ProfileLa guerra in Medio Oriente, 26 febbraio 2024 - Nel corso di una seduta alla Knesset May Golan, ministro israeliano per l'uguaglianza sociale (nella foto), si è felicitata per l'annientamento di Gaza e ha affermato il suo “orgoglio” per il genocidio in corso...   

 

Révolution Permanente, 26 febbraio 2024 (trad.ossin)
 
“Orgogliosa della distruzione di Gaza”. Le parole genocide della ministra israeliana
Anna Nolite
 
Nel corso di una seduta alla Knesset, May Golan, ministro israeliano per l'uguaglianza sociale, che ha denunciato l'indifferenza delle femministe per gli attacchi del 7 ottobre, si è felicitata per l'annientamento di Gaza e ha affermato il suo “orgoglio” per il genocidio in corso
 
 
Foto : Harel Hershkowitz (הראל הרשקוביץ), CC BY-SA 4.0 / Palestinian News & Information Agency (Wafa), CC BY-SA 3.0
 
 
Mercoledì scorso, il ministro israeliano per l'uguaglianza sociale, May Golan, ha tenuto un discorso alla Knesset (il parlamento israeliano) per esprimere la sua opposizione a qualsiasi cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ha detto: “Personalmente, sono orgogliosa di vedere Gaza in rovina e che ogni bambino, anche tra 80 anni, racconterà ai propri nipoti cosa hanno fatto gli ebrei”. Una nuova dimostrazione dell'intento genocida del governo Netanyahu, in continuità con le dichiarazioni di Amihai Eliyahu, ministro del Patrimonio, che aveva affermato che sganciare una bomba nucleare su Gaza “era una possibilità” in quanto “non ci sono civili che non siano complici nella Striscia di Gaza" , o addirittura il ministro della Difesa Yoav Gallant che aveva giustificato l'assedio totale della Striscia spiegando che stavano combattendo "animali umani".
 
 
 
 
Per May Golan non è alla sua prova di esordio: figura emergente del Likud, è esperta di agitazione reazionaria e si presenta come la “madre del politicamente scorretto”. Si è d’altronde fatta strada in politica conducendo una campagna per l'espulsione dei richiedenti asilo africani, accusandoli di essere "stupratori" e di "diffondere l'HIV", un razzismo da cui non si è mai allontanata. Nel 2012, per rispondere alle accuse di razzismo che le venivano rivolte, arrivò ad affermare: “Siamo razzisti per preservare la nostra vita e la nostra salute mentale. Quindi sono orgogliosa di essere razzista: se sono razzista, allora sono un razzista orgogliosa”.
 
Mentre prosegue l’offensiva su Rafah e la carestia e le malattie si diffondono, si stima che quasi 30.000 Palestinesi abbiano perso la vita dall’inizio degli attacchi. Contrariamente all’immagine di una “democrazia rispettabile” che Israele cerca di darsi, questi commenti rivelano il carattere coloniale dello Stato ebraico. Il progetto della classe politica israeliana prevede la pulizia etnica della popolazione palestinese e la riconquista dei territori in cui quest’ultima ancora risiede. In Cisgiordania, gli insediamenti si moltiplicano a un ritmo senza precedenti dal 7 ottobre. L’enclave di Gaza potrebbe essere presto “evacuata”: ciò comporta una possibile deportazione di quasi 2 milioni di persone in Egitto o altrove, quindi una nuova Nakba. La propaganda volta a ridurre questa politica ad una “lotta contro Hamas” è solo un modo per legittimare il massacro in corso.
 
 
Anche la dichiarazione di May Golan, ministro per le Pari opportunità sociali, smaschera, ancora una volta, tutta l’impostura di pinkwashing (°) dello Stato di Israele. Il Ministro, infatti, è in prima linea nella campagna internazionale contro le organizzazioni femministe e per i diritti umani che si sono schierate a sostegno della Palestina, accusandole di "indifferenza" di fronte alle violenze commesse contro le donne israeliane il 7 ottobre, giungendo perfino ad accusarle (guarda un po’…) di antisemitismo. In un’intervista con CNews a dicembre, ha detto: “Abbiamo contattato tutte le organizzazioni femministe e per i diritti umani del mondo. Nessuno ci ha risposto. Nessuno ha detto nulla. Questo silenzio dimostra quanto l’antisemitismo sia più forte di tutte queste organizzazioni per i diritti degli uomini e dei bambini».
 
 
 
 
Questa strumentalizzazione della lotta contro l'antisemitismo mira a screditare coloro che rifiutano di allinearsi con il regime coloniale fornendo sostegno al popolo palestinese di fronte alla politica genocida di Israele. Un'ingiunzione ripresa anche dalla ministra per la parità tra donne e uomini in Francia, Aurore Bergé, che cerca di far passare per antisemita qualsiasi organizzazione femminista che non dimostri pieno sostegno allo Stato d'Israele.
 
Mentre Israele cerca da anni di proporsi tra i giovani dei paesi imperialisti come “vetrina del progressismo” in Medio Oriente, queste dichiarazioni del Ministro per le Pari Opportunità Sociali illustrano la realtà dei suoi intenti, nel momento in cui il suo esercito partecipa a stupri, umiliazioni ed esecuzioni di donne e bambini. Coloro che hanno a cuore “tutte le vite” possono accettare un’unica soluzione: quella di un Medio Oriente libero dall’imperialismo e dal colonialismo e di una Palestina socialista e operaia in cui ebrei e arabi possano vivere in pace.
 
(°) Secondo alcuni pinkwashing si può tradurre anche con femminismo o femminilizzazione di facciata, ipocrisia in nome della donna, o anche letteralmente con l'annacquare di rosa.
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

Torna alla home
Dichiarazione per la Privacy - Condizioni d'Uso - P.I. 95086110632 - Copyright (c) 2000-2024