Ucciso un bambino di 14 anni
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L'esercito marocchino uccide un bambino
La protesta di massa dei Saharawi, la più importante degli ultimi 35 anni, ha avuto ieri la sua prima vittima. Nayem el Gareh, un bambino saharawi di 14 anni, è stato ucciso dall’esercito marocchino, allorquando il veicolo su cui viaggiava ha cercato di superare un posto di blocco, per poter entrare nell’accampamento della Dignità di Gdeim Izik, a 12 chilometri da Laayoune.
Nell’auto Nissan viaggiavano cinque passeggeri e, oltre all’ucciso, altri due sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco, Zoubayr Gareh, fratello del bambino ucciso, e Daoudi
Ahmed. Entrambi sono ricoverati all'ospedale locale. L’auto si è fermata al primo controllo, ma non a quello successivo e i soldati non hanno esitato ad aprire il fuoco.
Finora il Marocco ha cercato di usare il bastone e la carota per tenere sotto controllo quella che, per numero di partecipanti, è senz’altro la più massiccia protesta nel
Sahara occidentale, dal ritiro della Spagna dal territorio 35 anni fa. Continua infatti a crescere la concentrazione di migliaia di Saharawi e, di pari passo, cresce il nervosismo delle Autorità marocchine, finora abituate a manifestazioni aventi piuttosto carattere elitario e non di massa.
Tutto è cominciato due settimane fa, quando un gruppo di giovani ha piantato le tende a Gdeim Izik, e adesso l’accampamento è abitato da diverse migliaia di persone di tutte le età, concentratesi lì per protestare contro l’occupazione marocchina del territorio e il saccheggio delle risorse naturali del Sahara Occidentale.
Nel campo vi sono, secondo i partecipanti, più di 10.000 saharawi, ma il loro
numero cresce ogni giorno. La stampa marocchina indipendente riconosce la presenza di almeno 8.000, mentre secondo il Fronte Polisario il loro numero ammonta tra 15.000 e 20.000 persone. Questo esodo di massa ha modificato la vita nel territorio, a Laayoune per esempio, dove alcune scuole hanno dovuto chiudere per mancanza di studenti.
La posizione ufficiale del governo marocchino é che la protesta si inserisce nell’alveo del malcontento sociale e che essa ha libertà di esprimersi giacché il Marocco è una democrazia.Il Ministro degli esteri marocchini, Taieb Fassi-Fihri si è scagliato però contro i “tentativi di strumentalizzazione” del Fronte Polisario e della RASD che, attraverso il suo presidente, Mohamed
Abdelaziz, ha invitato le Nazioni Unite e la comunità internazionale a fornire protezione ai campi saharawi.
UE: MILANA (PD/S&D), “BAMBINO SAHARAWI UCCISO DAI SOLDATI MAROCCHINI: IL GOVERNO CHIARISCA SUBITO”
“Il governo del Marocco spieghi subito cosa è successo. Le notizie che giungono dal Sahara Occidentale sono inquietanti e necessitano di chiarimenti immediati. Un ragazzino saharawi di 14 anni è stato freddato a colpi di mitra da soldati dell’esercito marocchino mentre cercava di entrare in un campo di protesta situato a est di El Aaiun. Una protesta pacifica, come tutte le azioni con cui, da 35 anni, il Fronte Polisario rivendica il proprio diritto all’autodeterminazione. Il governo marocchino spieghi senza indugio cosa è successo, perché si è deciso di reagire con la violenza alle rimostranze civili, colpendo a morte un bambino e ferendo altre sette persone”
E’ la dura presa di posizione di Guido Milana, eurodeputato del Pd, membro dell’intergruppo di solidarietà per il Popolo Saharawi e vicepresidente della commissione Pesca, sulle sconcertanti notizie che arrivano in queste ore dai campi del Sahara Occidentale.
“Trovo intollerabile - prosegue l’europarlamentare del Pd, che in passato ha più volte fatto visita nei campi profughi saharawi - che si sia risposto col fuoco alla protesta pacifica di migliaia di uomini, donne, anziani e bambini che stavano accampandosi presso Agdaym Izik, in pieno deserto, a 15 Km da El Aaiùn per rivendicare il diritto naturale all'esistenza del loro popolo ed a una terra natale. Pur essendo una situazione prettamente socio economica, il Marocco per decenni ha avversato i saharawi in quanto minoranza, umiliandoli, limitandoli, marginalizzandoli. Già da qualche giorno le forze marocchine tentavano di fermare l’esodo di massa con l'invio di camion, blindati ed elicotteri nei campi di protesta. L’assassinio di oggi è un fatto di gravità inaudita su cui si deve fare immediatamente chiarezza”.
“In Italia – conclude Milana – tanti sono i cittadini e le associazioni che da anni sostengono la richiesta di autodeterminazione del popolo saharawi. Mi appello anche a loro affinché massicce siano la richieste di spiegazioni su quanto accaduto che arriveranno alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. dell’ambasciata marocchina in Italia. Non possiamo più restare a guardare e tollerare le violenze che le autorità marocchine applicano da anni nei confronti dei saharawi. Non possiamo più lasciare sole le grandi organizzazione umanitarie come Amnesty International, a difendere giornalisti vittime di repressioni esagerate solo per aver denunciato la corruzione e aver criticato le autorità coloniali. Occorre oggi unirsi all'appello del Fronte Polisario per una maggiore assistenza dell'Unione Europea, a completamento e parallelamente all'Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite, per un controllo serio sulle azioni delle forze di sicurezza marocchine, già resesi protagoniste in passato di massacri perpetrati ai danni della popolazione saharawi”.