Entrefilets, 7 marzo 2016 (trad.ossin)
 
Trump il detonatore
 
Negli Stati Uniti, il successo devastatore di Trump il sovversivo comincia seriamente a gettare nel panico l’establishment. A Parigi lo stesso panico coglie la casta dirigente che viene coperta di improperi, e perfino insultata, ogni qualvolta osi uscire dal palazzo. Da una parte all’altra dell’Atlantico, ci si prepara a spazzarla via. I “sans-dents” (*) si ribellano e non accettano nemmeno di cadere nella trappola del senso di colpa. Nelle lettere che ricevono dai lettori, come nei loro talk show pieni di sorrisi astiosi, anche i guardiani del pret-à-penser contemporaneo vengono messi alla corda e scoprono, sgomenti, che nessuno più li distingue dai loro padrini politici. La repulsione verso la casta dirigente e i suoi chierici mediatici è dovunque massiccia, globale, senza mezzi termini. Allora Trump? Elvis? Le Pen o Asterix for président? Sì, “chiunque tranne voi”, osa la plebe. Poi si vedrà.
 
Donald Trump
 
Destrutturazione
Piccolo ritorno sull’impostura.
Per decenni una sorta di “marxismo culturale” condito di darwinismo economico ha consentito l’emergere di una società liberale tanto diseguale quanto indecente.
Il meccanismo era bene oliato. Nel Partito unico a due teste, il lavoro della sinistra era di destrutturare il tessuto sociale con la scusa del progresso sociale, di fabbricare un cittadino nomade atomizzato, addestrato a tollerare tutto, ad accettare tutto, ad amare tutto, a non giudicare mai, a non condannare mai, ridotto alla sola soddisfazione compulsiva dei propri egoismi e desideri.
Ed è andata quasi bene. Sarebbe bastato approfittare delle vacche grasse per rimpinzarlo, stordirlo a colpi di intrattenimenti, di violenza e di permissività, anche di porno e di guerre: feste e farina dunque per fargli “amare la schiavitù”. E per soddisfare l’irritante aspirazione alla dignità, gli si sarebbe ritagliata una mac-religione su misura, comoda e poco cara, dove avrebbe potuto acquistare, ogni due giocattolini tecnologici necessariamente abbrutenti, qualche supplemento di anima al gran bazar dell’umanismo liberale globalizzato, onde poter difendere qui la volpe da pelo ispido, là delle minoranze sempre più improbabili, là ancora di manifestare contro l’AIDS, il cancro o l’herpes labiale, secondo la moda, i trend o la noia del momento.
La destra invece doveva occuparsi di organizzare lo sfruttamento efficace di quest’uomo nuovo alla fine lobotomizzato, alla fine liberato dunque da tutto e soprattutto da se stesso, quest’uomo mobile, servile, docile, asessuato, plastico, malleabile, disponibile e ovviamente usa e getta.
E poi nell’euforia generale della farsa, ci si è presto accorti che è la sinistra, meno sospettabile di voler riempire di merda il popolo, che poteva meglio infinocchiare il proletariato. Come si è dimostrato. E per placare la delusione del tradimento, c’era sempre una alternativa. Tutto andava bene quindi, nel “migliore dei mondi possibili”.
 
Da Kim Jong-un a Chikungunya
Salvo che alle vacche grasse sono seguite quelle magre, poi quelle rachitiche. Dapprima sotto la pressione di un capitalismo in modalità turbo, preso dal panico quando si è reso conto che l’unica cosa davvero irrinunciabile del suo modello era l’impasse e il caos. Mentre l’altra manovella della sua macchina per impoverire era la voracità senza limiti di una super-classe desiderosa di salvare i mobili in teck, di abbuffarsi il più possibile di bonus prima del crollo.
E’ arrivato anche internet a complicare le cose, permettendo alla società civile di emanciparsi, di potersi infine informare senza dover ingurgitare la minestra riscaldata dei media-bugiardi del Sistema.
Allora certamente, fin dai primi capricci della macchina, di fronte alle prime mobilitazioni in rete degli indignati, il partito unico ha rapidamente gettato la maschera e rivelato la sua tendenza naturale al totalitarismo, a colpi di Patriot act continuamente varati, da Washington a Parigi, questione di fare pratica.
La governance della paura era in marcia.
E da qui, tutto fa brodo: dalla lotta contro un terrorismo fabbricato alla bisogna, fino alle minacce di volta in volta iraniane o russe o cinesi, passando per il Chikungunya, Kim Jong-un o un qualsiasi Zika: in materia di ingegneria sociale, è instillare la giusta dose di paura nel tessuto sociale che conta, da qualsiasi parte provenga. L’obiettivo è di creare la tensione che consente di accorciare il guinzaglio, di stringere il laccio per mantenere le manette, consentire al Sistema di sopravvivere e, accessoriamente, alla super-classe di prolungare l’orgasmo e di abboffarsi ancora e ancora fino alla nausea, attendendo la madre di tutte le bolle.
 
Emancipazione
In questa guerra implacabile per la dominazione dei popoli, la dissidenza ha oramai i suoi eroi: gli Assange e altri Snowden che hanno scelto il sacrificio, che hanno rinunciato ai confort, ai loro privilegi, alle loro famiglie, alle loro vite (guardare e riguardare il film Citizenfour) per denunciare l’avvento di questo sistema totalitario.
Così facendo, essi ci hanno anche mostrato quale può essere in tempo di pace, vorremmo dire, il vero volto dell’eroismo. Un disinteresse, il dono di sé per l’Altro che ha qualcosa di incredibile nelle nostre latitudini. Bisogna infatti risalire al campo di certe battaglie d’altri tempi per ritrovare un simile coraggio, ad un’epoca in cui principi e valori non erano stati ancora ridotti all’astrazione viziosa dell’attuale umanismo liberale globalizzato dunque, e potevano quindi dignitosamente venire impersonati fino alla morte.
Nel silenzio complice dei suoi chierici mediatici, il Sistema neoliberale si è allora scatenato, stringendo la sua presa fino allo stalinismo e accanendosi contro queste persone che lanciavano l’allarme, perché tutti capissero che nel so called mondo libero la libertà ha le sue linee rosse, invalicabili.
Tuttavia il sacrificio, quando è nobile ed è al servizio di una giusta causa, entra naturalmente in sintonia col cuore degli altri. E vedere questi eroi perseguitati solo dalle capitali del virtuoso Occidente, del virtuoso mondo libero, spiega tutto, e a tutti, del fango nascosto sotto la vernice. L’indignazione è cresciuta.
Ma anche la sensazione di impotenza.
 
Il risveglio
Perché la macchina era oramai lanciata, senza freni. Ha cominciato a pretendere di “affrontare quelli che non erano Charlie”, a rieducare il popolaccio deviante, a insegnargli a pensare vietando manifestazioni, libri o spettacoli, a colpi di sorveglianza globale, di leggi eccezionali o di urgenza, discutibili sia nei loro fondamenti che nell’applicazione concreta.
Avendo come valore supremo il non averne alcuno salvo quando si tratta di giustificare dei massacri: avendo come unico credo la crescita eterna e quale unica religione l’isteria digitale e l’abolizione dell’uomo, il nostro famoso mondo libero ha preteso di assomigliare all’universo dei romanzi di Philipp K. Dick, dove trionfa una tecnologia maligna e intrusiva, al servizio di un potere inquisitorio e manipolatorio che conduce, nell’ombra, delle guerre oscure e sanguinose “per il nostro bene”.
Prima di lui, Orwell e Huxley avevano anch’essi percepito la minaccia di una simile deriva totalitaria. Il primo nella visione di una società schiacciata dalla sorveglianza e dalla menzogna permanente, il secondo con quella di una società vinta e “amante della servitù”.
Tutti e tre si meraviglierebbero di constatare che la nostra insuperabile società liberale è una sottile combinazione di tutti i loro incubi: sorveglianza totale, macelleria all’estro, menzogne permanenti all’interno, media controllati, sparizione della vita privata, controllo del pensiero e guerra di tutti conto tutti.
Oggi la società civile, di cui la super-classe dominante celebra il risveglio solo quando riesce a strumentalizzarla, riesce però a vedere più chiaramente. Talmente chiaramente che il potere è oramai costretto al terrorismo intellettuale e alla violenza legislativa per dominare, mettere in sicurezza le retrovie, per potersi continuare ad abbuffare, ad aumentare i suoi margini, i suoi dividendi, per ingrassarsi, ancora e ancora, per non dover cedere, soprattutto non alla feccia, cioè al popolo.
 
As usual, reductio ad Hitlerum
Questa repulsione verso la classe dirigente e il suo clero mediatico, questa repulsione per il Sistema, ha necessariamente favorito la realizzazione di elezioni libere, di franchi tiratori. Ed è così che negli Stati Uniti arriva un Trump con le sue scarpe enormi. Le sue esagerazioni sui Mussulmani o i Messicani ne fanno immediatamente un facile bersaglio per i chierici mediatici subito mobilitati per attaccarlo.
E come sempre, come per Gheddafi, Putin o Bachar, si usa la vecchia tecnica della reductio ad Hitlerum.
Ufficialmente però, diversamente da Hillary Clinton, Trump si impegna a rispettare l’accordo con l’Iran; contrariamente ad Hillary, Trump vuole farla finita con le guerre all’estero dell’Impero; contrariamente a lei, ritiene ancora che gli USA debbano mantenersi neutrali nel conflitto israelo-palestinese, sempre al contrario di Hillary, è pronto a tendere una mano a Putin.
Ma che importa. Le esagerazione del buonuomo sono una fortuna insperata per i reggitori del Sistema, nonostante che, perfino in tema di razzismo anti-mussulmano, Bush e Obama abbiano fatto assai peggio, sterminando direttamente o indirettamente più di un milione e mezzo di Iracheni, di Yemeniti, di Libici o di Siriani. E bisogna riconoscere che sono rimasti assolutamente frequentabili agli occhi del nostro pennivendolo-Sistema. Proprio come la cara Hillary Clinton, che ha appoggiato ampiamente tutte le loro macellerie e la cui elezione alla presidenza USA ne garantirebbe la prosecuzione.
Il vero crimine di Trump è un altro. Sta tutto nella sua posizione anti-Sistema, anti-establishment. Una posizione che trova ampia eco nella popolazione, di qui il completo panico dell’establishment washingtoniano e il disprezzo da parte dei suoi cani da guardia mediatici.
Quelli che votano per Trump non votano in realtà né per lui, né per il suo programma di cui si infischiano altamente. Votano per farla finita con lo status quo, per finirla con il partito unico della truffa liberale eterna e la perpetuazione di un Sistema che porta il mondo, le società e lo spazio umano alla rovina.
Quelli che votano Trump votano come si aziona un detonatore.
Poi si vedrà.
 
(*) Espressione usata dal "socialista" François Hollande per designare i poveri, secondo la testimonianza della ex moglie Valérie Trierweiler
Torna alla home
Dichiarazione per la Privacy - Condizioni d'Uso - P.I. 95086110632 - Copyright (c) 2000-2024