni, gli Stati Uniti hanno portato avanti il programma di destabilizzazione regionale concepito da Israele, usando terroristi fantasma come giustificazione per la "Guerra al terrorismo". Ma il 7 ottobre 2023 ha spento l'infinito progetto di guerra di Washington: con la massima semplicità, gli avversari degli Stati Uniti hanno ora ribaltato la "Lunga Guerra", rovesciandola contro Israele
 
 
 
 
 
 
  • La colonizzazione … è il miglior affare in cui il capitale di un paese antico e ricco possa essere investito … non si applicano le medesime regole della moralità internazionale … tra nazioni civili e barbariJohn Stuart Mill, citato da Eileen Sullivan in “Liberalism and Imperialism: JS Mill's Defense of the British Empire”,  Journal of the History of Ideas , vol. 44, 1983.
 
 
Gli eventi dell'11 settembre 2001 avevano lo scopo di imporre e consacrare un nuovo paradigma eccezionalista nel giovane XXI secolo. La storia, tuttavia, ha stabilito diversamente.
 
Letto come un attacco al territorio nazionale degli Stati Uniti, l'11 settembre 2001 generò immediatamente la Guerra globale al terrorismo (GWOT), lanciata alle 23:00 dello stesso giorno. Inizialmente battezzata "La lunga guerra" dal Pentagono, il termine fu poi addolcito dall'amministrazione di Barack Obama che la chiamò "Overseas Contingency Operations (OCO)" (Operazioni di emergenza all’estero).
 
La guerra al terrorismo creata dagli Stati Uniti ha speso una cifra notoriamente non tracciabile di otto trilioni di dollari per sconfiggere un nemico fantasma, ha ucciso oltre mezzo milione di persone, in gran parte musulmani, e si è ramificata in guerre illegali contro sette Stati a maggioranza musulmana. Tutto questo è stato implacabilmente giustificato da "motivi umanitari" ed asseritamente sostenuto dalla "comunità internazionale", prima che anche quest’ultima espressione venisse ribattezzata "ordine internazionale basato sulle regole".
 
Cui Bono? (A chi giova?) rimane la questione fondamentale relativa ad ogni aspetto dell'11 settembre 2001.  Una fitta rete di neocon ferventi sostenitori di Israele,  strategicamente posizionati negli enti di difesa e sicurezza nazionale dal vicepresidente Dick Cheney, che era stato segretario della difesa nell'amministrazione del padre di George W Bush, è entrata in azione per imporre l'agenda pianificata da tempo  del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC). Quell'agenda di vasta portata era rimasta, dietro le quinte, in attesa del momento giusto: una "nuova Pearl Harbor", per giustificare una serie di operazioni di cambio di regime e guerre in gran parte dell'Asia occidentale e in altri Stati musulmani, per rimodellare la geopolitica globale a vantaggio di Israele.
 
La famigerata rivelazione del generale statunitense Wesley Clark sul complotto segreto del gruppo di Cheney  per distruggere sette importanti paesi islamici in cinque anni, dall'Iraq, alla Siria e alla Libia fino all'Iran, dimostra che la pianificazione era già stata fatta in anticipo. Queste nazioni prese di mira avevano una cosa in comune: erano nemici risoluti dello Stato di occupazione e sostenitori fermi dei diritti dei Palestinesi.
 
Il meglio della faccenda, dal punto di vista di Tel Aviv, era che la Guerra al Terrore avrebbe visto gli USA e i loro alleati occidentali combattere tutte queste guerre seriali per il profitto di Israele in nome della "civiltà" e contro i "barbari". Gli israeliani non avrebbero potuto essere più felici o compiaciuti della direzione che stava prendendo.
 
Non c'è da stupirsi che il 7 ottobre 2023 sia un'immagine speculare dell'11 settembre 2001. Lo stesso Stato occupante ha cercato di presentarlo come l'"11 settembre" di Israele. I parallelismi sono tanti, ma non certo quelli che i sostenitori di Israele e la cricca di estremisti che guida Tel Aviv si aspettavano.
 
 
Siria: la svolta
 
L'egemone occidentale eccelle nel costruire narrazioni e attualmente si crogiola nelle paludi di russofobia, iranofobia e sinofobia da lui stesso create. Screditare le narrazioni ufficiali e immutabili, come quella sull'11 settembre, resta il tabù definitivo.
 
Ma una falsa costruzione narrativa non può durare per sempre. Tre anni fa,  nel  ventesimo anniversario del crollo delle Torri Gemelle e dell'inizio della Guerra al Terrore, abbiamo assistito a un grande sgretolamento all'incrocio tra Asia centrale e meridionale: i Talebani sono tornati al potere, celebrando la loro vittoria sull'Egemone in una Guerra Eterna scombussolata.
 
A quel punto, l'ossessione dei "sette paesi in cinque anni" - che mirava a forgiare un "Nuovo Medio Oriente" - stava deragliando in tutte le direzioni. La Siria è stata il punto di svolta, anche se alcuni sostengono che le carte erano state già sparigliate quando la resistenza libanese ha sconfitto Israele nel 2000, poi di nuovo nel 2006.
 
Ma annientare la Siria indipendente avrebbe spianato la strada al Santo Graal dell’Egemone (e di Israele): un cambio di regime in Iran.
 
Le forze di occupazione statunitensi sono entrate in Siria alla fine del 2014 con il pretesto di combattere il "terrorismo". Questa qui era l'OCO di Obama. In realtà, però, Washington stava usando due organizzazioni terroristiche chiave, Daesh, alias ISIL, alias ISIS, e Al Qaeda, alias Jabhat al-Nusra, alias Hayat Tahrir al-Sham, per cercare di distruggere Damasco.
 
Ciò è stato definitivamente dimostrato da un documento declassificato della Defense Intelligence Agency (DIA) degli Stati Uniti del 2012, in seguito confermato dal generale Michael Flynn, all’epoca capo della DIA: "Penso che sia stata una decisione intenzionale [da parte dell'amministrazione Obama]" quella di aiutare, piuttosto che combattere, il terrorismo.
 
L'ISIS è stato concepito per combattere sia l'esercito iracheno che quello siriano. Il gruppo terroristico era una progenie di Al-Qaeda in Iraq (AQI), poi rinominato Stato Islamico in Iraq (ISI), poi rinominato ISIL e infine ISIS, dopo aver attraversato il confine siriano nel 2012.
 
Il punto cruciale è che sia l'ISIS che il Fronte al-Nusra (in seguito Hayat Tahrir al-Sham) erano propaggini salafite-jihadiste di Al-Qaeda.
 
L'ingresso della Russia nel teatro siriano su invito di Damasco nel settembre 2015 è stato il vero punto di svolta. Il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di impegnarsi in una vera e propria guerra al terrorismo in territorio siriano, prima che il terrorismo raggiungesse i confini della Federazione Russa. La scelta è sintetizzata nella formula adottata da Mosca all'epoca: la distanza da Aleppo a Grozny è di soli 900 chilometri.
 
Dopotutto, i russi erano già stati sottoposti allo stesso tipo e modus operandi di terrore in Cecenia negli anni Novanta. In seguito, molti jihadisti ceceni fuggirono, ma solo per unirsi a losche organizzazioni in Siria finanziate dai sauditi.
 
Il defunto, grande analista libanese Anis Naqqash ha poi confermato che è stato il leggendario comandante della Forza Quds iraniana Qassem Soleimani, in persona, a convincere Putin ad entrare nel teatro di guerra siriano e dare una mano a sconfiggere il terrorismo. Questo piano strategico, a quanto pare, avrebbe fatalmente indebolito gli Stati Uniti nell'Asia occidentale.
 
L'apparato di sicurezza statunitense, ovviamente, non perdonerà mai Putin, e in particolar modo Soleimani, di aver sconfitto i loro utili soldati jihadisti. Su ordine del presidente Donald Trump, il generale iraniano anti-ISIS è stato assassinato a Baghdad nel gennaio 2020, insieme ad Abu Mahdi al-Mohandes, vice leader delle Unità di mobilitazione popolare (PMU) irachene, un ampio spettro di combattenti iracheni che si erano coalizzati per sconfiggere l'ISIS in Iraq.
 
 
Seppellire l'eredità dell'11 settembre
 
Il tour de force strategico di Soleimani per creare e coordinare l'Asse della Resistenza contro Israele e gli Stati Uniti è stato realizzato in lunghi anni di lavoro. In Iraq, ad esempio, le PMU sono state spinte in prima linea nella resistenza perché l'esercito iracheno, addestrato e controllato dagli Stati Uniti, semplicemente non era in grado di combattere l'ISIS.
 
Le PMU furono create con una fatwa del Grande Ayatollah Sistani nel giugno 2014, dopo l’esplosione della furia dell’ISIS in Iraq, che implorava “tutti i cittadini iracheni” di “difendere il paese, il suo popolo, l’onore dei suoi cittadini e i suoi luoghi sacri”.
 
Diverse PMU erano sostenute dalla Forza Quds di Soleimani, che, paradossalmente, lungo tutto il decennio sarebbe stato invariabilmente bollato da Washington come un maestro del “terrorismo”. Parallelamente, in modo cruciale, il governo iracheno ospitava un centro di intelligence anti-ISIS a Baghdad, guidato dalla Russia.
 
Il merito della sconfitta dell'ISIS in Iraq è andato principalmente alle PMU, che hanno allo stesso tempo aiutato Damasco attraverso l'integrazione di unità delle PMU nell'esercito arabo siriano. E’ stata questa la vera “guerra al terrorismo”, non certo quella farsa statunitense denominata "Guerra al terrorismo".
 
Meglio ancora, la risposta indigena dell'Asia occidentale al terrorismo è stata, e rimane, non settaria. Teheran sostiene la Siria laica e pluralista e la Palestina sunnita; il Libano ha un'alleanza tra Hezbollah e cristiani; le PMU irachene hanno un'alleanza tra sunniti, sciiti e cristiani. Il divide et impera semplicemente non si applica a una strategia antiterrorismo interna.
 
Poi, i fatti del 7 ottobre 2023 hanno sospinto l’impegno etico delle forze di resistenza regionali a livelli completamente nuovi.
 
Con una mossa rapida, il 7 ottobre ha distrutto il mito dell'invincibilità militare israeliana e la sua tanto decantata supremazia in materia di sorveglianza e intelligence. Anche se l'orribile genocidio a Gaza procede inarrestabile (con forse fino a 200.000 morti civili, secondo The Lancet), l'economia israeliana viene sventrata.
 
Il blocco strategico dello Yemen di Bab al-Mandeb e del Mar Rosso a qualsiasi nave mercantile legata o destinata a Israele è un capolavoro di efficienza e semplicità. Non solo ha già portato alla bancarotta lo strategico porto israeliano di Eilat, ma ha anche, come bonus, offerto una spettacolare umiliazione dell'egemone talassocratico, con gli yemeniti che hanno di fatto sconfitto la Marina degli Stati Uniti.
 
In meno di un anno, le strategie concertate dell'Asse della Resistenza hanno sostanzialmente seppellito profondamente la falsa Guerra al Terrorismo e il suo carrozzone di soldi da miliardi di dollari.
 
Per quanto Israele abbia tratto profitto dagli eventi successivi all'11 settembre, le azioni di Tel Aviv dopo il 7 ottobre ne hanno rapidamente accelerato lo sgretolamento. Oggi, in mezzo alla massiccia condanna della maggioranza globale del genocidio israeliano a Gaza, lo Stato di occupazione si erge come un paria, macchiando i suoi alleati e smascherando l'ipocrisia dell'Egemone ogni giorno che passa.
 
Per l'Egemone, la situazione diventa ancora più allarmante. Ricordiamo l'avvertimento del 1997 del dottor Zbigniew "Grande Scacchiera" Brzezinski: "È imperativo che non emerga alcun contendente eurasiatico capace di dominare l'Eurasia e quindi di sfidare anche gli Stati Uniti".
 
Alla fine, tutto il rumore e la furia combinati dell'11 settembre, la Guerra al Terrorismo, la Guerra Lunga, l'Operazione Questo-E-Quello per due decenni, si sono metastatizzate proprio in quello che "Zbig" temeva. Non è emerso solo un semplice "sfidante", ma una partnership strategica Russia-Cina a tutti gli effetti, che sta dando un nuovo tono all'Eurasia.
 
Improvvisamente, Washington si è completamente dimenticata del terrorismo. Il vero nemico adesso è quella partnership strategica Russia – Cina, attualmente considerate le due principali "minacce strategiche" degli Stati Uniti. Non Al-Qaeda e le sue numerose incarnazioni, un fragile frutto dell'immaginazione della CIA, riabilitato e ripulito nel decennio precedente con l’immagine di quei mitici "ribelli moderati" in Siria.
 
Ciò che è ancora più inquietante è che la guerra al terrorismo, concettualmente assurda, forgiata dai neoconservatori subito dopo l'11 settembre, si sta ora trasformando in una guerra  del  terrorismo (il corsivo è mio), che è il metodo usato nel  disperato tentativo della CIA e dell'MI6 di "affrontare l'aggressione russa" in Ucraina.
 
E questo è destinato a metastatizzare nella palude della sinofobia, perché le stesse agenzie di intelligence occidentali considerano l'ascesa della Cina come "la più grande sfida geopolitica e di intelligence" del XXI secolo.
 
La guerra al terrorismo è stata smascherata; adesso è morta. Ma preparatevi a guerre seriali  terroriste da parte di un Egemone disabituato a non possedere la narrazione, i mari e la terra.
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

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