The saker, 9 novembre 2016 (trad.ossin)
 
Trump presidente – I rischi e le opportunità
The saker
 
Quindi è accaduto: Hillary non ha vinto! Dico così invece di «Trump ha vinto», perché lo considero l’aspetto più importante. Perché? Perché non ho alcuna idea di ciò che Trump farà. Ho invece una idea ben precisa di quello che avrebbe fatto Hillary: la guerra con la Russia. Molto probabilmente Trump non la farà. Infatti lo ha detto esplicitamente nel suo discorso di accettazione:
 
    Intendo dire alla comunità mondiale che, anche se noi privilegeremo sempre gli interessi degli Stati Uniti, avremo tuttavia eque relazioni con tutti – tutti i popoli e tutte le nazioni. Cercheremo un terreno comune, non l’ostilità; la cooperazione, non il conflitto.
 
Il presidente Donald Trump
 
La risposta di Putin è stata immediata:
 
    Noi abbiamo ascoltato le sue dichiarazioni quando era candidato alla presidenza, favorevoli al miglioramento delle relazioni tra i nostri due paesi. Ci rendiamo conto e capiamo che questa non sarà una strada facile, tenuto conto del peggioramento che purtroppo vi è stato. Ma, come ho già detto, non è stata colpa nostra se le nostre relazioni con gli Stati Uniti si trovano in tale stato.
 
    La Russia è pronta e tenta di tornare a relazioni piene e intere con gli Stati Uniti. Permettetemi di ripeterlo ancora una volta, sappiamo che non sarà facile, ma siamo pronti ad impegnarci per realizzare questo obiettivo, a prendere iniziative ed a fare tutto quel che ci è possibile per riportare le nostre relazioni con gli Stati Uniti su di una traiettoria di sviluppo stabile.
 
    Questo sarà un bene tanto per il popolo russo che per quello statunitense ed avrà effetti positivi sul clima generale degli affari internazionali, tenuto conto della particolare responsabilità che Russia e Stati Uniti condividono nel mantenimento della stabilità e della sicurezza mondiale.
 
Questo botta e risposta è una ragione sufficiente perché tutto il pianeta si rallegri della sconfitta di Hillary e della vittoria di Trump.
 
Trump avrà adesso il coraggio, la volontà e l’intelligenza necessari a liberare l’esecutivo statunitense dalla setta neocon che lo ha infiltrato da decenni? Avrà la forza di affrontare un Congresso e dei media estremamente ostili? O tenterà di giungere a dei compromessi con loro, sperando ingenuamente che essi non utilizzeranno il loro potere, il loro danaro e la loro influenza per sabotare la sua presidenza?
 
Io non lo so. Nessuno lo sa.
 
Uno dei primi segnali da tenere d’occhio saranno i nomi e la provenienza delle persone che nominerà nella sua nuova amministrazione. Soprattutto il capo di stato maggiore e il segretario di Stato.
 
Io ho sempre pensato che la scelta del male minore sia moralmente inaccettabile e realisticamente sbagliata. In questo caso, però, il male peggiore sarebbe stata la guerra termonucleare con la Russia e il male minore potrebbe ben rivelarsi quello di abbandonare gradualmente l’Impero per salvare gli Stati Uniti, piuttosto che sacrificarli alle necessità dell’Impero. Nel caso di Hillary contro Trump, la scelta era semplice: la guerra o la pace.
 
Trump può comunque già vantare un immenso successo: la sua campagna ha costretto i media dominanti statunitensi a mostrare il loro vero volto – quello di una macchina propagandistica cattiva, bugiarda e moralmente corrotta. Votandolo, il popolo statunitense ha consegnato ai suoi media un gigantesco «Vaffanculo!», un voto di sfiducia e di totale rigetto, che distruggerà per sempre la credibilità della macchina di propaganda dell’Impero.
 
Io non sono tanto ingenuo da non capire che il miliardario Donald Trump fa anche lui parte dell’1%, e che è un puro prodotto dell’oligarchia statunitense. Ma non sono nemmeno tanto ignorante in Storia da dimenticare che le élite si levano le une contro le altre, specialmente quando il loro predominio è minacciato. C’è bisogno di ricordare che anche Putin viene dalle élite sovietica?
 
Ideale sarebbe che la prossima tappa fosse un incontro tra Trump e Putin, con tutti i loro ministri importanti, per una lunga settimana di negoziati in stile Camp David, nel corso della quali tutti, ma proprio tutti, i motivi di contrasto potessero essere messi sul tavolo e si cercasse un compromesso su ciascuno. Paradossalmente la cosa potrebbe essere abbastanza facile: la crisi in Europa è del tutto artificiale, la guerra in Siria ha una soluzione a portata di mano e l’ordine internazionale può facilmente ricostituirsi se davvero gli Stati Uniti intendessero «avere relazioni eque con tutti – tutti i popoli e tutte le altre nazioni» e «cercassero un terreno comune, non l’ostilità, la cooperazione, non il conflitto». La verità è che gli Stati Uniti e la Russia non hanno ragioni obiettive di conflitto – solo problemi ideologici derivanti dalla ideologia insensata dell’imperialismo messianico di quelli che credono, o pretendono di credere, che gli Stati Uniti siano una «nazione indispensabile». Ciò che il mondo vuole – quel di cui ha bisogno – è che gli Stati Uniti siano un paese normale.
 
Il peggiore dei casi? Trump potrebbe rivelarsi una truffa totale. Io personalmente ne dubito, ma ammetto che possa essere possibile. Più probabile che non abbia la chiaroveggenza e il coraggio di spazzar via i neocon e che tenti di rabbonirli. Se farà così, saranno loro a spazzarlo via. E’ un fatto che, mentre la presidenza cambiava ogni 4 o 8 anni, il regime al potere è rimasto sempre lo stesso, e la politica interna ed estera degli Stati Uniti sono rimaste sorprendentemente immutate dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Trump sarà capace di realizzare, non solo una nuova presidenza, ma anche un vero «cambio di regime»? Non so.
 
Non si sbaglia però nel dire che – anche se Trump finirà col deludere quelli che hanno creduto in lui – quello che già ha prodotto è un colpo mortale all’Impero. Il movimento Occupy Wall Street non è riuscito a realizzare qualcosa di tangibile, ma l’idea del «governo dell’1%» è stata forgiata da questo movimento ed è restata. E’ un colpo diretto alla credibilità e alla legittimità di tutto l’ordine socio-politico degli Stati Uniti: essi non sono una democrazia, sono una plutocrazia/oligarchia e quasi tutti oggi più o meno lo riconoscono. Inoltre l’elezione di Trump ha già dimostrato che la stampa USA è una puttana e che la maggioranza degli Statunitensi odia la sua classe dirigente. E anche questo è un colpo diretto alla credibilità e alla legittimità dell’ordine socio-politico tutto intero. Uno dopo l’altro, i miti fondatori dell’Impero USA crollano e quel che resta è un sistema che non può governare se non con la forza.
 
Aleksandr Solženicyn diceva che i regimi possono essere misurati in uno spettro che va da quelli la cui autorità è il potere, ai regimi il cui potere si fonda sull’autorità. Nel caso degli Stati Uniti, oggi vediamo chiaramente che il regime non ha altra autorità se non il suo potere e questo lo rende nello stesso tempo illegittimo e insostenibile.
 
Finalmente, che le élite statunitensi lo accettino o meno, l’Impero è alla fine. Con Hillary si sarebbe continuato a ballare sul Titanic, fino all’ultimo momento, che avrebbe ben potuto arrivare nella forma di un fungo termonucleare su Washington DC. Trump, tuttavia, potrebbe utilizzare quel che resta della potenza degli USA per negoziare un loro passo indietro nel mondo, nelle migliori condizioni possibili per il suo paese. Francamente io sono quasi certo che i leader mondiali importanti capiscono che è nel loro interesse di fare concessioni (ragionevoli) a Trump e di lavorare con lui, piuttosto che dover trattare con la gente che lui ha appena scalzato dal potere.
 
Se Trump riuscirà a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, troverà dei partner solidi ed affidabili in Vladimir Putin e in Xi Jinping. Né la Russia, né la Cina hanno nulla da guadagnare da uno scontro o, meno ancora, da un conflitto con gli Stati Uniti. Trump avrà la saggezza di comprendere tutto questo di farne uso a beneficio degli Stati Uniti? O persevererà nella sua retorica anti-cinese ed anti-iraniana?
 
Solo il tempo ce lo dirà.
 
 
 
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