Tra farsa e tragedia
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Tra farsa e tragedia
Il Marocco prima autorizza l’atterraggio dell’aereo che doveva ricondurre Aminatou Haidar a Laayoune, poi all’ultimo momento blocca la partenza
Aeroporto di Guacimeta – Lanzarote, 4 dicembre ore 18,40. Aminatou Haidar esce su di una sedia a rotelle dall’ufficio dell’aeroporto dove ha pernottato durante tutte queste ultime notti. E’ stanca ma raggiante. Sale su di un’autoambulanza che la accompagna rapidamente verso un aereo in attesa sulla pista.
Il Marocco ha finalmente accettato di autorizzare l’atterraggio a Laayoune di un aereo attrezzato per i trasporti medici, appositamente affittato dal Governo spagnolo. L’attivista saharawi, in sciopero della fame da 19 giorni per ottenere il permesso di tornare nella sua patria da sua madre e dai suoi due figli, ha ottenuto un salvacondotto dal Governo spagnolo che le consentirà di lasciare la Spagna.
Nel viaggio sarà accompagnata da Augustin Santos, il capo di Gabinetto del Ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos. La partenza è prevista per le 20.50.
Ore 21.00 – L’attivista saharawi è costretta a lasciare l’aereo, dopo che un “contrordine” delle autorità marocchine ne ha impedito il decollo.
Non è ancora chiaro cosa sia successo: secondo quanto riferito dalla deputata socialista Delia Blanco, il Governo spagnolo era in possesso di “un permesso scritto” rilasciato dalle Autorità marocchine, che permetteva l’atterraggio del velivolo. Fonti ufficiali marocchine affermano invece che l’atteggiamento del governo di Rabat non è mai cambiato.
Fonti di Laayoune sostengono che il motivo del contrordine sta nella preoccupazione che vi fossero delle manifestazioni nella città di appoggio all'attivista. Nel tardo pomeriggio erano stati oscurati i quartieri dove sono concentrati i cittadini saharawi.
Il capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri, Augustin Santos, resta nell’aeroporto di Lanzarote in attesa degli eventi. Non è chiaro infatti se la decisione del Marocco sia definitiva o possa cambiare nelle prossime ore.
Aminatou Haidar continua lo sciopero della fame che dura da 19 giorni, da quando il 14 novembre venne espulsa dal Sahara Occidentale con la scusa che aveva indicato, nella carta di imbarco, la nazionalità saharawi invece di quella marocchina.
Nei giorni scorsi, il Presidente del Senato marocchino e segretario generale del Partito Autenticità e Modernità (PAM), Mohamed Cheij Biadillah, aveva ammesso in una dichiarazione alla stampa che, anche in altre occasioni, Haidar aveva compilato il formulario di ingresso in aeroporto in modo “particolare”.
Non le era mai successo niente, fino a quando le autorità marocchine non hanno deciso di approfittarne per cercare di liberarsi di uno scomodo oppositore.