Pravda statunitense: il caso Leo Frank e le origini dell'ADL
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Le schede di ossin, 20 febbraio 2024 - Continua la distorsione, o per meglio dire la falsificazione sistematica della storia di Leo Frank, e delle origini della famigerata ADL (Anti-Defamation League), che oggi svolge il ruolo di vera e propria "Polizia del pensiero" nell'internet statunitense (nella foto, Leo Frank)
Unz Review, 27 marzo 2023 (trad.ossin)
Pravda statunitense: il caso Leo Frank e le origini dell'ADL
Ron Unz
Circa una settimana fa sia il New York Times che il Wall Street Journal hanno dedicato uno spazio considerevole alla copertura di “Parade”, il revival di un musical di Broadway del 1998 sull’uccisione nel 1915 di Leo Frank, direttore di una fabbrica ebreo di Atlanta, in Georgia, presumibilmente il linciaggio più famoso della storia statunitense...
Frank era stato giudicato colpevole e condannato a morte per lo stupro e l'omicidio di una giovane ragazza al suo servizio e l'Anti-Defamation League (ADL) fu fondata nel tentativo di salvargli la vita. Dopo il rigetto di numerosi ricorsi legali, alla fine il governatore dello Stato commutò la sentenza di Frank e un gruppo di cittadini indignati reagì impiccando Frank. La vicenda è stata raccontata sia nel musical che nella copertura mediatica dell’evento, presentandola come un esempio particolarmente orribile dell'antisemitismo statunitense.
Tuttavia, i fatti si erano svolti in realtà in modo tutt’affatto diverso da come il musical li ha raccontati, e nel 2018 ne avevo discusso nell’ambito di un articolo più lungo. Visto che sulla questione si sono recentemente riaccesi i riflettori e dato che la storia vera ha risvolti affascinanti, ho deciso di estrarre e ripubblicare la mia analisi nella speranza di portarla a una più ampia attenzione attuale.
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Anche se avevo da tempo percepito il potere e l’influenza dell’ADL, un’organizzazione leader di attivisti ebrei i cui esponenti venivano regolarmente citati sui miei giornali, fino a tempi piuttosto recenti ho avuto solo le più vaghe nozioni sulle sue origini. Credo di aver sentito una volta menzionare la sua storia, ma non me conservavo alcun ricordo.
Poi, forse un anno o due fa, mi è capitato di imbattermi in un articolo sulla celebrazione del centenario dell’ADL nel 2013, nel quale i suoi leader ricordavano i principi in nome dei quali era stata fondata nel 1913. L' intento iniziale era stato il vano tentativo di salvare la vita di Leo Frank, un giovane ebreo del sud ingiustamente accusato di omicidio e infine linciato. In passato, il nome e la storia di Frank non mi avrebbero detto proprio niente, se non quel poco che avevo letto nei libri scolastici che lo indicavano come una delle prime vittime importanti del KKK nel profondo sud ferocemente antisemita dell'inizio del XX secolo. Tuttavia, non molto tempo prima di imbattermi in quel pezzo sull'ADL, avevo letto l'apprezzato studio di Albert Lindemann The Jew Accused, e il suo breve capitolo sul famigerato caso Frank aveva completamente ridotto in cenere tutte le mie idee preconcette.
In primo luogo, Lindemann dimostrò che non c'erano prove di antisemitismo dietro l'arresto e la condanna di Frank, dal momento che gli ebrei erano invece un gruppo molto apprezzato della ricca società di Atlanta dell'epoca, e nessun riferimento alle origini ebraiche di Frank, negativo o meno, era apparso sui media prima del processo. In effetti, cinque dei Gran Giurati che condannarono Frank erano essi stessi ebrei, e nessuno di loro espresse mai rammarico per la decisione presa. In generale, il sostegno a Frank sembra essere stato più forte tra gli ebrei di New York e di altri luoghi lontani del paese, e più debole tra gli ebrei di Atlanta, che avevano una migliore conoscenza della situazione locale.
Inoltre, sebbene Lindemann si sia attenuto alle fonti secondarie su cui si era basato nel dichiarare che Frank era chiaramente innocente, i fatti da lui raccontati mi hanno portato alla conclusione opposta, sembrando suggerire al contrario l’esistenza di prove schiaccianti della colpevolezza di Frank. Quando molto più recentemente ho letto il più lungo e completo studio storico sull'antisemitismo di Lindemann, Le lacrime di Esaù, ho notato che la sua trattazione abbreviata del caso Frank non conteneva più alcun giudizio di innocenza, dimostrando che anche l'autore aveva forse avuto qualche ripensamento.
Sulla base di questo materiale, ho espresso questa opinione nel mio recente articolo sull'antisemitismo storico, ma le mie conclusioni erano necessariamente piuttosto incerte poiché si basavano sulla sintesi che lo stesso Lindermann aveva fatto delle informazioni acquisite dalle fonti secondarie da lui utilizzate, e ho avuto l'impressione che praticamente tutti coloro che avevano indagato da vicino sul caso Frank avevano concluso che Frank era innocente. Ma dopo la pubblicazione del mio pezzo, qualcuno mi ha indicato un libro del 2016 proveniente da una fonte inaspettata che sosteneva la colpevolezza di Frank. Ora che ho ordinato e letto quel volume, la mia comprensione del caso Frank e del suo significato storico è stata completamente trasformata.
Gli editori tradizionali spesso rifiutano libri che siano troppo eterodossi rispetto ai luoghi comuni imperanti ed è improbabile che le vendite riescano a coprire i costi del lavoro di ricerca. Inoltre, sia gli autori che gli editori potrebbero dover affrontare una serie di cause per diffamazione da parte dei media ostili. Per queste ragioni, coloro che pubblicano materiale così controverso spesso agiscono per profondi motivi ideologici piuttosto che per brama di affermazione professionale o di guadagni monetari. Ad esempio, c’è stato bisogno di un trotskista zelante di sinistra come Lenni Brenner per affrontare il rischio di feroci attacchi e investire tempo e sforzi per produrre il suo straordinario studio sulla cruciale partnership nazi-sionista degli anni ’30. E per ragioni simili, non ci deve sorprendere che il libro più completo che sostiene la colpevolezza di Leo Frank sia apparso come volume nella serie sugli aspetti perniciosi delle relazioni storiche ebraico-nere prodotta dalla Nation of Islam (NOI) di Louis Farrakhan, né che non ne sia stato indicato l’autore.
Le opere anonime pubblicate da movimenti politico-religiosi fortemente demonizzati vanno presi con notevole cautela, ma una volta che ho iniziato a leggere le 500 pagine di The Leo Frank Case: The Lynching of a Guilty Man sono rimasto tremendamente colpito dalla qualità dell’analisi storica. Penso di aver incontrato molto raramente una monografia su un evento storico controverso che fornisse tanta ricchezza di analisi attentamente argomentate e supportate da prove così copiose. Gli autori sembrano mostrare una completa padronanza della principale letteratura secondaria degli ultimi cento anni, e attingono molto anche dalle fonti primarie, inclusi atti giudiziari, corrispondenza personale e pubblicazioni contemporanee, con la stragrande maggioranza delle 1200 note a piè di pagina che fanno riferimento a giornali e ad articoli di riviste dell'epoca. La tesi della colpevolezza di Frank sembra assolutamente schiacciante.
I fatti di base non sono contestati. Nel 1913 in Georgia, una tredicenne operaia di un'azienda di matite di nome Mary Phagan fu vista viva per l'ultima volta mentre entrava nell'ufficio del direttore della fabbrica Leo Frank un sabato mattina per ritirare il suo stipendio settimanale, poi il suo corpo violentato e assassinato venne rinvenuto nel seminterrato, la mattina presto del giorno successivo, e Frank alla fine venne arrestato per il crimine. In qualità di giovane e ricco presidente della sezione di Atlanta del B'nai B'rith, Frank era considerato uno degli uomini ebrei più importanti del Sud e grandi risorse furono impiegate nella sua difesa legale, ma dopo il processo più lungo e costoso della storia dello Stato, venne rapidamente giudicato colpevole e condannato a morte.
I fatti del caso contro Frank alla fine si aggrovigliarono in un guazzabuglio di prove e testimonianze oculari complesse e spesso contrastanti, con dichiarazioni giurate regolarmente ritrattate e poi contro-ritrattate. Ma il punto cruciale che gli autori della NOI sottolineano per decifrare correttamente questa situazione confusa è l'enorme portata delle risorse finanziarie che furono impiegate nella difesa di Frank, sia prima che dopo il processo, e che praticamente tutti i fondi venivano da fonti ebraiche. Le conversioni valutarie sono difficilmente precise, ma rispetto ai redditi delle famiglie statunitensi dell'epoca, il totale delle spese sopportate dai sostenitori di Frank potrebbero avere raggiunto i 25 milioni in dollari attuali, molto probabilmente più di qualsiasi altra difesa per omicidio nella storia statunitense, prima e dopo, e una somma pressocché inimmaginabile per il profondo sud impoverito di quel periodo. Anni dopo, un importante donatore ha ammesso in privato che gran parte del denaro è stato speso per corrompere testimoni e costruire prove false, cosa che peraltro risulta subito evidente a chiunque studi da vicino il caso. Se consideriamo questo vasto oceano di finanziamenti pro-Frank e il modo sordido in cui sono stati impiegati, i particolari del caso si fanno molto meno misteriosi. Esiste una montagna di prove palesemente fabbricate e false testimonianze a favore di Frank, e nessun segno di qualcosa di simile dall'altra parte.
Inizialmente la polizia sospettava del guardiano notturno nero che aveva trovato il corpo della ragazza, e infatti venne subito arrestato e interrogato con durezza. Poco dopo, a casa sua fu trovata una maglietta insanguinata e Frank fece diverse dichiarazioni che sembravano coinvolgere il suo dipendente nel crimine. Ad un certo punto, questo sospettato nero potrebbe essere stato sul punto di essere linciato sommariamente dalla folla, il che avrebbe chiuso il caso. Ma continuò a proclamarsi innocente con notevole compostezza, in netto contrasto con il comportamento estremamente nervoso e sospettoso di Frank, e la polizia spostò presto i suoi sospetti su quest'ultimo, fino al suo arresto. Tutti i ricercatori ora riconoscono che il guardiano notturno era del tutto innocente e che sono state create prove false contro di lui.
Le prove contro Frank aumentarono progressivamente. Per quanto si sa, è stato l'ultimo uomo ad aver visto la giovane vittima e ha ripetutamente cambiato aspetti importanti della sua versione dei fatti. Numerose ex dipendenti hanno riferito di una lunga storia di comportamenti sessualmente aggressivi nei loro confronti, in particolare nei confronti della stessa ragazza assassinata. Frank affermò che, al momento dell’omicidio, si trovava a lavorare da solo nel suo ufficio, ma un testimone che vi si era recato dichiarò che non gli era stato possibile trovarlo da nessuna parte. Una grande quantità di prove circostanziali incolpava Frank.
Un servitore nero della famiglia Frank si fece presto avanti con una testimonianza giurata secondo cui Frank aveva confessato l'omicidio a sua moglie la mattina dopo, e questa affermazione sembrava confermata dallo strano rifiuto di quest'ultima di far visita al marito in prigione per le prime due settimane dopo il suo arresto.
Due diverse e rinomate agenzie di investigazioni private furono assunte dai partigiani generosamente finanziati di Frank, e entrambe giunsero alla riluttante conclusione che Frank era colpevole.
Man mano che le indagini andavano avanti, si verificò una svolta importante quando un certo Jim Conley, il custode nero di Frank, si fece avanti e confessò di essere stato complice di Frank nell'occultare le tracce del crimine. Al processo testimoniò che Frank si serviva regolarmente di lui come vedetta durante i suoi numerosi rapporti sessuali con le sue dipendenti donne e che, dopo aver ucciso Phagan, Frank gli offrì un'enorme somma di denaro per aiutarlo a rimuovere e nascondere il corpo nel seminterrato, in modo che il crimine potesse essere attribuito a qualcun altro. Ma quando erano cominciate a venir fuori tante prove contro Frank, Conley aveva iniziato a temere che potesse diventare il nuovo capro espiatorio e si era rivolto alle autorità per salvarsi il collo. Nonostante le accuse schiaccianti di Conley, Frank si rifiutò ripetutamente essere sottoposto ad un confronto con lui, cosa che venne ampiamente considerata un'ulteriore prova della colpevolezza di Frank.
Nel corso del processo, tutti erano convinti che l'assassino fosse Frank, il ricco uomo d'affari ebreo, o Conley, il custode nero semianalfabeta con un'istruzione elementare e una lunga storia di ubriachezza e di piccola criminalità. Gli avvocati di Frank sfruttarono al meglio questo contrasto, utilizzando l'origine ebraica di Frank come prova della sua innocenza e indulgendo nella più cruda invettiva razziale contro il suo accusatore nero, che sostenevano fosse ovviamente il vero stupratore e assassino a causa della sua natura bestiale.
Quegli avvocati erano i migliori che il denaro potesse assoldare e l'avvocato principale era conosciuto come uno degli interrogatori più abili nelle aule di tribunale del sud. Ma, nonostante abbia sottoposto Conley a sedici ore estenuanti di intenso controinterrogatorio nell'arco di tre giorni, quest'ultimo non ha mai vacillato nei dettagli principali della sua storia estremamente vivida, che ha profondamente impressionato i media locali e la giuria. Dal canto suo, Frank si rifiutò di farsi interrogare, evitando così qualsiasi controinterrogatorio sulla sua versione dei fatti, in molti punti mutevole.
Due biglietti scritti in un rozzo vernacolo nero-inglese erano stati scoperti accanto al corpo di Phagan, e tutti presto concordarono che fossero stati scritti dall'assassino nella speranza di sviare i sospetti. L’alternativa è dunque che fossero stati scritti da un nero semianalfabeta come Conley, o da un bianco istruito che tentava di imitare quello stile e, a mio avviso, l'ortografia e la scelta delle parole suggeriscono fortemente quest'ultima ipotesi, incolpando ancora Frank.
In un quadro generale di insieme, la teoria avanzata dai tanti sostenitori postumi di Frank sembra sfidare la razionalità. Questi giornalisti e studiosi sostengono unanimemente che Conley, un servitore nero semianalfabeta, aveva brutalmente violentato e ucciso una giovane ragazza bianca, e che le autorità giudiziarie si convinsero subito di ciò, ma che cospirarono per assolverlo, implementando un piano complesso e rischioso per incastrare invece un innocente uomo d'affari bianco. Possiamo davvero credere che i funzionari di polizia e i pubblici ministeri di una città del Vecchio Sud avrebbero violato il loro giuramento per proteggere consapevolmente uno stupratore e assassino nero dalla punizione legale e quindi lasciarlo libero di andare in giro per le strade della loro città, consentendogli di commettere altri atti predatori in danno di altre giovani ragazze bianche? Questa ricostruzione poco plausibile appare tanto più bizzarra se si consideri che quasi tutti i suoi sostenitori sono stati per decenni dei convinti liberal ebrei, che hanno condannato incessantemente l’orribile razzismo delle autorità meridionali di quell’epoca, ma poi inspiegabilmente hanno scelto di fare un’eccezione speciale per questo caso particolare.
Sotto molti aspetti, la parte più importante del caso Frank iniziò dopo la sua condanna a morte, quando molti dei leader ebrei più ricchi e influenti degli USA si mobilitarono per salvarlo dal boia. Ben presto fondarono l'ADL come un nuovo strumento per raggiungere il loro obiettivo e riuscirono a rendere il caso dell'omicidio di Frank uno dei più famosi della storia statunitense fino a quella data.
Anche se all'epoca il suo ruolo era in gran parte sconosciuto, il nuovo sostenitore più importante che Frank attirò fu Albert Lasker di Chicago, il monarca incontrastato della pubblicità di consumo statunitense, che costituiva la linfa vitale di tutti i nostri giornali e riviste tradizionali. Non solo, alla fine, è stato il più generoso finanziatore della difesa di Frank, ma ha concentrato le sue energie nel dare forma ad una copertura mediatica favorevole all’imputato. Data la sua influenza commerciale dominante in quel settore, non ci sorprende che un’enorme e incessante propaganda pro-Frank abbia presto iniziato ad apparire in tutto il paese in pubblicazioni sia locali che nazionali, estendendosi alla maggior parte dei media più popolari e apprezzati degli USA, ignorando quasi completamente le tesi colpevoliste. Questa tendenza influenzò anche tutti i principali giornali di Atlanta, che improvvisamente ribaltarono le loro posizioni precedenti e si convinsero dell'innocenza di Frank.
Lasker arruolò anche altre potenti figure ebraiche nella causa per la salvezza di Frank, tra cui il proprietario del New York Times, Adolph Ochs, il presidente dell'American Jewish Committee, Louis Marshallm, e il principale finanziere di Wall Street, Jacob Schiff. Il Times, in particolare, iniziò a dedicare un'enorme copertura a questo caso di omicidio della Georgia, precedentemente misconosciuto, e molti dei suoi articoli furono ripubblicati anche da altre pubblicazioni. Gli autori del NOI evidenziano questa straordinaria attenzione dei media nazionali: “Il custode nero la cui testimonianza divenne centrale per la condanna di Leo Frank divenne la persona nera più citata nella storia statunitense fino a quel momento. Sul New York Times sono apparse più parole sue di quelle di WEB Du Bois, Marcus Garvey e Booker T. Washington messi insieme".
Un secolo fa, proprio come oggi, i nostri media creavano la realtà e, con l'innocenza di Frank proclamata a livello nazionale in modo quasi unanime, un lungo elenco di personaggi pubblici di spicco furono presto persuasi a chiedere un nuovo processo per l'assassino condannato, compresi Thomas Edison, Henry Ford e Jane Addams.
Paradossalmente, Lasker stesso si lanciò in questa crociata nonostante sembrasse nutrire sentimenti personali molto contrastanti nei confronti dell'uomo di cui difendeva la causa. La sua biografia rivela che, al suo primo incontro personale con Frank, ebbe l’impressione che fosse “un pervertito” e un individuo “disgustoso”, tanto che sperava addirittura che, una volta riuscito a liberare Frank, quest'ultimo perisse subito dopo in qualche incidente. Inoltre, nella sua corrispondenza privata, ha tranquillamente ammesso che gran parte dei massicci finanziamenti che lui e numerosi altri ricchi ebrei di tutto il paese stavano fornendo erano stati spesi in testimonianze false e ci sono anche forti indizi che abbiano tentato di corrompere anche i giudici. Stando così le cose, Lasker e gli altri principali sostenitori di Frank si sono resi chiaramente colpevoli di gravi crimini ed avrebbero dovuto risponderne, riportando pesanti condanne per la loro condotta illegale.
Con il New York Times e il resto dei media liberal del Nord che ora fornivano una copertura così attenta del caso, il collegio difensivo di Frank fu costretto ad abbandonare la retorica razzista contro il testimone d’accusa nero, che era stata fino a quel momento il fulcro della loro strategia processuale. Cominciarono quindi a inventare una storia di dilagante antisemitismo locale, mai notato in precedenza da alcun osservatore, e l’hanno adottata come motivo principale per il loro appello contro il verdetto.
I metodi legali senza principi perseguiti dai sostenitori di Frank sono illustrati da un singolo esempio. La legge della Georgia normalmente richiedeva che l'imputato fosse presente in tribunale per ascoltare la lettura del verdetto ma, a causa delle forti tensioni che avevano accompagnato il processo, il giudice suggerì di derogare a questa disposizione e l'accusa acconsentì a condizione che gli avvocati della difesa avessero promesso di non utilizzare questa piccola irregolarità come motivo di ricorso. Ma dopo che Frank fu condannato, il presidente dell'AJC Marshall e gli altri suoi sostenitori basarono numerosi appelli statali e federali senza successo proprio puntando su questo piccolo dettaglio tecnico, semplicemente assumendo altri avvocati per presentare le istanze.
Per quasi due anni, i fondi pressoché illimitati impiegati dai sostenitori di Frank coprirono i costi di tredici appelli separati a livello statale e federale, inclusa la Corte Suprema degli Stati Uniti, mentre i media nazionali venivano utilizzati per diffamare incessantemente il sistema giudiziario della Georgia utilizzando le peggiori espressioni possibili. Naturalmente, questo suscitò presto una reazione locale, e allora i georgiani indignati iniziarono a denunciare i ricchi ebrei che spendevano somme così enormi per sovvertire il sistema di giustizia penale locale.
Uno dei pochissimi giornalisti disposti a opporsi alla unanime difesa di Frank era l'editore georgiano Tom Watson, un populista infuriato, e in un editoriale dichiarò ragionevolmente "Non possiamo avere... una legge per gli ebrei e un'altra per i gentili", mentre in seguito si lamentò anche che “È una brutta situazione quando si diffonde l’idea che la legge è troppo debole per punire un uomo che ha molto denaro”. Un ex governatore della Georgia si chiese indignato: "Dobbiamo pensare che chiunque tranne un ebreo può essere punito per un crimine?". I fatti reali dimostrano che ci fu effettivamente un enorme errore giudiziario nel caso di Frank, ma tutto a favore di Frank.
Alla fine tutti gli appelli furono respinti e la data dell'esecuzione di Frank per lo stupro e l'omicidio della giovane ragazza finalmente fu stabilita. Ma, pochi giorni prima della cessazione naturale della sua carica, il governatore uscente della Georgia commutò la sentenza di Frank, provocando un'enorme tempesta di proteste popolari, soprattutto perché era socio in affari del principale avvocato difensore di Frank, un evidente conflitto di interessi. Considerati gli enormi fondi che i sostenitori nazionali di Frank avevano impiegato in sua difesa e le diffuse ammissioni di corruzione, sorgono spontanei oscuri sospetti sulle ragioni che hanno portato ad una decisione così impopolare, che costrinse poi l’ex governatore ad auto-esiliarsi dal suo Stato. Poche settimane dopo, un gruppo di cittadini della Georgia fece irruzione nella prigione di Frank, rapendolo e impiccandolo, facendo diventare Frank il primo e unico ebreo linciato nella storia statunitense.
Naturalmente l'uccisione di Frank venne duramente denunciata dai media nazionali che da tempo promuovevano la sua causa. Ma anche in quegli ambienti potrebbe esserci stata una differenza significativa tra i sentimenti pubblici e quelli privati. Nessun giornale del paese aveva sostenuto con più forza l'innocenza di Frank del New York Times di Adolph Ochs. Eppure, secondo il diario personale di uno dei redattori del Times, Ochs in privato disprezzava Frank e forse accolse persino il suo linciaggio con un senso di sollievo. I ricchi sostenitori di Frank non hanno mai fatto alcuno sforzo per assicurare alla giustizia qualcuno dei partecipanti al linciaggio.
Sebbene io mi sia ormai convinto che il volume della NOI sia il testo più convincente e definitivo sul caso Frank, ho naturalmente letto anche lavori che giungevano a conclusioni opposte, prima di formulare le mie valutazioni sul caso.
Per quasi mezzo secolo, il principale resoconto accademico dell'incidente è stato probabilmente il libro di Leonard Cenastein, The Leo Frank Case, pubblicato per la prima volta nel 1966, e Cenastein, un professore dell'Università dell'Arizona specializzato in storia ebraica, sostenne a tutto spiano l'innocenza di Frank. Ma, nonostante il lavoro abbia vinto un premio nazionale, riporti in copertina commenti entusiastici di diverse pubblicazioni prestigiose e abbia sicuramente arricchito le liste di lettura di infiniti corsi universitari, esso non mi ha affatto colpito. Tra le altre cose, il libro sembra essere la fonte originale di alcuni degli esempi più spaventosi di presunte manifestazioni pubbliche di antisemitismo che non sembrano avere alcun fondamento nella realtà, e sembrano piuttosto essere stati semplicemente inventati dall'autore visto che manca qualsiasi indicazione delle fonti originali. Gli autori della NOI notano che queste storie sono state sommessamente messe in un canto da tutti i ricercatori recenti. Anche lasciando da parte tali probabili falsificazioni, che pure furono ampiamente citate da scrittori successivi ed hanno fortemente contaminato la documentazione storica, ho trovato il breve lavoro di Cenastein piuttosto meschino e persino patetico, se paragonato a quello corrispondente della NOI.
Un lavoro recente molto più lungo e sostanziale è stato And the Dead Shall Rise di Steve Oney del 2003, che conta quasi 750 pagine e ha vinto il National Jewish Book Award, il Southern Book Critics Circle Prize e il Silver Gavel dell'American Bar Association, probabilmente affermandosi come il testo canonico odierno sull'episodio storico. Oney è stato un giornalista di lunga data di Atlanta e rimasi favorevolmente colpito dalla sua abilità narrativa, insieme alle numerose vignette affascinanti che illustravano la storia del sud in generale di quell'epoca. Sembra anche un ricercatore cauto, che attinge ampiamente alle fonti primarie ed evita gran parte della storia falsificata del secolo scorso, e inoltre non sopprime del tutto le massicce prove di corruzione e spergiuro impiegate dai partigiani di Frank.
Ma sebbene Oney menzioni gran parte di queste prove di corruzione, stranamente non riesce a fare i dovuti collegamenti. Ad esempio, sebbene faccia talvolta menzione delle somme spese per la difesa di Frank, non tenta mai di convertirli nell'equivalente odierno, lasciando un lettore ingenuo nell’idea che importi così insignificanti non avrebbero potuto essere in grado di pervertire il corso della giustizia. Inoltre, il suo intero libro è scritto in forma narrativa cronologica, senza note a piè di pagina, e gran parte del contenuto non si pone affatto l’intento di stabilire la colpevolezza o l'innocenza di Frank, in netto contrasto con lo stile più accademico del libro degli autori della NOI.
A mio avviso, un elemento centrale del caso Frank sono state le massicce induzioni corruttive esercitate dai sostenitori ebrei di Frank, e l'enorme numero di cittadini di Atlanta, sia di alto che di basso rango, che sembrano aver cambiato posizione sulla colpevolezza di Frank nella speranza ardente di intercettare qualche rivolo di tutta quella generosità. Ma nonostante questo importante tema sia stato fortemente enfatizzato nel libro della NOI, Oney sembra per lo più evitare di parlarne, forse anche per ragioni personali. Le pubblicazioni cartacee hanno subito enormi tagli negli ultimi anni e ho notato sulla copertina del libro che, sebbene Oney sia presentato come un giornalista di lunga data di Atlanta, si è successivamente trasferito a Los Angeles. Una verifica mi ha consentito facilmente di scoprire che il libro di Oney è stato anche utilizzato per un film indipendente intitolato The People v. Leo Frank, e mi chiedo se le sue speranze di accaparrarsi una scheggia dei grandi profitti di Hollywood non lo abbiano incoraggiato a patrocinare così fortemente l’innocenza di Frank nel suo libro. Un racconto che avesse descritto Leo Frank come uno stupratore e un assassino avrebbe mai potuto raggiungere il grande schermo? La silenziosa influenza delle considerazioni finanziarie non è diversa oggi rispetto a un secolo fa, e questo fattore deve essere preso in considerazione quando si valutano gli eventi storici.
Gli autori della NOI dedicano quasi tutto il loro lungo libro a un'analisi attenta del caso Frank, raccontato in forma opportunamente imparziale, ma di tanto in tanto emerge il senso della loro giustificabile indignazione. Negli anni precedenti all'omicidio di Frank, molte migliaia di uomini neri in tutto il Sud erano state linciate, spesso sulla base di un sottile filo di sospetto, e pochi di questi incidenti avevano ricevuto più di qualche frase di copertura in un giornale locale, e anche un gran numero di bianchi era morto in circostanze simili. Al contrario, Frank aveva beneficiato del processo più lungo della storia moderna del Sud, sostenuto dai migliori avvocati che il denaro potesse assoldare, e sulla base di prove schiaccianti era stato condannato a morte per lo stupro e l'omicidio di una giovane ragazza. Ma quando il verdetto di Frank venne eseguito con mezzi extragiudiziali, egli divenne immediatamente la vittima di linciaggio più famosa della storia statunitense, attirando più attenzione da parte dei media rispetto forse a tutte quelle migliaia di altri casi messi insieme. Il denaro ebraico e i media ebraici lo hanno definito un martire ebreo e, in tal modo, egli ha usurpato il ruolo di vittima che sarebbe invece spettato all’enorme numero di neri innocenti che furono uccisi sia prima che dopo di lui, nessuno dei quali fu mai nemmeno riconosciuto come persona.
Come il Prof. Shahak ha efficacemente dimostrato, il giudaismo talmudico tradizionale considera tutti i non ebrei come subumani, e le loro vite non hanno alcun valore. Dato che i sostenitori di Frank erano seguaci del giudaismo riformato, sembra abbastanza improbabile che accettassero questa dottrina o fossero addirittura consapevoli della sua esistenza. Ma tradizioni religiose millenarie possono facilmente radicarsi in una cultura, cosicché certi radicati sentimenti culturali, anche inconsciamente, potrebbero avere influenzato la loro reazione alla difficile situazione legale di Frank.
Resoconti storici influenti del caso Frank e delle sue conseguenze contengono racconti raccapriccianti del dilagante antisemitismo che si diffuse contro la comunità ebraica di Atlanta in seguito al processo, sostenendo addirittura che una parte sostanziale della popolazione fu costretta a fuggire in conseguenza di ciò. Tuttavia, un attento esame delle fonti primarie, compresa la copertura giornalistica contemporanea, non fornisce assolutamente alcuna prova a sostegno di tale tesi, che sembra essere frutto di pura invenzione.
Gli autori della NOI notano che, prima del processo di Frank, la storia statunitense non aveva praticamente conosciuto l’antisemitismo, e il più grave incidente era stato il caso di un finanziere ebreo estremamente ricco a cui fu rifiutato il servizio in un lussuoso hotel resort. Ma distorcendo totalmente il caso Frank e concentrando una copertura così massiccia da parte dei media nazionali sulla sua situazione, i leader ebrei di tutto il paese riuscirono a fabbricare una potente narrazione ideologica del tutto falsa, forse sperando che la storia riuscisse a promuovere la coesione della comunità ebraica.
Come ulteriore esempio di storia ampiamente pubblicizzata ma plausibilmente fraudolenta, gli scrittori ebrei che hanno dominato in modo schiacciante i resoconti del caso Frank hanno spesso affermato che esso favorì la rinascita del Ku Klux Klan subito dopo, e il linciaggio effettuato dal gruppo di cittadini responsabili dell'omicidio di Frank del 1915 presumibilmente servì da ispirazione per la ricostituzione di quell'organizzazione da parte di William Simmons, un paio di anni dopo. Ma non sembra esserci alcuna prova di ciò. In effetti, Simmons enfatizzò fortemente la natura filosemita della sua nuova organizzazione, che attirò un numero considerevole di membri ebrei.
Il fattore principale dietro la rinascita del KKK fu quasi certamente l'uscita nel 1917 del famosissimo film di DW Griffith, Birth of a Nation, che glorificava il Klan dell'era della ricostruzione. Dato che l’industria cinematografica statunitense all’epoca era in stragrande maggioranza ebraica e che i finanziatori del film e i principali distributori del Sud avevano la stessa origine, si potrebbe plausibilmente sostenere che il contributo ebraico alla creazione del Klan degli anni ’20 fu cruciale, mentre i proventi della distribuzione del film in tutto il Sud finanziarono di fatto la creazione da parte di Samuel Goldwyn della MGM, lo studio più importante di Hollywood.
Nella loro introduzione, gli autori della NOI sottolineano come il significato storico più ampio del caso Frank nella storia razziale statunitense si sia completamente perduto. Prima di quel processo, era senza precedenti che i tribunali del Sud consentissero la testimonianza di un nero contro un uomo bianco, per non parlare di un uomo ricco processato con accuse gravi; ma la natura orribile del crimine e il fatto che Conley fosse l’unico testimone richiedevano una rottura con quella tradizione di lunga data. Pertanto, gli autori non irragionevolmente sostengono che il caso Frank potrebbe essere stato importante per la storia del progresso nero negli USA quanto i verdetti legali fondamentali come Plessy v. Ferguson o Brown v. Board. Ma poiché quasi tutta la narrazione storica è stata prodotta da ferventi sostenitori ebrei, questi fatti sono stati completamente oscurati e il caso è stato volontariamente travisato come un esempio di persecuzione antisemita e omicidio pubblico.
Riassumiamo quella che sembra essere la storia fattuale solidamente consolidata del caso Frank, abbastanza diversa dalla narrazione tradizionale. Non c'è la minima prova che le origini ebraiche di Frank siano state un fattore che abbia influito nel suo arresto e sulla sua condanna. Il caso costituì un notevole precedente nella storia dei tribunali del sud con la testimonianza di un uomo di colore che giocò un ruolo centrale nella condanna di un uomo bianco. Fin dalle prime fasi dell'indagine sull'omicidio, Frank e i suoi alleati tentarono continuamente di coinvolgere una serie di diversi neri innocenti, piazzando false prove e distribuendo tangenti per ottenere testimonianze false, mentre la retorica razziale eccezionalmente dura che Frank e i suoi avvocati rivolgevano a quei neri presumibilmente aveva lo scopo di provocare il loro linciaggio pubblico. Eppure, nonostante tutti questi tentativi da parte del team di Frank di sfruttare i famigerati sentimenti razziali dei bianchi del sud di quell'epoca, questi ultimi capirono il gioco e Frank venne ugualmente condannato all'impiccagione per lo stupro e l'omicidio di quella giovane ragazza.
Supponiamo ora che tutti i fatti di questo famoso caso siano gli stessi, tranne che Frank fosse stato un gentile bianco. Sicuramente il processo sarebbe stato considerato come uno dei più grandi punti di svolta razziali nella storia statunitense, forse addirittura mettendo in ombra Brown v. Board a causa della portata del sentimento popolare, e gli sarebbe stato assegnato un posto centrale in tutti i nostri libri di testo moderni. Per contro, Frank, i suoi avvocati e i suoi grandi finanziatori sarebbero stati probabilmente considerati tra i più vili criminali razzisti di tutta la storia statunitense per i loro ripetuti tentativi di fomentare il linciaggio di vari neri innocenti in modo che un ricco stupratore e assassino bianco potesse restare libero. Ma poiché Frank era ebreo e non cristiano, questa straordinaria storia è stata completamente invertita per oltre cento anni dai nostri media e dalla storiografia dominati dagli ebrei.
Queste sono le importanti conseguenze che derivano dal controllo della narrazione e del flusso delle informazioni, che permette di trasmutare gli assassini in martiri e i cattivi in eroi. L'ADL è stata fondata poco più di un secolo fa con l'obiettivo centrale di impedire che uno stupratore e assassino ebreo fosse ritenuto legalmente responsabile dei suoi crimini e, nel corso dei decenni, alla fine si è metastatizzata in una forza di polizia politica segreta non del tutto dissimile dalla tanto disprezzata Stasi della Germania dell’Est, ma con un diverso obiettivo che sembra essere il mantenimento di uno schiacciante controllo ebraico su di una società che è al 98% non ebraica.
Dovremmo chiederci se è opportuno che a un'organizzazione con tali origini e con una storia così recente venga concessa un'enorme influenza sulla distribuzione delle informazioni attraverso la nostra Internet.
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Il lungo articolo che avevo pubblicato nel 2018 ha attirato un numero considerevole di lettori e oltre 750 commenti. Forse per questo, pochi mesi dopo Amazon ha eliminato il libro sul caso Leo Frank che mi aveva tanto colpito, paradossalmente proprio durante il Black History Month (Mese della Storia nera). Tuttavia, è ancora disponibile per la vendita sul sito della NOI.
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