Il conflitto interno allo Stato profondo sta diventando guerra aperta
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charleshughsmith.blogspot.fr, 9 marzo 2017 (trad.ossin)
Il conflitto interno allo Stato profondo sta diventando guerra aperta
Charles Hugh Smith
La guerra in corso nello Stato profondo non è solo di carattere burocratico, è una guerra per l’anima, l’identità e la guida della nazione
Quanto i poteri illimitati delle agenzie di informazione e di sicurezza minacciano gli interessi nazionali e mondiali degli USA? La CIA e I suoi amici politici pretendono che I poteri sostanzialmente illimitati dell’agenzia, solo in parte messi in luce dalle rivelazioni Vault 7 di Wikileaks, non costituirebbero una minaccia per gli interessi statunitensi, perché utilizzati per «difendere» questi stessi interessi.
E’ la giustificazione utilizzata dagli alleati neocon della CIA presenti in entrambi i partiti politici: la CIA non può minacciare gli interessi degli USA, perché è la CIA a definire gli interessi degli USA.
E’ il tunnel spazio temporale che aspira le libertà civili e la democrazia. E’ un momento straordinariamente decisivo nella storia statunitense, quando il direttore dello FBI dichiara pubblicamente che non esiste negli Stati Uniti una «riservatezza assoluta».
Infatti la protezione della vita privata è subordinata al livello di interesse che gli apparati di sicurezza nutrono per le vostre conversazioni o i vostri dati personali. Eppure, a leggere la Costituzione degli Stati Uniti, non si incontrano simili limitazioni: le libertà civili sono assolute. I presidenti post-1790 hanno temporaneamente posto in discussione le libertà civili solo in tempo di guerra, e la parte di Stato profondo guidato dalla CIA ha giustificato i suoi poteri illimitati, proprio affermando che effettivamente esiste «uno stato di guerra attualmente permanente e durabile».
Che cosa resta allora da difendere, se gli USA sono diventati il nemico delle libertà civili e della democrazia, vale a dire uno Stato totalitario governato da alcuni servizi di sicurezza, dai loro partigiani politici e dai loro apologeti?
Da tempo ho avanzato l’idea che le placche tettoniche dello Stato profondo siano in movimento, in concomitanza con l’erosione di consenso verso il potere. Alcuni esponenti dello Stato profondo ─ quelli che io chiamo l’ala progressista, che (a qualcuno può apparire un’ironia) si concentra nei servizi di intelligence militari ─ considerano oggi gli esponenti neocon della CIA come estremamente pericolosi per gli interessi a lungo termine degli Stati Uniti, tanto al livello nazionale che internazionale.
Lo Stato profondo si frattura nella disunione? (14 marzo 2014)
Ho suggerito che questo «Stato profondo deviato» (l’ala legittimista delle Forze Armate, ndt) abbia tranquillamente aiutato Donald Trump (sabotando sottilmente la campagna elettorale di Hillary Clinton), considerandola come l’ultima migliore possibilità di salvare la nazione dalla tentacolare rete neocon che la leadership dell’Establishment di Wall Street (Bush, Clinton, Obama, ecc.) ha guidato ─ ivi compresa la concessione alla CIA e ai suoi alleati di poteri praticamente illimitati, privi di alcun contrappeso efficace.
Lo Stato profondo deviato è attaccato alle sottane di Trump ? (18 gennaio 2017)
Questa profonda divisione in seno allo Stato profondo si è attualmente trasformata in guerra aperta. La prima raffica è stata la campagna di propaganda assurda portata avanti dai portavoce dell’establishment, The New York Times e The Washington Post, secondo cui agenti russi avrebbero «piratato» le elezioni USA per favorire Trump.
Questa campagna di propaganda avulsa dai fatti è fallita ─ la mancanza di prove non ha funzionato bene come si attendevano il NYT e il Wapo ─ e allora la macchina di propaganda ha lanciato la seconda raffica, accusando Trump di essere una pedina dei Russi.
Le prove a sostegno di questa nuova affermazione erano ugualmente ridicole. Questa campagna non ha prodotto altro risultato se non di mostrare l’Establishment, i suoi portavoce di propaganda e dello Stato profondo neocon, disperati e stupidi sulla scena mondiale e nazionale.
Lo Stato profondo neocon disperato, e i suoi alleati del Partito Democratico, hanno assunto iniziative assurde per delegittimare Trump con una simile strategia «Boris e Natasha», accusandolo di collaborare con i malefici Ruskoff, giungendo perfino a riesumare per un momento l’ex presidente G.W. Bush dalla sua tomba, per costringerlo al ridicolo con la richiesta di una inchiesta sulla connessione Trump- malefici Russkoff.
Adesso gli elementi deviati hanno lanciato un contrattacco, Vault 7. Ecco un esempio della rapidità con cui lo sbilanciarsi della CIA è stata assorbito dal corpo politico:
Vi raccomando vivamente di leggere la scheda Wikileak di Vault 7: “Vault 7. Svelati gli strumenti di pirateria della CIA".
Noi sappiamo adesso che la CIA ha mantenuto un programma speciale (UMBRAGE) per imitare gli hacker che operano in Russia e creare false piste che accreditino quella, inventata, dei «pirati russi». Un certo numero di analisti molto esperti che hanno esaminato i sedicenti «hack russi» sostengono che le «prove» puzzavano di falsa pista ─ non solo briciole di pane, ma briciole di pane su cui era scritto chiaramente: «questi sono virus russi».
Il conto delle vittime di Vault 7 non è ancora cominciato, ma non sarei sorpreso se l’ex presidente Obama e la sua equipe finissero col diventarne le vittime politiche. Osservatori non di parte notano che tutto questo sistema ha cominciato a esistere sotto gli occhi di Obama, e non è passato inosservato che uno dei ultimi ordini esecutivi di Obama sia stato quello di eliminare gli ultimi brandelli di controllo su quanto poteva essere «condiviso» (o inventato) tra le agenzie di sicurezza.
In effetti, tutta la direzione del Partito Democratico sembra avere puntato sulla rivendicazione, sempre meno verosimile, che la CIA sia il difensore che più bianco non si può degli Stati Uniti.
Vault 7 non è solo una sceneggiata politica – evidenzia le questioni fondamentali con cui la nazione deve fare i conti: che cosa resta da difendere se le libertà civili e il controllo degli organi democraticamente eletti vengono ridotti alla finzione di un villaggio Potemkin?
Se non si pongono limiti ai poteri e al controllo della CIA, che cosa resta delle libertà civili e della democrazia? Risposta: niente.
La lotta che imperversa in seno allo Stato profondo non è solo di tipo burocratico – è una lotta per l’anima, l’identità e il governo della nazione. I cittadini che interpretano gli interessi degli Stati Uniti in termini di libertà civili e di democrazia dovrebbero sentirsi profondamente turbati di fronte alla consegna di essi da parte dell’Establishment ad uno Stato della sicurezza nazionale essenzialmente senza limiti.
Gli Statunitensi che hanno il compito di difendere gli «interessi» USA a livello mondiale dovrebbero domandarsi se agenzie come la CIA o la NSA, dotate di poteri illimitati, siano dannose al soft power o all’hard power degli USA nel mondo e tossiche per la loro influenza.
La risposta è evidente: una CIA dotata di poteri illimitati e il suo sostegno da parte di un Establishment e di media corrotti è più che dannoso per il soft power o l’hard power degli USA su scala mondiale – è disastroso e potenzialmente mortale per i loro interessi, la loro posizione e la loro influenza.
Noi che siamo ai margini, possiamo solo sperare che l’ala «progressista» dello Stato profondo, gli elementi deviati che si rendono conto del terribile pericolo di uno Stato di sicurezza nazionale illimitato, riescano a vincere contro il potente sostegno politico a questo regime totalitario tossico.